America’s Cup

L’America’s Cup (in italiano Coppa America) è il più famoso trofeo nello sport della vela, nonché il più antico trofeo sportivo del mondo per cui si compete tuttora.

Si tratta di una serie di regate di match race, ovvero tra soli due yacht che gareggiano uno contro l’altro. Le due imbarcazioni appartengono a due Yacht Club differenti, una rappresentante lo yacht club che detiene la coppa e l’altra uno yacht club sfidante.

Nelle edizioni 1995, 2000, 2003 e 2007, la coppa, una brocca d’argento, è stata assegnata al vincitore di un incontro al meglio di nove regate.

L’edizione 2010 della competizione è stata vinta dall’imbarcazione statunitense BMW Oracle Racing che ha avuto la meglio sul defender svizzero Alinghi con un risultato di 2 a 0.

La competizione ebbe origine il 22 agosto 1851 quando il Royal Yacht Squadron britannico con 14 imbarcazioni sfidò il New York Yacht Club, che decise di partecipare con lo schooner America, in un percorso attorno all’Isola di Wight. America vinse con 8 minuti di distacco sulla seconda barca, la britannica Aurora, aggiudicandosi la coppa che era stata messa in palio per celebrare la prima esposizione universale di Londra. Interessante è un aneddoto ove la regina Vittoria, saputo della vittoria di America, avrebbe chiesto quale barca fosse giunta seconda, sentendosi rispondere “There is no second, your Majesty”. Da qui nascerebbe il motto dell’America’s Cup “there is no second”, non c’è secondo. La coppa in palio si chiamava “Coppa delle cento ghinee” (tanto infatti era costata) o anche “Queen’s Cup”, ma dopo la vittoria gli americani la ribattezzarono dandole il nome attuale in onore della barca vincitrice.

Punti da questo duro colpo a quella che veniva percepita come l’invincibile potenza marina del Regno Unito, una serie di “sindacati” britannici cercarono di rivincere la coppa. Il New York Yacht Club riuscì però a rimanere imbattuto per 25 sfide nell’arco di 132 anni, la più lunga serie vincente nella storia dello sport. Le regate si tennero nelle vicinanze del porto di New York fino al 1930, quindi si spostarono al largo di Newport per il resto del periodo in cui il NYYC detenne il trofeo.

Uno degli sfidanti più famosi e determinati fu il Barone del Tè (di origine irlandese ma scozzese per nascita), Sir Thomas Lipton, che organizzò cinque sfide tra il 1899 e il 1930, tutte con yacht chiamati Shamrock. Uno dei motivi di Lipton per portare così tante sfide fu la pubblicità che queste generavano per la sua compagnia, anche se la prima fu fatta in seguito a una richiesta personale del principe di Galles, che sperava così di porre rimedio al rancore transatlantico generato dalle polemiche di uno sfidante precedente. Lipton si stava preparando alla sua sesta sfida, quando morì nel 1931. Gli yacht di quell’era erano enormi per gli standard moderni, e con poche restrizioni sulla progettazione.

Dopo la seconda guerra mondiale venne introdotta la classe 12 metri Stazza Internazionale. L’imbattibilità del NYYC continuò per altre otto difese del trofeo, dal 1958 al 1980. Alan Bond, uno stravagante e a volte disonesto uomo d’affari australiano portò tre sfide per la coppa dal 1974 al 1980. Si ripresentò nel 1983 con una chiave inglese dorata, che sostenne avrebbe usato per togliere la coppa dalla sua sede e portarsela a casa.

Nel 1983 ci furono sei sindacati che avanzarono una sfida per la coppa. Allo scopo di stabilire chi sarebbe stato il vero sfidante, si tennero una serie di regate eliminatorie, per le quali venne istituita come premio la Louis Vuitton Cup. A questa edizione risale anche la prima partecipazione di una barca italiana, Azzurra, schierata dallo Yacht Club Costa Smeralda. Azzurra, progettata dallo studio Vallicelli di Roma e affidata allo skipper Cino Ricci e al timoniere Mauro Pelaschier coadiuvati da altri noti velisti italiani: Niki Mosca, Massimo Devoto, Lorenzo Mazza, Tiziano Nava, Dondo Ballanti, Chicco Isenburg, ecc. si classificò terza tra gli sfidanti, ma soprattutto fece conoscere al grosso del pubblico italiano l’esistenza di questa competizione. Nel torneo degli sfidanti, il sindacato di Bond vinse facilmente anche se bisogna ricordare che perse una regata proprio con la barca italiana che schierava in quell’occasione un agguerrito e motivato equipaggio di riserva. Gli australiani disponevano di uno yacht, l’Australia II, in rappresentanza del Royal Perth Yacht Club, progettato da Ben Lexcen e timonato da John Bertrand, dotato di una particolare chiglia con bulbo rivoluzionario che tennero gelosamente nascosto – sino al giorno in cui Niki Mosca, riuscì, con una temeraria incursione subacquea, a visionare e riferirne i dettagli ai propri compagni di equipaggio. Gli australiani vinsero l’America’s Cup in sette regate, col punteggio di 4-3, spezzando l’imbattibilità statunitense, durata 132 anni.

