Le Polene Antiche -Polena Vichinga,Barca“papiroforme”Egiziana,BIREME Romana,Bragozzo

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Chinese Dragon boat figurehead Cheung Chau HK

Le Polene Antiche -Polena Vichinga,Barca“papiroforme”Egiziana,BIREME Romana,Bragozzo

* Le POLENE o Figure Di Prua- nel mondo e nei secoli * the figurehead, figure de proue

Le Polene Antiche

(Articolo n. 12 nella categoria: cercare altri articoli simili in “Cerca nel Blog” opp. In  ”Naviga in Filmati di Mare )

La Polena, Figure di prua Antiche

Una nave ha spesso una figura complessa, solitamente intagliato in legno – di solito una fanciulla – attaccato alla prua o prua della nave a portare fortuna alla nave e dei suoi viaggi, fungono da ispirazione per l’equipaggio e inviare un messaggio al potenziale nemici della loro determinazione.

Abbiamo aperto la categoria POLENE sul nostro Blog redigendo  4 articoli [1] che sono stati di introduzione con notizie generali sulla loro storia ed origini e descrizione. Diversamente in questo articolo parleremo specificatamente delle polene più antiche con foto e didascalie esplicative.

  [1] Articoli correlati:    

Le polene, figure di prua (Parte 1 Cenni Storici) Cliccare qui  

Le polene, Figure di prua (Parte 2-Saperne di più)   Cliccare qui 

Le polene, figure di prua (Parte 3 Origini delle Polene)   Cliccare qui 

Le polene, Figure di prua (Parte 4 Descrizione)  Cliccare qui 

Anche se c’è ancora qualche veliero che naviga con una polena sotto la prua, l’antica usanza di decorare le navi con sculture lignee appare fortemente legata a una religiosità superstiziosa ormai quasi scomparsa.

Il termine polena deriva probabilmente dal francese poulaine o meglio da souliers à la poulaine, cioè le scarpe alla polacca caratterizzate dalla punta lunga e rialzata somigliante alla prua di una nave. Ma la sua storia è molto più antica: sappiamo che l’ateniese Licomede avrebbe dedicato ad Apollo le insegne della prima nave persiana catturata a Salamina (480 a.C.), insegne che dovevano essere presumibilmente delle sculture collocate sotto la prora.

Nelle navi vichinghe la decorazione prevedeva teste e forme mostruose, mentre in ambito cristiano dal Rinascimento in poi compaiono i santi e la Vergine Maria. A volte il personaggio raffigurato è reale e in relazione con il nome della nave. Rispetto alla rarità degli esemplari dell’antichità e del medioevo, numerose sono le polene databili tra il Seicento e l’Ottocento, periodo che può definirsi l’epoca d’oro di tali manufatti.

Polena nave Vichinga

La prua con una qualche scultura tipo testa di drago o spirale, era solo sulle navi reali, di un jarl o di un capo clan. Tutte le altre avevano la trave di prua senza nulla.                                                                       In alcune sepolture si sono trovate teste di drago non sulla prua ma di fianco alla salma. Più era elaborata la testa più era importante il morto.
In alcuni casi le teste scolpite con immagini probabilmente riferite alle divinità erano di tipo amovibile. Si fissavano sullo scafo e si toglievano alla bisogna. (per non offendere e spaventare gli spiriti del luogo)
Nelle foto una testa di drago della nave funeraria di Gogstad, una testa amovibile del museo di Copenaghen e una testa di drago ricostruita della nave reale di Haithabu.

Polena Vichinga. Testa di drago.

nave vichinga nella burrasca

Piombati sulla scena europea verso la fine dell’VIII secolo dopo Cristo, i Vichinghi si dimostrarono abili navigatori e carpentieri (oltre che guerrieri e predoni). Nel 1913 fu ritrovata, presso Oseberg, la nave sotto illustrata, della lunghezza di circa 21 m per una larghezza di circa 5 m nella parte più larga.

Nave Vichinga

Le due polene della nave Vikinga

Nave Vikinga: Pregevoli gli intarsi sulle estremità dello scafo e sul bordo alto delle murata

 

la Nave Vikinga culminana con due polene a forma di serpente attorcigliato

 

Costruzione delle navi Piccoli uomini al lavoro per approntare le navi destinate a solcare i grandi fiumi della Russia occidentale, da Novogord a Kiev, a Costantinopoli. Nelle polene a testa di drago si indovinano i drekar vichinghi, ereditati dalla cultura variaga.

