Il pescatore dei Sogni ,Racconti di mare,Leggenda di mare

Il pescatore dei Sogni

Il pescatore dei Sogni

Articolo della serie *Racconti di mare*

Il pescatore dei Sogni un racconto del pescatore Turi, la sua storia e la sua leggenda narrata nei dettagli da armistral che riesce a coniugare perfettamente il reale, con la descrizione del pescatore, la storia ed infine il mito.  *Ser*

Pescatori

Turi, bello come un dio, spalle possenti, braccia muscolose, viso bruciato dal sole, mani callose, unghie macerate per il continuo lavoro d’issare le reti faceva di mestiere il pescatore in quella piccola isola di Filucudi, terra di felci che adornano un promontorio aspro e selvaggio, custode di segreti amorosi quando nel cuore della notte gli amanti cercano la complicità di quelle piante che nascondono amori avversati ma che pur tuttavia vivono inondando la terra di lapislazzuli di felicità.

Turi non aveva una barca sua. Lavorava sul peschereccio di zi’ Carmelu che aveva costruito nel tempo le sue fortune commerciando i capperi e i fichi, tanto da permettergli di avere delle piccole imbarcazioni che gli fruttavano bene grazie al lavoro di pescatori come Turi. Era così tirchio che gli isolani quando avevano bisogno di un prestito dovevano pregarlo con le pietre al petto. Preghi un uomo e non sai se smuoverai le corde del suo cuore. Preghi un dio e lui ascolterà dal profondo degli abissi le tue più intime preghiere. Turi infatti non aveva mai chiesto nulla a quell’uomo burbero e taccagno che non sapeva cosa fossero i piaceri della vita e ammucchiava le sue ricchezze per far sposare Santuzza, unica figlia che aveva cresciuto negli agi e che aveva fatto studiare nei migliori collegi del continente. Si era diplomata da poco Santuzza e la sua aspirazione, più che il matrimonio, era quella di avere una classe di ragazzi spesso soli quando i padri erano per mare e che avrebbero rischiato di rimanere ignoranti se qualcuno non li avesse spronati a leggere, scrivere e fare di conto..
….”Magaria di fimmina” diceva zì Carmelo quando la sentiva parlare così con le donne di casa. …”Testa calda”… andava ripetendo ancora quando vedeva Santuzza sedersi tra loro per aiutarle a infilare gli <azzi i diavuli> o lavorare i capperi.
….”Beddra madri”… esclamava sempre zi’ Carmelo …”va sallo cosa passa intra a capu di sti fimmini”…. poi voltava le spalle e si ritirava nel suo studio per dedicarsi alla nobile arte di contare i soldi.

Quel pomeriggio era un giorno più caldo del solito a Filicudi. Per strada non c’era nessuno. L’afa e la canicola rendevano necessario un bel bagno in quel mare azzurro come un fiordaliso e Turi, a cui piaceva nuotare, decise di scendere alla marina per un tuffo veloce prima di revisionare le reti che la notte avrebbe gettato in mare. Si arrampicò per quelle stradine sterrate che portavano precisamente in una piccola cala che solo pochi conoscevano e giù via con un bel tuffo rinfrescante.
Ampie bracciate nel mare aperto, tuffi dallo scoglio, poi via verso la riva. E quando a quella riva approdò, mentre stava per uscire tutto gocciolante, per poco non si scontrò con una visione di donna agile e bella, sirena sbucata da chissà dove, che aveva negli occhi il sole e i capelli così neri toccati da quei raggi da farli rifulgere e sembrare seta. Restò per un attimo impalato come uno scemo senza sapere cosa dire quando con un flebile suono di voce proferì un timido “scusa”, mentre lei lo guardava incuriosita. Non lo aveva mai visto prima da quelle parti, non lo conosceva e non capiva chi fosse. Santuzza con cortesia dopo aver accettato le sue scuse in un attimo fuggì via intimorita, disperdendosi tra le felci, mentre Turi si chiedeva ancora se fosse una persona o un divinità sbucata da chissà dove.
Non ci volle molto per sapere chi fosse Santuzza. Due giorni dopo l’incontro, Turi venne convocato da zì Carmelu che lo interrogava sulle i condizioni del peschereccio e mentre Turi attraversava il giardino della casa, alzando gli occhi la vide dall’inferriata delle scale con una cesta di fichi appena raccolti che con le donne di casa doveva preparare per metterli a seccare.
Si guardarono intensamente negli occhi. Santuzza, rossa in viso come un peperone, abbassò subito i suoi mentre Turi le passava accanto sfiorandola con il gomito. Il tempo di avvertire un tremito e rendersi conto che neanche lui gli era indifferente.
Santuzza prima di quel momento non sapeva cosa significasse innamorarsi. Non aveva progetti di vita a lungo termine e nella sua poi non c’era posto per nessuno. Vedendo il padre, la sua taccagneria, quel continuo brontolio, si era convinta che agli uomini non valeva la pena concedere nulla. Li considerava esseri inferiori. Era più che sicura che la loro forza stesse solo nei pantaloni mentre il cervello non era più grande di una nocciolina, incapace di pensare e men che meno di provare grandi sentimenti. Quanto le sue considerazioni corrispondevano al vero? Turi intanto dopo una settimana da quel fugace incontro, durante una notte di luna piena, tornò sotto le finestre di Santuzza e con la sua voce melodiosa cominciò a intonare una serenata di eroiche gesta da parte di paladini per conquistare il cuore della bella. In quella calda notte d’estate Santuzza ascoltava e all’improvviso si alzò dal suo letto scostò le tendine e la luce della luna catturò i loro sguardi, intensi e penetranti per sigillare un amore nato all’improvviso.

