La leggenda dell’invisibile città di Kitezh

Sulle sponde del lago di Svetloyar, 600 Km a est di Mosca, un gruppo di scienziati russi sta cercando la mitica città di Kitezh, sommersa dalle acque nel XIII° secolo. Di Kitezh, come dell’Avalon di Artù, si è persa ogni traccia. La leggenda narra che la città sarebbe sprofondata nel lago per sottrarsi all’invasione tartara del 1237 e sarebbe rimasta invisibile sino alla fine dei tempi.

(La Repubblica 27.7.2003)

Sulle rive del lago Svetlojar dove, secondo la tradizione, era situata la città miracolosa, convenivano folle di devoti in preghiera. Essi speravano, con l’aiuto di Dio, di poter scorgere il riflesso di Kitezh nelle limpide acque del lago o di poter sentire il suono delle sue campane. Si diceva che taluni avrebbero addirittura soggiornato nella città invisibile. Circolavano lettere spedite da Kitezh da persone che si sarebbero introdotte in questo regno recondito. Il viaggio verso l’invisibile Kitezh, che Dio stesso aveva nascosto, era soggetto a severi obblighi e condizioni. Il pellegrino doveva giurare di essere pronto a sacrificare la vita, a morire di fame e affrontare altre prove per vedere questa città santa. Doveva anche intraprendere il viaggio nel più grande segreto: non doveva rivelare il suo proposito ad anima viva, neppure al padre, ai fratelli o alle sorelle. Se divulgava il segreto, non solo non avrebbe mai visto Kitezh, ma avrebbe subito il severo castigo di Dio.

Ancora oggi molti credono, che a volte, col bel tempo, sia possibile sentire il suono delle campane e vedere riflesse sulla superficie del lago le cupole dell’oro della chiesa.

La storia di Kitezh sopravvive nell’opera del compositore russo Rimsky-Korsakov (1844-1908) che nel 1907 compose “La leggenda dell’invisibile città di Kitezh e della vergine Fevronija”.

La storia si svolge nel tredicesimo secolo, probabilmente il più terribile nell’intera storia russa, quando la Russia fu invasa da orde di Tartari. La resistenza eroica della gente agli invasori è lo sfondo dell’opera del Rimsky-Korsakov. La leggenda ha per protagonista una ragazza di nome Fevronia, emblema di tutto ciò che è giusto, naturale, saggio, leale.

Nata nei boschi, la ragazza è circondata dalla Natura ed è lei stessa parte di questo ambiente naturale sempre presente. Fatta prigioniera dai Tartari, Fevronia rifiuta, persino sotto tortura, di mostrare al nemico la strada che conduce alla città capitale di Kitezh.

Dopo 10 giorni e 10 notti di ricerche infine i Tartari raggiungono il lago sulle cui rive ritengono che si trovi la città. Ma la città non c’è più.

Tutto ciò che i Tartari poterono vedere furono i riflessi delle cupole della chiesa ed i suoni smorzati di campane che sembravano rintoccare in qualche luogo in profondità sotto le onde. La città era scomparsa, ma questo fu l’unico modo che le rese possibile sopravvivere alla distruzione. Fevronia fu l’unica anima vivente che riuscì in qualche modo a restare là e a far sapere alla propria gente che la città di Kitezh era viva, ma si nascondeva agli occhi dei nemici.

Quasi ogni compositore, produttore o pittore ha una composizione, un libro o una tela per la quale si è preparato per una vita intera e che completamente riflette i suoi principi estetici.

La leggenda della città invisibile di Kitezh fu per Rimsky-Korsakov quello che fu il Faust per Goethe, la Cappella Sistina per Raffaello, la Nona Sinfonia per Beethoven, Guerra e Pace per Tolstoy.

L’idea di un’opera dedicata alla leggenda della città di Kitez, sommersa dalle acque del lago Svetloyar e così salvata dal dominio tartaro, che attirava Rimskij-Korsakov da tempo, fu realizzata anche grazie alla preziosa collaborazione del librettista Vladimir Bel’skij, grande conoscitore dell’antica letteratura russa, in cui convivono tracce di mitologia slava precristiana (gli uccelli profetici Sirin e Alkonost), elementi della fede ortodossa di acquisizione (988 d.C.) relativamente recente (il miracoloso affondamento della città e lo spontaneo suono delle campane delle chiese), episodi di storia nazionale con chiara intonazione patriottica (l’eroica resistenza della popolazione contro l’invasione tartara iniziata nel 1223 e di cui questo è uno dei primi episodi). Fevronija, la protagonista, simbolo del coraggio e della fermezza femminile, certamente raccoglie le tre componenti: in lei risuona il tema panteistico della natura come Chiesa universale, dove tutto vive e tutto celebra l’esistenza di Dio, il tema ortodosso dell’accettazione della volontà divina anche nelle avversità e quello patriottico della fedeltà alla propria città e al proprio popolo.

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