Celacanto ,Latimeria chalumnae,Latimeria menadoensis,fossili viventi

Celacanto ,Latimeria chalumnae

Celacanto ,Latimeria chalumnae,Latimeria menadoensis

Il più famoso di tutti i “fossili viventi”

(Articolo n. 34 nella categoria Pesci : cercare altri articoli in “Cerca nel Blog” opp. In  ”Naviga in Filmati di Mare )

Il celacanto è un pesce preistorico che si era creduto estinto fino al secolo scorso. Esistono due  specie di celacanto la latimeria chalumnae e la latimeria menadoensis. In epoca preistorica il gruppo dei celacantidi era molto numeroso e comprendeva diversi generi e specie. Le due specie di oggi naturalmente si sono evolute nel corso dei secoli, difatti dai reperti studiati, solo i fossili più recenti, quelli che risalgono al cretaceo, sono simili alle due specie attuali.

Latimeria Smith, 1939 è l’unico genere esistente della famiglia dei Latimeriidi; ad esso appartiene il celebre celacanto (dal greco coilia (κοιλία), “pancia”, e acanthos (ἄκανθος), “spina”). Quest’ultimo è un rappresentante della più antica linea evolutiva di pesci che si conosca.

Si pensava che i celacanti fossero estinti sin dal Cretaceo, fino a quando un esemplare venne pescato il 22 dicembre 1938, finito nella rete di un peschereccio a circa 70 m di profondità, nell’Oceano Indiano, al largo della costa sudafricana all’altezza della foce del fiume Chalumna. In seguito furono trovati altri esemplari nelle isole Comore, Sulawesi, in Indonesia, Kenya, Tanzania, Mozambico, Madagascar e in Sudafrica, nell’area protetta iSimangaliso Wetland.

Mayore Courtenay Latimer  scoperta che è stata descritta dettagliatamente in un interessante libro intitolato appunto “La storia del celacanto”.

Marjorie Courtenay-Latimer, curatrice di un museo di East London, Sudafrica, nell’esaminare il bottino di pescatori locali alla ricerca di fauna marina insolita, si imbatté in uno strano pesce blu fra il pescato di una barca di pescatori andati a caccia nell’Oceano Indiano all’altezza della foce del fiume Chalumna. La scoperta è stata descritta dettagliatamente in un interessante libro intitolato “La storia del celacanto”. Dopo aver riportato il pesce al museo, si accorse che non era in grado di classificarlo e così decise di chiedere informazioni al collega professor James Leonard Brierley Smith; nel frattempo il pesce fu imbalsamato da un tassidermista e quando Smith ne vide le spoglie lo identificò come un celacanto, un genere noto a quel tempo solo da esemplari fossili. La specie del pesce fu chiamata Latimeria chalumnae, in onore della scopritrice e delle acque in cui fu pescato, e da allora il celacanto viene considerato un fossile vivente.

Celacanto ,Latimeria chalumnae

La seconda specie

Nel 1997, Arnaz e Mark Erdmann stavano godendosi la loro luna di miele in Indonesia quando, al mercato di Manado Tua sull’isola di Sulawesi, si accorsero della presenza sulle bancarelle di quello che sembrava un gombessa, ma era marrone anziché blu. Dopo che un esperto ebbe notato la foto del pesce da loro pubblicata su internet, si procedette ai test del DNA, che dimostrarono che quella specie, chiamata dagli indonesiani Rajah laut (re del mare), non era la medesima del celacanto delle Comore; la nuova specie fu chiamata Latimeria menadoensis.

Celacanto ,Latimeria menadoensis

Celacanto ,Latimeria menadoensis

 Descrizione

Il celacanto fa parte della classe dei Sarcopterigi; ha le pinne pettorali e anali su protuberanze carnose sostenute da ossa; la pinna caudale è suddivisa in tre lobi, dei quali quello di centro include un prolungamento del notocordo. Segni bianchi sul corpo, scaglie spesse, pinne inusuali.

Secondo i fossili ritrovati, i celacanti apparvero per la prima volta nel Devoniano medio, circa 390 milioni di anni fa. In media un celacanto raggiunge gli 80 kg, una lunghezza di due metri e una aspettativa di vita di 60 anni circa.

Il celacanto è l’unico essere vivente che possegga un giunto intercraniale che gli permetta di separare internamente la metà superiore del cranio da quella inferiore.Si presume che l’abilità sia legata al consumo di prede di grandi dimensioni. Le sue scaglie secernono muco e il suo corpo trasuda un olio che, essendo lassativo, lo rende immangiabile a meno che non venga disseccato e salato. La durezza delle sue squame fa sì che esse siano usate dagli abitanti delle Comore come carta vetrata.