Dopo la notte della serenata, Santuzza e Turi cominciarono a vedersi di nascosto. Nessuno sospettava dei loro furtivi incontri rubati quando Turi non era in mare aperto. Si incontravano nella cala a ridosso del promontorio pieno di felci che li nascondeva e li proteggeva da sguardi indiscreti.
I sentimenti a volte sono aneliti di vita .Come fuochi fatui si spengono ancor prima di fiammeggiare. Allontanarsi dai passi della vita, schermarsi, isolarsi rende tutto più sopportabile senza che la tristezza o la malinconia entrino nel tuo mondo sigillato.
Quegli istanti di felicità, ben presto furono avvelenati dalla notizia di un fidanzamento combinato da Zì Carmelo tra la figlia e un ricco proprietario dell’isola, ben avanti negli anni ma che poteva garantirle un futuro e farlo morire sereno.

Quando Santuzza apprese la notizia si rinchiuse nella stanza listata a lutto. Cominciò a rifiutare il cibo avvolta nel suo cupo silenzio. Irato zì Carmelo, quando apprese di lei e Turi, le gridò dietro quella porta chiusa che o avrebbe sposato Tano o sarebbe stato meglio per lei morire. Venne convocato anche Turi deciso a non mollare. Lui avrebbe sposato Santuzza o nessuna.
Stavano così le cose, quando un bel giorno di fine settembre Turi, che da un mese non vedeva la sua Santuzza, esasperato per la situazione, decise che avrebbe scavalcato quel balcone per portarsela via, lontano da quell’isola maledetta che gli aveva stregato il cuore, rubato l’anima e che per uno strano scherzo del destino ora gli negava la sua unica ragione di vita… Santuzza.

Fiammelle luminose brillavano sul mantello della notte. Silenziosa, la pallida luna adornava la cassa del cielo specchiandosi in un mare calmo e solcato da scie di barche lontane. Calma, pace. Tutto era immerso nel buio della placida notte. Pensieri non sopiti sotto il riflesso di una luce abbagliante toccavano il fondo, si adagiavano per poi risalire e continuare a fuggire via..

Fuggivano i due amanti, complici ancora una volta la luna e il cielo stellato di settembre.
Passarono i mesi e gli anni. Nessuno seppe più niente di loro. La loro storia divenne presto leggenda. Qualcuno, passando da quelle parti in una calda notte d’estate illuminata da una fluorescente luna, guardando in mare, giurò di aver visto i due giovani che su una barca s’allontanavano . Lui pescava sogni, mentre lei, sedendogli accanto, cantava una melodia piena di malinconia sotto la luce di timide fiammelle che s’accendevano dorate nel cielo per rischiarare i passi dei loro cuori nascosti dal velo posato dalla notte, per custodire il loro segreto.
Da quel giorno tutti cominciarono a narrare la storia di Turi” il pescatore dei Sogni”.

Armistral  (Antonella Policastrese)

Galleria foto dall’album di *Filmati Di Mare*

“Il Vecchio e il Mare” su Facebook

 

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“Articolo a scopo didattico-istruttivo, divulgativo, informativo e ricreativo“


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