Isola di Capraia

Il mare Tirreno, come il resto del Mediterraneo, ha da sempre conosciuto la presenza di pirati e corsari che non solo hanno recato danno alla navigazione e ai commerci, ma che hanno anche attaccato i piccoli paesi della costa e delle isole. È un susseguirsi d’episodi che molto spesso hanno una rilevanza solo per la storia locale, ma che, come insieme, hanno un’importanza notevole nella storia del Mediterraneo.

L’isola di Capraia, per la sua posizione al centro dell’alto Tirreno, tra il litorale toscano e la Corsica, ha partecipato a questa storia. Fino ad oggi, tuttavia, sono sopravissute solo sbiadite memorie dei lontani avvenimenti che l’hanno riguardata. Ricercando antichi documenti relativi alla storia dell’isola e dei suoi abitanti nell’Archivio di Stato di Genova, mi sono imbattuto in un numero notevole di lettere che, a partire dal XVI secolo, Governatori di Corsica, Podestà e Commissari di Capraia, Padri del Comune di Capraia e semplici abitanti dell’isola hanno inviato a Genova, narrando o talvolta soltanto citando episodi da loro vissuti o di cui sono stati testimoni, nei quali la presenza di pirati e corsari assume un rilievo particolare.

Episodi non registrati dalla Storia, a parte lo sbarco di Dragut che, però, deve la sua rilevanza alla cattura dello stesso da parte di Giannettino Doria, che andrebbero a riempire solo poche righe delle pagine di cronaca nei nostri giornali: questo spiega il titolo che ho voluto dare a questa raccolta. È questa la microstoria di una piccola isola nella quale il ritmo, quasi quotidiano, della vita dei suoi abitanti è stato scandito per oltre tre secoli da episodi più o meno notevoli della guerra di corsa.

Active ImageGli storici moderni che sempre di più dedicano studi e ricerche ai fenomeni della pirateria e della guerra di corsa, in modo particolare relativi al periodo che va dal XVI al XVIII secolo, fanno distinzione sia tra pirati e corsari, sia tra turchi e barbareschi. Gli autori delle lettere, che hanno vissuto in prima persona gli episodi narrati, non davano molta importanza a queste distinzioni e nella loro scrittura i termini sono spesso impropriamente utilizzati. Di proposito non ho voluto cambiare la terminologia degli originali e solo nelle note ho cercato di fornire dei chiarimenti basati sui numerosi studi che sono apparsi negli ultimi anni.”

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