Trascinare le navi sui rulli era l’unico modo per superare le rapide del Dnepr o, anche, per passare da un fiume all’altro, visto che il traffico mercantile, nella Rus’ kievana, era soprattutto fluviale. In questo splendido dipinto, lo sforzo fisico, affidato a figure senza nome, assurge a preciso impegno etico: il sacrificio dei singoli per il bene della comunità.

Le navi d’alto mare egizie in legno derivano logicamente da quelle utilizzate lungo il Nilo costruite col giunco, ma con alcuni accorgimenti strutturali per renderle atte a sopportare il mare aperto.

Il nome di barca “papiroforme”, deriva dal fatto che pur essendo costruita in legno aveva lo stesso disegno delle barche in giunco.

La barca solare di Cheope (2.600 a.C.) è una vera grande barca sepolta affianco alla piramide di Ghaza, scoperta e scavata nel 1954. Fu ricostruita in dieci anni: la barca solare di Cheope era per uso funerario ed era stata stata sepolta nell’ordine inverso alla costruzione.

Barca “papiroforme” Egiziana della barca solare di Cheope con di un’alta prora e poppa a forma di loto

La trireme è la nave antica da guerra, tipica delle flotte greche dal secolo VI al IV a. C. e in particolare di quella ateniese nei sec. V e IV. Una tradizione attribuisce l’origine della trireme all’Oriente e ai Fenici. In Grecia compare prima presso i Corinzi, fu poi adottata dai Corciresi e dai Greci di Sicilia e solo al principio del sec V dagli Ateniesi. Il nome le deriva dal numero degli ordini di remi: per alcuni trireme significa nave a tre ordini sovrapposti di remi, con i rematori sfalsati tra loro in senso verticale o orizzontale, per altri significa invece nave con tre rematori per banco, forse ad altezze leggermente crescenti verso l’interno.

Polena (anche rostro) TRIREME Ateniese

NAVI DA GUERRA ROMANE

Le navi romane erano essenzialmente di due tipi: le grosse navi da carico (naves onerariae), normalmente utilizzate per i traffici e in caso di guerra per i trasporti di uomini e materiali; e le più lunghe navi da battaglia (naves longae). Le navi da guerra erano: la Bireme, la Triremi, la Quadriremi, la Quinquiremi, la Esareme, la Deceris, l’Actuaria, la Liburna, la Caudicaria. C’erano poi le navi ausiliarie: adibite alla logistica (onerarie), al trasporto celere di truppe (attuarie) e di cavalli (ippagoghe), ai collegamenti (celoci), alle esplorazioni (speculatorie).

LA POLENA
Per quanto attiene le figure di prua le navi Romane le utilizzavano anche e soprattutto come rostri per affondare le navi nemiche. Sulla prua esistevano disegni-dipinti, quasi tutti raffiguravano due occhi apotropaici, uno per lato.
Nella parte anteriore delle navi romane, si ponevano spesso elementi distintivi quali il vello votivo dell’animale sacrificato agli Dei prima della partenza, oppure un occhio apotropaico, atto a tener lontane le influenze maligne. Per comprendere l’importanza della fortuna in mare basti pensare ai ritrovamenti archeologici di navi romane che avevano una moneta votiva d’oro collocata sempre nello stesso punto, cioè nella scassa dell’albero. Su un mosaico di trireme della flotta Miseno si vede un cavallino rampante a mo’ di polena.
A volte tale elemento distintivo è un rostro, a forma di testa di animale, o una decorazione in cima alla ruota di prua; e su questa verranno applicate le prime sculture che potremmo paragonare alle polene.

LA BIREME Romana

LA BIREME Cosiddetta perchè disponeva di due serie di rematori, usata fin dal V secolo a.c., subì nel corso del tempo poche modifiche. Lunga circa 23 m. e larga corca 3, con due file di rematori seduti sulla stessa panca. Aveva una vela di forma quadrata e riusciva a raggiungere discrete velocità grazie a peso e dimensioni ridotte. In seguito soppiantata dalla più funzionale e completa trireme. Era una navis longa, (nave lunga) cioè fatta più per contenere uomini e munizioni, che non per inseguimenti e velocità.