Gli occhi del celacanto sono estremamente sensibili alla luce, grazie alla presenza del tapetum lucidum, una membrana riflettente posta dietro alla retina che riflette nuovamente la luce catturata alla retina; per questo motivo è molto difficile catturare un celacanto di giorno o in una notte di luna piena.

Latimeria possiede pinne pari su peduncoli muscolosi dette omobasiche, ovvero sostenute da un solo asse osseo, anatomicamente omologo dell’omero e del femore dei tetrapodiQueste pinne sono utilizzate prevalentemente per nuotare in acqua aperta piuttosto che per camminare sul fondale.

Curiosità

Il celacanto ha uno stile di nuoto unico tra tutti i pesci: muove contemporaneamente la pinna pettorale sinistra e quella pelvica destra, poi la pettorale destra e la pelvica sinistra. Un “passo” lento ed elegante che somiglia quasi al modo di camminare dei quadrupedi. I subacquei di ricerca sono stati quasi sempre ignorati dai celacanti.

Il minuscolo cervello del celacanto occupa solo l’1,5% della sua cavità cranica, il resto è pieno di grasso

Abitudini ed alimentazione

Sono pesci notturni: nella zona di Sondwana Bay, in Sudafrica, si nascondono di giorno in grotte sottomarine a un centinaio di metri di profondità. Solo a sera si avventurano fuori, per nutrirsi di pesci più piccoli, calamari e granchi. Dieta: carnivoro Raggruppamento: banchi

Classificazione scientifica
Dominio Eukaryota
Regno Animalia
Phylum Chordata
Subphylum Vertebrata
Superclasse Osteichthyes
Classe Sarcopterygii
Sottoclasse Coelacanthimorpha
Ordine Coelacanthiformes
Famiglia Latimeriidae
Genere Latimeria
Smith, 1939
Specie
Habitat ed avvistamenti

la latimeria non vive solamente in acque profonde, fatto provato dalla scarsa profondità di pescaggio delle reti dei pescatori locali con cui viene pescato e dagli ormai noti incontri di subacquei con esemplari viventi e sia con l’osservazione statistica, che il biologo P.L. Florey riporta nel suo trattato su questo pesce, che la maggior parte delle catture sono avvenute tra una profondità di 100 e 400 metri, mentre il maggior numero di avvistamenti visivi durante immersioni è avvenuto fra 190 e 210 metri, inoltre le sue osservazioni sembrano indicare che le oscillazioni batimetriche della isoterma di 18 °C possano influenzare la profondità di vita dell’animale .

Il 28 ottobre 2000, nelle acque protette dell’area di St. Lucia, al confine con il Mozambico, i tre sommozzatori Pieter Venter, Peter Timm, e Etienne le Roux trovarono un celacanto alla profondità di 104 metri. Il gruppo ritornò alla carica, questa volta dotato di equipaggiamento fotografico e altri sommozzatori pronti a seguirli. Il 27 novembre quattro di essi (Pieter Venter, Gilbert Gunn, Christo Serfontein e Dennis Harding) trovarono 3 celacanti, dei quali uno era lungo tra 1,5 e 1,8 metri, mentre gli altri misuravano circa 1/1,2 metri. I subacquei riuscirono a fotografare e filmare gli animali, ma una volta riemersi Dennis Harding morì a causa di un’embolia cerebrale nello sforzo di aiutare Christo Serfontein che aveva momentaneamente perso conoscenza.

Fra il marzo e l’aprile del 2002, il sommergibile Jago e il gruppo di sommozzatori Fricke Dive Team riuscirono a trovare nella stessa zona un gruppo di 15 celacanti, di cui una femmina incinta, riuscendo anche a raccogliere campioni di tessuto degli animali.

Studiare i celacanti con il sommergibile:  la carenza di dati ha spinto Fricke e i suoi colleghi a intraprendere una ricerca, durata 21 anni, sulla popolazione di celacanti individuata nei pressi delle Isole Comore, un arcipelago situato fra le Seychelles e il Madagascar.
Poiché questi pesci vivono a una profondità compresa tra i 160 e i 200 metri, compiere delle immersioni per osservarli era fuori questione; quindi, il gruppo di ricerca ha utilizzato dei sommergibili per fotografare, filmare e studiare i celacanti.
I celacanti hanno dei segni bianchi sui fianchi che differiscono da individuo a individuo, e ciò ha permesso ai ricercatori di identificarne con certezza oltre 140 durante centinaia di immersioni effettuate con i mezzi sottomarini; ma in una popolazione di 3-400 individui, non hanno mai trovato un piccolo. Inoltre, sottolinea Fricke, non si sa quasi nulla su come nascano i celacanti.
“Abbiamo marcato una femmina gravida e l’abbiamo osservata scendere a grande profondità, quindi immaginiamo che è lì le madri vadano a dare alla luce i propri piccoli”, ipotizza il ricercatore.
Ma la cosa più strana, riferisce Fricke, è che, a quanto osservato dai ricercatori, ogni anno morivano solo 3 o 4 individui, che venivano rimpiazzati da altrettanti esemplari adulti di cui, però, non si conosceva la provenienza: spuntavano misteriosamente, come dal nulla.
Secondo i calcoli di Fricke, ogni anno muore circa il 4,4 per cento di una data popolazione di celacanti, quindi lo studioso stima che la sua longevità si aggiri sui 103 anni, grosso modo come i pesci pietra del genere Sebastes.
Con un tasso così ridotto di decessi e di relative sostituzioni nella popolazione, Fricke sostiene che la longevità di questi pesci è evidente.