Lo skipper sconfitto, Dennis Conner, si riprese la coppa quattro anni dopo, con lo yacht Stars and Stripes, in rappresentanza del “San Diego Yacht Club”, ma dovette battere la concorrenza di altri 13 sfidanti. Il sindacato di Bond perse invece l’eliminatoria dei difensori e non gareggiò nella finale. In questa edizione del 1987, le barche italiane sono due. Azzurra, che arriverà undicesima su tredici sfidanti, e Italia che farà qualcosina meglio giungendo settima.

La tecnologia giocava ormai un ruolo sempre più importante nella progettazione delle imbarcazioni. Il vincitore del 1983, Australia II, aveva presentato un innovativo e controverso bulbo dotato di alette, mentre la barca neozelandese che Conner sconfisse nella finale della Louis Vuitton Cup a Fremantle, fu il primo 12 metri con uno scafo in fibra di vetro invece che in alluminio. Il sindacato neozelandese dovette respingere le sfide legali della squadra di Conner, che richiedevano il prelievo di campioni dallo scafo in plastica (il che prevedeva l’apertura di fori nello stesso) per dimostrare che rispettasse la specifiche della classe.

Nel 1988 un sindacato neozelandese, guidato dal banchiere Michael Fay, presentò a sorpresa una sfida con “grosse barche”, che faceva ritorno al regolamento originale della coppa, e sfidò il San Diego Yacht Club con una barca, la KZ1, di ben 36.57 metri. Con poco tempo a disposizione, per non essere battuto, il sindacato di Conner trovò un escamotage tra le pieghe del regolamento, e fabbricò una nuova Stars and Stripes, un piccolo catamarano di 18 metri. I neozelandesi provarono a contestare questa barca, ma una prima corte di giustizia diede loro torto e diede il via a una serie di regate-farsa, che videro l’agile e velocissimo catamarano americano surclassare gli sfidanti grazie alle migliori caratteristiche idrodinamiche. Il conflitto si inasprì e approdò per una seconda e una terza volta nelle corti di giustizia. Mentre il secondo tribunale decretò la squalifica della barca americana, il terzo le assegnò definitivamente la coppa.
Il simbolo della classe IACC, raffigurante l’America’s Cup
Sulla scia della sfida del 1988, venne introdotta la International America’s Cup Class (IACC) che sostitui i 12 metri in uso sin dal 1958. Questa nuova classe, che gareggiò per la prima volta nel 1992, rimase in uso fino al 2007. Gli scafi della classe IACC sono progettati esclusivamente per dare le migliori prestazioni in regate di tipo match race nei percorsi “a bastone”.

Nel 1992, America³ (leggi america-cubed), messa in acqua dal miliardario Bill Koch e condotta dalla leggenda della vela Harry “Buddy” Melges, sconfisse lo sfidante italiano Il Moro di Venezia, di proprietà del ravennate Raul Gardini, condotto dal timoniere statunitense Paul Cayard.

Nel 1995, Michael Fay e il suo sindacato Team New Zealand, in rappresentanza del Royal New Zealand Yacht Squadron, con al timone Russell Coutts, vinse prima la gara degli sfidanti con NZL 32, soprannominata Black Magic a causa del colore nero dello scafo e della sua sconcertante velocità, e in seguito sconfisse Young America, sempre con Dennis Conner al timone, portandosi a casa la coppa con un netto 5-0.