Trireme Romana

Trireme Romana

TRIREME

Cosiddetta perchè disponeva di tre serie di rematori, dotata di un rostro per speronare e di ponti mobili per agganciare le unità avversarie. In un secondo momento sulla prua venne eretta una torretta, dalla quale esperti arcieri tenevano i nemici sotto il loro tiro. Lungo i bordi correva una balconata praticabile per i combattenti. A poppa si trovava la cabina coperta del comandante, sovrastata dallo stendardo della nave e dalle insegne della flotta. Era la nave da guerra più comune.
Deriva il suo schema da precedenti modelli greci, modificati e snelliti. Misurava 40 metri di lunghezza e 5 e mezzo di larghezza e, dallo scafo emerso, sovrastava di un metro di altezza. Pesava tra le 240 e le 250 tonnellate. Aveva un quipaggio di 200 uomini, di cui 156 vogatori e un manipolo di una trentina di milites per l’arrembaggio: una quindicina tra ufficiali e sottoufficiali. Era comandato da un trierarca, probabilmente, le triremi ancorate a Miseno dovettero essere centinaia. Era una navis longa.

Quadrireme Romana

 

QUADRIREME

Cosiddetta perchè disponeva di quattro ordini di remi e risale al I sec.a.c. Rematori in servizio 240: di cui 15 Marinai e 120 Militi navali. Nata durante la prima guerra punica, cominciò ad operare in modo permanente solo con l’avvento del principato di Augusto, fino a tutto il V secolo. Montavano due corvi, uno a prua l’altro a poppa, diverse armi da assedio sul ponte: baliste e piccoli onagri, e una o due torri in legno sul ponte, identiche alle militari, per permettere agli arceri di tirare da posizione rialzata. Aveva 240 vogatori, 15 marinai e 120 fanti di marina in armatura. La quinquireme portava sottocoperta 300 vogatori, con 50 marinai e 120 fanti. Era una navis longa.

Quinquireme Romana

QUINQUREME

Cosiddetta perchè disponeva di quattro ordini di remi e risale al I sec.a.c. Rematori in servizio 240: di cui 15 Marinai e 120 Militi navali. Nata durante la prima guerra punica, cominciò ad operare in modo permanente solo con l’avvento del principato di Augusto, fino a tutto il V secolo. Montavano due corvi, uno a prua l’altro a poppa, diverse armi da assedio sul ponte: baliste e piccoli onagri, e una o due torri in legno sul ponte, identiche alle militari, per permettere agli arceri di tirare da posizione rialzata. Aveva 240 vogatori, 15 marinai e 120 fanti di marina in armatura. La quinquireme portava sottocoperta 300 vogatori, con 50 marinai e 120 fanti. Era una navis longa.

la ricostruzione francese della trireme voluta da Napoleone III°

Con l’ottocento iniziò il periodo del bragozzo che ampliò la diffusione di una robusta ed efficiente imbarcazione da pesca.

il bragozzo

Le decorazioni: Un tempo lo scafo dei bragozzi veniva abbellito con varie decorazioni. A prua erano dipinte ad olio figure alate nell’atto di suonare la tromba, dette ànzoli (Angeli), o soggetti sacri, insieme, ai lati, alle pesséte che, se contornate o incorniciate, dette bòli. Scopo di questi dipinti era, ovviamente, quello di ottenere la protezione dei Santi o della Madonna. Altri dipinti piuttosto comuni erano: colombe bianche col ramo d’ulivo, dischi solari, piccoli occhi (questi ultimi di chiaro significato apotropaico). Si tratta di tradizioni di origine cristiana o egiziana. Spesso i pescatori chioggiotti personalizzavano le loro imbarcazioni con disegni geometrici molto semplici sulle fiancate e sulle impavesate o con a prua stemmi o bandiere relativi al luogo di provenienza. Gli Angeli (Anzoli) erano dipinti di solito da qualche pescatore provetto nel disegno, che era appunto chiamato el pitoréto dei Anzoli. Sui bragozzi chioggiotti si vedevano sovente riprodotte immagini dei Santi Patroni, della Madonna della Navicella, della Passione di Gesù, di San Giorgio ecc. Altre pitturazioni si potevano osservare all’interno dello scafo, a prua e a poppa. A prua appariva un proprio e vero dipinto a olio, mentre sui parapetti dei boccaporti si ammiravano soggetti vari, a seconda della fantasia dei pescatori. A poppa la tradizione voleva che fosse dipinto, all’interno della murata, il nome del proprietario e la località di provenienza con nel mezzo un crocefisso, mentre all’esterno, sui fianchi, si riproduceva il nome della barca contornato da fantasiose cornici. Alcuni hanno visto in queste decorazioni del bragozzo una religiosità frammista ad elementi sacri e di superstizione, quando non si arrivava persino all’inserimento di antichissimi elementi paganeggianti. Tali erano nel concetto e nell’uso il pentàcolo (stella a 5 punte con raggi convergenti al centro oppure un cerchio che inscrive una stella), il vellus in uso nelle imbarcazioni più vecchie, i trabaccoli e le tartane, l’ òculus (figurante nelle imbarcazioni egizie e fenice oltreché sulle navi romane con funzione magica) e il penèlo, di cui si parlerà oltre. Questi erano gli ornamenti decorativi più comuni che apparivano un tempo nelle imbarcazioni chioggiotte.

