La Farnesina continua a monitorare la situazione

21/feb/2011
Italiani in mano ai Pirati Somali, ultimo contatto il 10 febbraio, la Farnesina continua a monitorare la situazione

Pirateria somala, quali intrighi internaziolali nasconde?
Intorno al fenomeno della pirateria marittima in Somalia ruotano forti interessi e intrighi internazionali. Un mare di dollari si riversa nel mare dei pirati. Soldi che fanno gola a tanti. Oltre a quelli dei riscatti pagati finora, per riottenere indietro navi e uomini catturati dai pirati somali. Riscatti che sono tra i 100 -150 milioni di dollari almeno nel 2010, cui si devono aggiungere anche i costi delle spedizioni, aumentati vertiginosamente, e quelli per contrastare il fenomeno. Nonostante il contrasto però, gli assalti dei pirati somali nell’Oceano Indiano e al largo del Corno D’Africa non cessano anzi, i predoni del mare hanno affinato le proprie tecniche e ampliato il loro raggio d’azione. Una minaccia resa forte dal fatto che i moderni filibustieri sono dotati di mezzi moderni e hi tech. I nuovi predoni del mare sanno adoperare con maestria internet e i sistemi satellitari di rilevamento e sono in grado di compiere transazioni bancarie e hanno contatti internazionali che, poi, gli consentono di riciclare i proventi dei loro arrembaggi.

I predoni del mare operano nelle acque della Somalia dove regna il caos. Gruppi ribelli islamici filo al Qaeda ne controllano gran parte del territorio. Il principale è quello dello al Shabaab. Un gruppo che sembra che tragga anche guadagno dal fenomeno. E’ infatti emerso in questi giorni che i miliziani di al Shabaab praticano il pizzo sui sequestri delle navi. Un pizzo che arriva fino al 20 per cento del riscatto pagato ai pirati somali per il rilascio della nave e suo equipaggio.Nel corso degli anni questi pirati hanno raccolto larghi consensi popolari. Tanto è vero che intere cittadine portuali sono solidali e collaborano con loro partecipando anche alla gestione dei sequestri e alla ripartizione dei proventi. Un fatto questo che ha dato vita ad una sorta di moderna Tortuga da cui partono i moderni filibustieri per inoltrarsi, a bordo di barchini spinti da potenti motori, anche per centinaia di miglia all’interno dell’Oceano Indiano a caccia di una preda da abbordare. Un fatto questo, che in pochi anni ha fatto assumere al fenomeno preoccupanti dimensioni. Di recente l’IMB, l’International Maritime Bureau, con sede a Kuaka Lumpur in Malesya, ha reso noto un documento in cui indica che nel 2010 il fenomeno della pirateria ha raggiunto il suo picco assoluto in sette anni, con un totale di 445 tra abbordaggi e attacchi andati a vuoto, lo stesso numero che si era registrato nel 2003. Mentre l’organizzazione Ecoterra International, con sede in Kenya, ha reso noto che sono almeno 49 le navi e 815 i marittimi attualmente in mano ai pirati somali.Tra le navi e marittimi trattenuti in ostaggio, la petroliera italiana Savina Caylyn e cinque italiani( fra i marittimi il giovane Gianmaria Cesaro,25 anni,allievo di coperta di Piano di Sorrento).

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