Nel marzo 1997, una persona si introdusse nella sede del Royal New Zealand Yacht Squadron danneggiando l’America’s Cup con un martello. L’assalitore, un delinquente recidivo, sostenne che l’attacco aveva motivazioni politiche, ma ciò non gli evitò la galera. Il danno causato era così grave che si temette che la coppa fosse irreparabile. La casa argentiera londinese Garrards, che aveva originariamente fabbricato la coppa nel 1848, riuscì in tre mesi di faticosissimo lavoro a riportare la coppa alle condizioni originali. Non si fece pagare semplicemente perché era l’America’s Cup.

Ad Auckland nel 1999-2000, Team New Zealand, guidato da Peter Blake, e nuovamente timonata da Russell Coutts, sconfisse lo sfidante italiano Prada Challenge e la sua barca Luna Rossa dello Yacht Club Punta Ala. La barca italiana, condotta dallo skipper napoletano Francesco de Angelis, aveva in precedenza conquistato la Louis Vuitton Cup battendo nella finale la barca statunitense America One, del St Francis Yacht Club, condotta da Paul Cayard, ex-timoniere del Moro di Venezia.
La Louis Vuitton Cup del 2002-2003, viene disputata ad Auckland, Nuova Zelanda, vede nove barche da sei nazioni diverse disputare 120 regate in cinque mesi per selezionare lo sfidante per l’America’s Cup.

Il 19 gennaio 2003 lo sfidante Ernesto Bertarelli – svizzero di passaporto, ma italiano di nascita – vinse la finale della Louis Vuitton Cup con la sua Alinghi timonata da Russell Coutts, sconfiggendo lo sfidante americano, Oracle BMW Racing di Larry Ellison, con il punteggio di 4-1. È curioso notare che la Svizzera è una nazione che non ha sbocco al mare.

Il 15 febbraio 2003, iniziò la finale vera e propria. Con una brezza tesa, Alinghi vinse facilmente la prima regata, dopo che New Zealand si ritirò a causa di diverse rotture alle manovre e nel pozzetto, che le fecero imbarcare grosse quantità di acqua. La seconda regata, il 16 febbraio 2003, venne vinta da Alinghi con un vantaggio di soli sette secondi. Fu una delle regate più combattute ed eccitanti da molti anni a quella parte, con le barche che si scambiarono al comando diverse volte e un duello di 33 virate nel quinto bordo. Quindi il 18 febbraio, in gara 3, Alinghi vinse una partenza critica, dopo aver ricevuto all’ultimo momento un avvertimento sul cambio di direzione del vento, e condusse per tutta la gara, vincendo con un margine di 23 secondi. Dopo nove giorni senza la possibilità di regatare, inizialmente a causa della mancanza di vento, e successivamente per il troppo vento e il mare grosso, si arrivò al 28 febbraio, inizialmente previsto come giorno di riposo. La gara 4 venne nuovamente disputata con vento sostenuto e onde, e le difficoltà di New Zealand continuarono, quando il suo albero si spezzò durante il terzo bordo. Il giorno successivo (1º marzo 2003), fu ancora una volta un giorno di frustrante bonaccia, con la gara annullata dopo che le imbarcazioni avevano passato più di due ore in attesa del via con vento leggero. Lo skipper di Alinghi, Russell Coutts, non fu in grado di festeggiare il suo 41º compleanno con la vittoria della coppa, ma era in buona posizione per riuscirvi il 2 marzo. Gara 5 partì in orario e con una buona brezza. Alinghi vinse ancora una volta la partenza e si tenne in testa. Nel terzo bordo, New Zealand ruppe un tangone dello spinnaker durante una manovra. Anche se lo gettò a mare e lo sostituì con uno nuovo, non fu in grado di recuperare, perdendo la gara e la coppa.

La vittoria di Alinghi significò per Russell Coutts, che in precedenza aveva regatato per la Nuova Zelanda, la vittoria in tutte e 14 le ultime regate dell’America’s Cup alle quali aveva preso parte come skipper. Significò inoltre che aveva vinto il trofeo due volte come sfidante e una come difensore. Coutts non era l’unico neozelandese a regatare per sindacati stranieri nelle regate del 2002-2003. La sola Alinghi aveva quattro neozelandesi nell’equipaggio. Chris Dickson, skipper di Oracle BMW, era anch’egli neozelandese, ed era stato coinvolto in una precedente sfida neozelandese per l’America’s Cup. Qualunque fosse stato il risultato della finale della Louis Vuitton Cup e della America’s Cup, era certo che lo skipper vincente sarebbe stato un neozelandese.

