Le polene, figure di prua (Parte 3 Origini delle Polene)

* Le POLENE o Figure Di Prua- nel mondo e nei secoli * the figurehead, figure de proue, figurehead, testaferro

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Origini delle Polene- Pezzi di Storia

Occhi apotropaici scolpiti e dipinti su un trabaccolo del Museo della Marineria di Cesenatico.
La nave ha per gli Antichi una personalità sua propria, ed è dedicata a una divinità, di cui porta spesso il nome, che è “presente” a bordo a proteggere i marinai.
Spesso tale presenza è simbolicamente rappresentata da un occhio apotropaico (cioè inteso ad annullare e allontanare influssi maligni), dipinto ai lati della prua per accentuare la protezione già assicurata dalla polena.

La prua è infatti il punto cruciale della nave, intesa quasi come elemento vivente, che si fa strada attraverso le acque infide e avverse. Ecco, quindi, sulla prora una figura, solitamente femminile, alla quale spesso corrisponde simmetricamente un’analoga figura tutelare a poppa.

L’ origine delle polene sembrerebbe risalire alla battaglia di Salamina (480 a.C.), quando l’ateniese Licomede avrebbe offerto ad Apollo le insegne della prima nave persiana catturata.

Le polene esercitano ancora una forte suggestione, sono accuratamente conservate in collezioni pubbliche e private, sono ricercate dal mercato antiquario, e sono state immortalate nella letteratura e nella poesia.
(Gli elementi per la seguente compilazione sono stati tratti da Campodonico, 2002, e da Serafini, 1997)

Pezzi di storia

Verso la fine del Medioevo andavano di moda delle calzature a punta e ricurve all’insù, lunghe sino a 60 cm, sostenute con stecche di balena. Furono chiamate in francese souliers à la poulaine (scarpe alla polacca). guerriero
Quando agli inizi del secolo XVI si cominciò a costruire navi con bordi alti sull’acqua e prue allungate e rialzate, si trovò del tutto naturale ornarle con decorazioni che in breve tempo divennero figure scultorie imponenti e spesso vere e proprie opere d’arte. Queste figure presero il nome di polene, dal tipo di scarpe in voga a quei tempi (termine attestato fin dal 1573).
Ma la nascita della polena precede di molto la parola che la indica. Nasce dal bisogno dell’uomo primitivo (ed anche di quello più… evoluto!) di superare quel senso di sgomento e di oscuro timore che lo assale quando si avventura sul mare e, in un certo senso, ne viola il mistero. occhi
Un qualcosa che oscilla tra senso del sacro e superstizione. Un segno evidente ne è quell’occhio umano che compare sin dall’antichità sulla prua di tante imbarcazioni e che sembra scrutare tra le onde, o aldilà di esse, l’altro occhio, quello cattivo (o mal occhio), che si pensava potesse insidiare, non visto, la sicurezza della nave.

Le polene, quindi, oltre ad essere elementi che rifiniscono in bellezza l’estremità anteriore di un’imbarcazione, oltre ad essere elementi di identificazione della nave per gente che non sapeva leggere, oltre a dimostrare la ricchezza e la potenza del proprietario o essere ambasciatrice della Victory grandezza di una nazione presso altri popoli, erano soprattutto l’anima della nave, la sua identità, ciò che le imprimeva una personalità inconfondibile. Cutty Sark
Per questo le polene non si distruggevano mai, dovevano sopravvivere alla nave stessa, anche in caso di demolizione.
Per questo da ogni polena emana un fascino particolare che ne fa un oggetto prezioso da conservare e da esporre in luoghi particolarmente significativi, in collezioni private, musei e simili.
Decorare la prua delle navi con l’oculus apotropaico (occhio che allontana le forze del male), con altri disegni, incisioni ed anche vere e proprie polene, è testimoniato sin dall’antico Egitto. Tra i greci, ma soprattutto tra i fenici, troviamo oltre all’oculus anche polene abbastanza raffinate.
I romani, pur conoscendo la polena, si dedicarono soprattutto a perfezionare il rostro, che consisteva in uno sperone fissato sulla prua della nave, usato per sfondare le navi nemiche e/o distruggerne gli impianti remieri. Spesso questi speroni avevano la punta di bronzo, modellata a forma di testa di animale.
Nell’Alto Medioevo il Mediterraneo divenne praticamente un bacino islamico, dove si diffuse una vera e propria allergia alle raffigurazioni di soggetti umani, e le polene decaddero. Ripresero con i vichinghi: sulle prue molto alte delle loro navi svettavano teste di serpente, di uccelli rapaci o di draghi, che bene esprimevano la loro furia aggressiva e spietata. polena
Ma l’epoca d’oro della polena è compresa tra i secoli XVI e XVII, con una straordinaria fioritura di soggetti di tutti i tipi e tutte le dimensioni: figure di animali, soggetti allegorici, mitologici, religiosi, personaggi storici….
Una bella polena era fonte di orgoglio per il proprietario, per i marinai e per tutti coloro che si identificavano in qualche modo con l’imbarcazione, per cui non si guardava a spese. Ma dal secolo XVIII il settore si venne gradatamente ridimensionando sia per i costi eccessivi, sia per le difficoltà che polene troppo pesanti creavano in mare, sia anche per quel lento superamento della visione magica del mondo al centro del quale la polena si è sempre collocata.

Con l’avvento degli scafi in ferro e lo sviluppo della navigazione a vapore, polene e decorazioni in genere decaddero considerevolmente. Ma non scomparirono mai del tutto. Continuarono a sopravvivere su velieri molto veloci, sui clipper, su imbarcazioni private, insieme a polene sempre più rare, blasoni araldici, stemmi delle varie compagnie, semplici simboli…
Tutti elementi di una tradizione mai spenta, che continua a sopravvivere in tutti gli ambienti di mare e a raccontare silenziosamente le più belle pagine di quell’interminabile sfida tra l’uomo e il mare.Fonte gazzettadisanta.eu

 “Articolo a scopo didattico-istruttivo, divulgativo ed informativo“

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