Le decorazioni: dei bragozzi

Museo del mare di Pirano sono conservate ben poche polene, una di queste rappresenta il busto di una donna completamente dorato (cm 90x60x45). Ornava il veliero capodistriano “Corriere d’Egitto” ed era proprieta’ del capitano Nazario Zetto, e’ datata agli inizi dell’Ottocento. La figura femminile con lunghi capelli che le scendono sulle spalle, gli occhi sbarrati in un’espressione di orrore e con due serpenti annodati attorno al collo, rappresenta la figura mitologica di Medusa, avvolta in una tunica con drappeggi che le coprono il seno. La doratura le dona una forte espressivita’ e la circonda di un alone divino. www2.arnes.si

Medusa, XIX secolo – Museo del mare di Pirano-

La polena piu’ grande esposta nel Museo (cm 110x146x58), rappresenta un cavallo marino. Come la scultura di medusa, anche questa ornava la prora di una nave capodistriana.

Cavallo marino, XIX sec. – Museo del mare di Pirano-

Polena piranese e’ quella che raffigura un mostro marino (cm 35x20x20). Simili polene si trovavano su imbarcazioni da pesca e da trasporto. Tutte le polene di questo tipo hanno la particolarita’ di avere la bocca aperta e gli occhi marcati.

Mostro marino, seconda meta’ del XIX sec. – Museo del mare di Pirano-

La polena che visivamente sembra piu’ antica rappresenta la figura femminile a corpo intero (cm 73x30x20). La posa eretta e i modesti drappeggi terminati a triangolo nella parte bassa, ci inducono a pensare trattarsi di una figura religiosa, forse una Madonna, protettrice dei marinai. Poiche’ e’ un esempio tipico di arte popolare e’ possibile comunque che si tratti di una giovane donna, forse proprietaria o moglie del proprietario dell’imbarcazione per la quale la polena era stata commissionata.

Madonna, XIX sec. (Barbara) – Museo del mare di Pirano-

Nereide, fine XIX o inizi XX sec. – Museo del mare di Pirano-

Polena della raccolta del Museo del Mare di Pirano rappresenta una Nereide (cm 60x30x20). La piccola e slanciata figura di donna, con le mani sulla nuca, il corpo nudo e un drappeggio sui fianchi si conclude in una voluta. Questa polena, fu acquistata a Pirano nel XIX secolo e forse anche agli inizi del Novecento, ornava un’imbarcazione piranense.

La polena di un verde scuro e cupo risale al XIX secolo ed era di proprieta’ del signor Antonio Fonda-Savio di Trieste. La figura mitologica, con la testa e la criniera da cavallo e la parte posteriore simile ad un cavallo marino, non e’ un esempio isolato. Un’altra polena conservata nel museo e’ a forma di vello (cm 52x35x35). La scultura dai ricci finemente scolpiti probabilmente ornava un trabaccolo dato che una polena identica che un tempo si trovava sull’asta prodiera di un vecchio trabaccolo veneziano, e’ conservata nel Museo Navale di Venezia. La polena di Pirano risulta notevolmente danneggiata in quanto per un certo tempo e’ stata usata come ceppo per spaccare la legna. www2.arnes.si

Vello, XIX sec. – Museo del mare di Pirano-

 “Articolo a scopo didattico-istruttivo, divulgativo ed informativo“

“Articolo a scopo didattico-istruttivo, divulgativo, informativo e ricreativo“


5 comments

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