La squadra di Alinghi ha difeso con successo il trofeo nel 2007. Non disponendo la Svizzera di un luogo adatto ad ospitare la sfida, questa si è svolta in Spagna, a Valencia. Tecnicamente sarebbe stato possibile disputare l’America’s Cup sul Lemano, ma questa possibilità è stata scartata quasi subito.

Il nuovo regolamento della coppa, ha previsto che si disputassero, in giro per l’Europa, delle regate preliminari di flotta e match race, denominate Louis Vuitton Acts, valide ai fini della classifica finale. Nel quadro di questi Acts, per la prima volta l’Italia ha ospitato, nei mesi di settembre e ottobre del 2005, alcune regate della Louis Vuitton cup, nel mare di Trapani, con un grosso successo di pubblico.

Vincitori e sconfitti nelle edizioni dell’America’s Cup

Con (d) è indicata la squadra vincitrice che ha difeso il titolo, con (s) la squadra vincitrice in qualità di sfidante dei detentori del titolo.

Anno Vincitore Nazione Sconfitto Nazione Punteggio Luogo di regata
2013 San Francisco Bandiera degli Stati Uniti
2010 BMW Oracle Racing (s) bandiera Stati Uniti d’America Alinghi bandiera Svizzera 2-0 Valencia Bandiera della Spagna
2007 Alinghi (d) bandiera Svizzera Team New Zealand bandiera Nuova Zelanda 5-2 Valencia Bandiera della Spagna
2003 Alinghi (s) bandiera Svizzera Team New Zealand bandiera Nuova Zelanda 5-0 Auckland Bandiera della Nuova Zelanda
2000 Team New Zealand (d) bandiera Nuova Zelanda Luna Rossa bandiera Italia 5-0 Auckland Bandiera della Nuova Zelanda
1995 Team New Zealand (s) bandiera Nuova Zelanda Young America bandiera Stati Uniti d’America 5-0 San Diego Bandiera degli Stati Uniti
1992 America³ (d) bandiera Stati Uniti d’America Il Moro di Venezia bandiera Italia 4-1 San Diego Bandiera degli Stati Uniti
1988 Stars and Stripes (d) bandiera Stati Uniti d’America KZ1 bandiera Nuova Zelanda 2-0 San Diego Bandiera degli Stati Uniti
1987 Stars and Stripes (s) bandiera Stati Uniti d’America Kookaburra III bandiera Australia 4-0 Fremantle Bandiera dell'Australia
1983 Australia II (s) bandiera Australia Liberty bandiera Stati Uniti d’America 4-3 Newport Bandiera degli Stati Uniti
1980 Freedom (d) bandiera Stati Uniti d’America Australia bandiera Australia 4-1 Newport Bandiera degli Stati Uniti
1977 Courageous (d) bandiera Stati Uniti d’America Australia bandiera Australia 4-0 Newport Bandiera degli Stati Uniti
1974 Courageous (d) bandiera Stati Uniti d’America Southern Cross bandiera Australia 4-0 Newport Bandiera degli Stati Uniti
1970 Intrepid (d) bandiera Stati Uniti d’America Gretel II bandiera Australia 4-1 Newport Bandiera degli Stati Uniti
1967 Intrepid (d) bandiera Stati Uniti d’America Dame Pattie bandiera Australia 4-0 Newport Bandiera degli Stati Uniti
1964 Constellation (d) bandiera Stati Uniti d’America Sovereign bandiera Inghilterra 3-1 Newport Bandiera degli Stati Uniti
1962 Weatherly (d) bandiera Stati Uniti d’America Gretel bandiera Australia 4-1 Newport Bandiera degli Stati Uniti
1958 Columbia (d) bandiera Stati Uniti d’America Sceptre bandiera Inghilterra 3-1 Newport Bandiera degli Stati Uniti
1937 Ranger (d) bandiera Stati Uniti d’America Endeavour II bandiera Inghilterra 4-0 Newport Bandiera degli Stati Uniti
1934 Rainbow (d) bandiera Stati Uniti d’America Endeavour bandiera Inghilterra 4-2 Newport Bandiera degli Stati Uniti
1930 Enterprise (d) bandiera Stati Uniti d’America Shamrock V bandiera Irlanda 4-0 Newport Bandiera degli Stati Uniti
1920 Resolute (d) bandiera Stati Uniti d’America Shamrock IV bandiera Irlanda 3-2 New York Bandiera degli Stati Uniti
1903 Reliance (d) bandiera Stati Uniti d’America Shamrock III bandiera Irlanda 3-0 New York Bandiera degli Stati Uniti
1901 Columbia (d) bandiera Stati Uniti d’America Shamrock II bandiera Irlanda 3-0 New York Bandiera degli Stati Uniti
1899 Columbia (d) bandiera Stati Uniti d’America Shamrock bandiera Irlanda 3-0 New York Bandiera degli Stati Uniti
1895 Defender (d) bandiera Stati Uniti d’America Valkyrie III bandiera Inghilterra 3-0 New York Bandiera degli Stati Uniti
1893 Vigilant (d) bandiera Stati Uniti d’America Valkyrie II bandiera Inghilterra 3-0 New York Bandiera degli Stati Uniti
1887 Volunteer (d) bandiera Stati Uniti d’America Thistle bandiera Scozia 2-0 New York Bandiera degli Stati Uniti
1886 Mayflower (d) bandiera Stati Uniti d’America Galatea bandiera Inghilterra 2-0 New York Bandiera degli Stati Uniti
1885 Puritan (d) bandiera Stati Uniti d’America Genesta bandiera Inghilterra 2-0 New York Bandiera degli Stati Uniti
1881 Mischief (d) bandiera Stati Uniti d’America Atalanta bandiera Canada 2-0 New York Bandiera degli Stati Uniti
1876 Madeleine (d) bandiera Stati Uniti d’America Countess of Dufferin bandiera Canada 2-0 New York Bandiera degli Stati Uniti
1871 Columbia e Sappho (d) bandiera Stati Uniti d’America Livonia bandiera Inghilterra 4-1 (2-2-1) New York Bandiera degli Stati Uniti
1870 Magic* (d) bandiera Stati Uniti d’America Cambria bandiera Inghilterra 1-0 New York Bandiera degli Stati Uniti
1851 America (s) bandiera Stati Uniti d’America Aurora* bandiera Inghilterra 1-0 Cowes Bandiera del Regno Unito