Nel settembre 1998 ha destato sensazione la scoperta di una popolazione di celacanti nel parco marino di Bunaken (Nord Sulawesi), nel Mar di Celebes (in acque indonesiane), a più di 10.000 km da quello che si riteneva essere il suo solo “habitat”. L’analisi del DNA ha permesso di verificare che tra le latimerie delle Comore e quelle indonesiane vi sono delle differenze e nel 1999 è stato proposto di chiamare le seconde L. menadoensis dal nome dell’isolotto vulcanico di Manado (o Menado) Tua dove era avvenuto il primo ritrovamento. In effetti, i celacanti indonesiani hanno la testa leggermente più breve e coda più lunga; le spine della seconda pinna natatoria dorsale sono 27 invece di 29-31 mentre quelle del grande lobo caudale della natatoria ventrale sono 24 invece di 21-22 ed anche nel lobo epicaudale sono 30 invece di 25-26.

In effetti, negli ultimi anni le segnalazioni sembrano essersi moltiplicate e, ad esempio, un esemplare di 1,70 metri e 77 kg è stato pescato davanti a Malindi (Kenya) nell’ottobre 2001, mentre un esemplare era già stato rinvenuto nelle acque di Sodwana Bay (St. Lucia, in Sud Africa).
Altri esemplari erano già stati segnalati negli anni precedenti nelle acque del Madagascar, sempre nell’Oceano Indiano, ma lontano dalle Comore e da East London, dove era stato pescato il primo esemplare nel 1938. Un’altra colonia, della quale sono stati incontrati e filmati almeno tre (forse sei) esemplari è stata localizzata nell’ottobre 2000 al largo di Sodwana, il che lascia supporre che si tratti di un branco localizzato, distinto da quelli che vivono presso Gran Comora.

Fin qui abbiamo parlato di localizzazioni certe, ma non mancano le segnalazioni, non documentabili, provenienti dai luoghi più disparati: il 18 gennaio 1949 un presunto celacanto di 1,20 m fu pescato a Tallahassee (Florida), ma non fu possibile identificarlo positivamente. Hans Fricke, autore di svariate campagne di ricerca mediante mini-sommergibili, ha ricevuto una telefonata nel 1989 con la quale si annunciava la cattura di una latimeria alle Baleari (Spagna) e più o meno nello stesso periodo furono segnalate ipotetiche pesche dello stesso genere in Grecia e a Vigo, in Spagna (in questo secondo caso la preda fu fotografata e si dimostrò un pesce differente). Infine, il 31 gennaio 1995, una segnalazione è venuta dalle acque giamaicane.

Nessuno sa bene quanto sia grande la popolazione: forse ne rimangono 1.000, forse più di 10 mila. Il gruppo più numeroso (circa 300 individui) vive al largo delle Isole Comore. Quindi il numero dei celacanti esistenti, come prevedibile, non è quantificabile, ma alcuni studi compiuti nelle isole Comore suggeriscono che vi abitino soltanto mille esemplari. I celacanti sono considerati una specie in via d’estinzione.

Celacanto ,Latimeria menadoensis

Celacanto ,Latimeria menadoensis

Aspettativa di vita

Come abbiamo detto questo pesce è molto longevo con una aspettativa di vita di 60 anni circa, ma si pensa anche a 100 anni o più. Nonostante gli anni, questi pesci non sembrano mostrare i segni del tempo, e quindi è molto difficile determinare la loro età. Non solo: i metodi normalmente utilizzati per capire l’età di un pesce, come quello di misurare gli anelli di crescita sulle scaglie, non si applicano ai celacanti, le cui scaglie non si modificano nel tempo, spiega Fricke.
“Nel 1989, quando siamo arrivati per la prima volta alla colonia, abbiamo fotografato alcuni esemplari adulti: da allora non sono cresciuti per niente. È impossibile guardare un celacanto e capire quanti anni ha”.

questi pesci (che, per loro fortuna, sono poco commestibili

 

 Foto dal Web
 “Articolo a scopo didattico-istruttivo, divulgativo, informativo e ricreativo“


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