I pesci soffrono ??

I pesci soffrono ??

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I pesci soffrono ??

I pesci soffrono ??

Il dolore difficilmente può essere rilevato in maniera oggettiva e incontestabile, soprattutto in animali “muti” come i pesci. Tuttavia molti acquariofili avranno sicuramente avvertito la penosa sensazione trasmessa dallo stato di evidente sofferenza legata a condizioni di malattia o di stress provate talvolta dai loro pesci. Indiscutibilmente il dolore è un fattore importante nel quadro delle strategie per la sopravvivenza, poiché molte delle condizioni dolorifiche vengono apprese dall’animale che le associa a situazioni negative, da non ripetersi; in tal modo si dimostra la diffusione della sensazione del dolore nel mondo animale, ma non che il dolore provato dall’animale possa essere uguale a quello che proverebbe un essere umano nel medesimo frangente.

La crescente sensibilizzazione dell’opinione pubblica
su questo spinoso argomento è d’altronde giustificata dalle indubbie omologie anatomiche e fisiologiche con l’uomo, che si fanno sempre maggiori salendo nella scala evolutiva. Infatti, il cervello di qualsiasi tipo di vertebrato – pur con le innegabili differenze che si riscontrano nelle diverse specie – funziona seguendo dei basilari principi anatomici, fisiologici e biochimici. Altrimenti non si spiega l’utilità dello studio comparativo di semplici organismi cordati per comprendere le principali funzioni che permettono la vita degli altri vertebrati, mammiferi compresi, e, quindi, anche dell’uomo. Gli enormi progressi fatti negli ultimi decenni dalla biologia molecolare hanno permesso di individuare i meccanismi che regolano la neurotrasmissione – cioè il passaggio degli impulsi nervosi ai vari distretti encefalici – appurando che le molecole responsabili delle informazioni fra i neuroni hanno una struttura quasi uguale in tutte le specie animali. In conclusione, le molecole che regolano lo stato fisico del cervello, e di conseguenza anche gli stati mentali, hanno la stessa funzione in noi e in tutti gli altri animali.

Procedendo in questa analogia, è quindi lecito affermare – sebbene sia impossibile dimostrarlo – che anche gli animali soffrono, di dolore fisico, perché i loro mediatori chimici del dolore hanno la stessa  funzione di quelli della nostra specie. A seguito di queste conoscenze, consapevoli che gli animali sono uguali a noi, per lo meno nella capacità di provare dolore, il problema della sofferenza animale si impone improrogabilmente alla nostra coscienza. Ma qual è allora la soglia del dolore negli animali, soprattutto quando si ha a che fare con specie che trasmettono le loro sensazioni attraverso forme di comunicazione ben lontane dal linguaggio verbale e visivo di noi umani? Mettendo a confronto studi e dati della zoologia, dell’etologia, della neurofisiologia, ecc., sono stati compilati parametri scientifici attestanti l’esistenza del dolore nel mondo animale, i quali permettono una valutazione obiettiva e non antropomorfica.

Alla luce di tutto ciò, la differenza più significativa fra la condizione dolorifica provata dall’uomo e quella degli animali sta nel fatto che solo i primi possono esprimere il dolore attraverso il linguaggio.

“Articolo a scopo didattico-istruttivo, divulgativo, informativo e ricreativo“


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