* Nelle prime due edizioni la competizione si trattò in realtà di una regata di flotta, dato che il circolo ospitante schierò contemporaneamente contro lo sfidante gran parte delle sue barche; quelle riportate in lista sono le imbarcazioni che il Defender è riuscito a portare per prime al traguardo.

America’s Cup 2007

La 32esima America’s Cup si è svolta dal 23 giugno al 9 luglio 2007 a Valencia, in Spagna. Il trofeo è stato vinto dal defender Alinghi che ha battuto per 5-2 il challenger Emirates Team New Zealand.

America’s Cup 2010

La 33esima edizione della America’s Cup si “apre” con una disputa legale tra il defender Alinghi in rappresentanza della Société nautique de Genève, detentrice della coppa, ed il BMW Oracle Racing Team (di Larry Ellison) in rappresentanza del Golden Gate Yacht Club (GGYC). Originariamente infatti Alinghi aveva accettato quale Challenger of Record (sfidante) il team Desafío Español per il Club Náutico Español de Vela sennonché il GGYC impugnava l'”investitura” degli spagnoli eccependo la violazione del “sacro” regolamento dell’America’s Cup. Con la sentenza del 2 aprile 2009, la Corte Suprema di New York, ribaltando una precedente pronuncia resa in favore di Alinghi il 29 luglio 2008, riconosceva, definitivamente, nel Golden Gate Yacht Club il nome del Challenger of records della 33esima America’s Cup. Dopo varie dispute è stata ufficializzata, dal Defender Alinghi, la data della competizione: la 33esima America’s Cup si è svolta a Valencia, Spagna, dal 1º febbraio al 25 febbraio 2010. BMW Oracle Racing ha battuto Alinghi per 2-0.

Dal 1983 al 2007 lo sponsor principale è stato Louis Vuitton: infatti le regate di selezione dello sfidante, si sono svolte sotto il nome di Louis Vuitton Cup. Il 27 novembre 2010 l’America’s Cup Event Authority ha annunciato il suo primo partner che sarà nuovamete Louis Vuitton. Dopo 27 anni continua il legame con l’America’s Cup; la casa di moda parigina offrirà il premio, la Louis Vuitton Cup, al vincitore dell’America’s Cup Challenger Series; sarà inoltre l’Official Timing della 34esima Coppa America.

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