Il corallaro e la decompressione ,Francesco Era,Emozioni nel blu

Il corallaro e la decompressione

Francesco Era – In questa foto il corallaro si trova nella prima fase della decompressione; a questo punto, dalla barca che sta in superficie, il marinaio recupera il coppo con il corallo raccolto.

Il corallaro e la decompressione , la preparazione  e l’interno della sua barca 

Articolo della serie *Racconti di mare*

Uomo pesce. L’uomo, i suoi sogni, il suo mare: Francesco Era

Emozioni nel profondo Blu – Emotions in the deep blue

(Articolo n. 30 nella categoria *Racconti di mare* : cercare altri articoli in “Cerca nel Blog” opp. In  ”Naviga in Filmati di Mare” opp. sulle barre blu in alto)

Abbiamo già conosciuto Francesco Era con l’articolo *Sensazioni a-100/130 metri nel blu* ed i successivi. Un nuovo racconto che fa parte di una serie che Francesco ha chiamato “Raccontandomi”. Abbiamo seguito storie avvincenti grazie ai racconti di Francesco ed ora parleremo di qualcosa di essenziale per la sua incolumità: la decompressione. Certo la deco può essere indispensabile anche per subacquei sportivi che sono usciti fuori curva, ma per il corallaro che ha operarto per molti minuti a -130 metri è sicuramente un’operazione da pianificare con cura.
Ma prima della deco ovviamente vi è la fase della preparazione all’immersione profonda che anche questa va pianificata con la massima attenzione …….. ne va della sua vita. mostreremo quindi immagini di questa fase con le immagini dell’interno della barca (fino ad ora le abbiamo ammirate in navigazione o dall’esterno) e cercheremo di vivere insiame ai lettori quei momenti che sono davvero emozionanti                         *Ser*

* Raccontandomi n. 7 *

 

Francesco Era – In questa foto il corallaro si trova nella prima fase della decompressione; a questo punto, dalla barca che sta in superficie, il marinaio recupera il coppo con il corallo raccolto.

Francesco Era – DECO …..pensieri e speranze

Fase della decompressione, qui appena iniziata sto per mandare in superficie il coppo del corallo pescato, prima che il sub possa risalire in superficie dovranno passare ancora circa due ore e mezza, tramite un ombelicale dalla barca arriva aria e ossigeno o nitrox per la decompressione e tramite una manichetta collegata ad una calderina, arriva al sub acqua calda da infilare dentro la muta, per riprendersi dal freddo dei 12-13 gradi di temperatura presi in profondità.

Quello che sembra un paracadute è l’ancora galleggiante, in caso di vento forte una volta che il sub è attaccato alla cima per la decompressione, il marinaio la fila in mare in modo che la barca rallentando lo scarroccio evita che la cima per la decompressione tenda a ruotare verso la superficie creando problemi al sub in decompressione. (vedere l’articolo precedente : Il corallaro ed il paracadute sub ) *Francesco*

il mio viaggio continua ……..   * Raccontandomi n. 8 *

  Foto e testo di Francesco Era

Collegamento a : Raccontandomi n. 6

Francesco Era – Foto realizzata con l’ausilio del R.O.V. a 130 metri

Foto realizzata da me con l’ausilio del R.O.V. a 130 metri di profondità al largo di Capo Marargiu. I coralli appaiano quasi bianchi perchè estroflettono i polipi per catturare le sostanze nutritive trasportate dalle correnti. *Francesco* 🙂

La vestizione e l’interno della sua barca

Francesco Era

 ……. quando la temperatura è bassa, mettere un sottomuta bagnato non è il massimo!!! altri tempi  *Francesco*  🙂

Francesco Era – vestizione prima del tuffo nel blu

Francesco Era – vestizione prima del tuffo nel blu

Francesco Era – vestizione prima del tuffo nel blu

Francesco Era – vestizione prima del tuffo nel blu

 

Francesco Era -Interno della cabina del Noproble 2

Interno della cabina del Noproble 2 si intravede parte della camera iperbarica e in primo piano il rov, sorta di robot filo guidato utilizzato per la ricerca del corallo

Francesco Era – camera iperbarica In barca nel Noprobem

 

Francesca Era ed il suo Noprobem seconda

La sua Sardegna

 

Il faro di Capo Testa

Il faro di Capo Testa, è situato nella Sardegna nord-orientale sul promontorio omonimo a pochi chilometri da Santa Teresa di Gallura.

Il faro è attivo dal 1845. È formato da un edificio rettangolare a due piani, sopra il quale si trova la torre con la lanterna. La torre è di forma quadrata e colore bianco. L’altezza dell’edificio compresa la lanterna è di 23 metri. Il faro ha una portata di 17 miglia nautiche ed è ben visibile dalla Corsica e dalle isole dell’Arcipelago della Maddalena. Emette 3 lampi bianchi della durata di un secondo in un periodo di 12 secondi intervallati da 2 secondi di eclissi; tra l’ultimo lampo e il primo del periodo successivo passano invece 5 secondi.

Il faro dispone di una luce di riserva, con portata 12 miglia, che entra in funzione automaticamente in caso di avaria della luce principale.

Il faro fa capo al Comando di Zona Fari della Marina Militare con sede a La Maddalena (che si occupa di tutti i fari della Sardegna), Reggenza di Capo Testa.

Il faro di Capo Testa per la sua posizione strategica sulle Bocche di Bonifacio, è il faro più importante per la navigazione nella zona nord della Sardegna. Da  Wikipedia, l’enciclopedia libera. Foto scattata da *Francesco* nell’agosto 2010

Faro di Capo Testa

 

Altre realizzazioni di Francesco

(molte già pubblicate nei precedenti articoli)

Realizzazione di Francesco Era – Foca – Scultura in corallo di S.Teresa Gallura

 

Realizzazione di Francesco Era – Labbra

 

Realizzazione di Francesco Era -L’Occhio. Radica di erica e corallo

 

Realizzazione di Francesco Era – Graal 23

 

“Articolo a scopo didattico-istruttivo, divulgativo, informativo e ricreativo“


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