LA VITA A TERRA

Pigiati per mesi in una nave maleodorante uno accanto all’altro, pirati e bucanieri non potevano far altro che sognare la vita a terra, e quando sbarcavano in un porto, molti erano abbastanza ricchi da soddisfare qualsiasi desiderio, sperperavano il loro bottino nel bere, nelle donne e nel gioco: “Si trovavano alcuni di questi pirati che sperperano due o tremila pezzi da otto in una sola notte, per poi rimanere anche senza camicia”, considerando che con due pezzi da otto, si poteva comperare una mucca, i pirati scialacquavano in poche ore l’equivalente di un’intera fattoria.
La vita a terra non era sempre una festa ininterrotta: l’equipaggio doveva calafatare lo scafo, riparare la nave e provvedere alle provviste per il viaggio successivo, le donne erano bandite dalla maggior parte delle navi pirata, ma quando queste erano in porto spesso salivano a bordo.
Dopo una lunga navigazione, i pirati andavano in cerca di compagnia femminile: nei porti dei Caraibi c’erano molte donne contente di dividere il bottino e gozzovigliare con loro.
Alghe e cirripedi s’attaccavano allo scafo, rallentando la velocità della nave, a volte i vermi perforavano il legno e ciò, alla fine, poteva far affondare l’imbarcazione, si preveniva il problema carenando regolarmente la nave, e per farlo la portavano in secca.
Per i pirati era indispensabile trovare una spiaggia solitaria per carenare la nave, le coste africane della Guinea era un posto ideale, avevano un fondale basso e le navi da guerra non potevano inseguire i piccoli vascelli dei pirati.
Per tenere il mare senza troppi rischi d’affondamento, gli scafi di legno richiedevano una manutenzione costante, si usavano utensili adatti per eseguire i lavori indispensabili, il calafataggio, che comportava la riparazione delle giunture tra le tavole, era indispensabile per evitare infiltrazioni d’acqua, le giunture erano pulite, riempite di stoppa e sigillate con pece bollente.
I pirati erano ben accetti in molti porti, vista la loro facilità nello spendere grosse somme di denaro anche per oggetti di scarso valore, gli equipaggi delle navi erano alleggeriti con gran velocità, del loro bottino da abili giocatori bari.
Una buona “pipata” era un lusso che i pirati potevano permettersi solo a terra, le navi di legno prendevano fuoco facilmente e gli equipaggi, che a bordo non potevano fumare, erano costretti a masticare tabacco, Port Royal, in Giamaica, era una specie di calamita per i pirati del XVII secolo in cerca di piacere e divertimento.
I governatori britannici erano favorevoli ai pirati, ritenendo che la loro presenza avrebbe protetto l’isola dagli attacchi degli spagnoli, nel 1692 Port Royal fu distrutta da un terremoto, che molti giudicarono una punizione divina per la corruzione della città.
I pirati tracannavano rum in continuazione: ingurgitavano qualsiasi tipo di bevanda alcolica e alcuni di loro non erano mai sobri quando erano a terra.
Il vetro era costoso e fragile, e così i tavernieri servivano le bevande ai pirati in boccali di peltro, che ben sopportavano una notte di baldoria.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.