Marsili ,vulcano sommerso nel Tirreno il più esteso d’Europa

Marsili – vulcano sommerso nel Tirreno

Marsili - vulcano sommerso nel Tirreno

Marsili – vulcano sommerso nel Tirreno

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In Italia vi sono molti vulcani sulla terra ferma ed in mare quelli emersi ed i sommersi. Dalla foto possiamo vedere quelli presenti nel sud del tirreno. Quelli colorati sono i vulcani emersi mentre i grigi sono i  seamount.  Un seamount è un monte che si eleva sulla crosta oceanica senza tuttavia raggiungere la superficie a livello del mare.

vulcani Italia meridionale Tirreno

Oggi parleremo del Marsili, prossimamente ne osserveremo altri altrettanto interessanti.

 Vulcani emersi e sommersi: prevenire le eruzioni?

Il Marsili è un vulcano sottomarino localizzato nel Tirreno meridionale e appartenente all’arco insulare Eoliano. Si trova a circa 140 km a nord della Sicilia ed a circa 150 km ad ovest della Calabria ed è il più esteso vulcano d’Europa

È stato indicato come potenzialmente pericoloso, perché potrebbe innescare un maremoto che interesserebbe le coste tirreniche meridionali.

Morfologia

Scoperto negli anni venti del XX secolo e battezzato in onore dello scienziato italiano Luigi Ferdinando Marsili, questo vulcano sottomarino è stato studiato a partire dal 2005 nell’ambito di progetti strategici del CNR per mezzo di un sistema multibeam, ovvero un sonar multifascio che irradia il fondo marino con onde acustiche perpendicolari alla rotta della nave permettendo così di rilevare una fascia di fondale di larghezza circa quattro volte la profondità dell’acqua e con reti integrate di monitoraggio per osservazioni oceaniche. Con i suoi 70 km di lunghezza e 30 km di larghezza (pari a 2100 chilometri quadrati di superficie) il Marsili rappresenta uno dei vulcani più estesi d’Europa. Il monte si eleva per circa 3000 metri dal fondo marino, raggiungendo con la sommità la quota di circa 450 metri al di sotto della superficie del mar Tirreno.

Marsili (o Marsigli), Luigi Ferdinando. – Scienziato, naturalista, viaggiatore e militare (Bologna 1658 – ivi 1730)  ma soprattutto osservatore curioso e instancabile dei più esotici e singolari contesti umani, sociali e politici in cui si trovò ad operare nel corso di una carriera diplomatica e militare che lo catapultò nel cuore dell’Impero Ottomano.

Marsili (o Marsigli), Luigi Ferdinando.

Non compì studî regolari, ma frequentò a Padova e Bologna maestri insigni (G. Montanari, M. Malpighi). Nel 1679 si recò a Costantinopoli, di dove ritornò dopo 11 mesi passando per Adrianopoli, Sofia, la Bosnia, Spalato e Venezia, raccogliendo osservazioni per le sue prime opere (notevoli le Osservazioni intorno al Bosforo Tracio, 1681). Arruolatosi nell’esercito imperiale di Leopoldo I, fu inviato alla fortezza di Giavarino (Győr), della quale preparò un piano di fortificazione, eseguendo pure rilievi nei dintorni. Ferito e fatto prigioniero dai Turchi, fu in seguito riscattato (1684); l’anno dopo riprese servizio e raccolse un gran numero di dati e notizie su Buda. Continuò anche in seguito a raccogliere materiali scientifici, che gli permisero di comporre l’opera Danubius Pannonico-Mysicus (1726). Iniziatasi la guerra di successione di Spagna, contribuì alla difesa di Breisach, ma, in seguito alla resa, fu degradato. Degli anni 1706-08 sono le ricerche oceanografiche, pubblicate nell’Histoire physique de la mer (1725). Nel 1711 fondò a Bologna l’Istituto delle scienze, a cui donò molti materiali. Può considerarsi il fondatore dell’oceanografia.

Bacino del Marsili

L’area batiale costituita dal bacino del Marsili è caratterizzata da un basamento a crosta oceanica (o pseudooceanica) con uno spessore crostale ridotto a soli 10 km, analogo a quello dell’area batiale dell’adiacente bacino del Vavilov, sito a occidente del Marsili. La presenza di una crosta sottile è tipica del vulcanismo di retro-arco, dove predominano le rocce tholeiitiche. I bacini di Marsili e Vavilov sono divisi da una soglia batimetrica con direzione Nord-Sud e spessore crostale di 15 km, quindi più elevato. Il bacino del Marsili è il settore oceanizzato più recente (2 Ma è una unità di tempo uguale ad un milione di anni) del bacino di retro-arco del Mar Tirreno, ancora immaturo, ed il monte sottomarino Marsili, che ne occupa la parte assiale, costituisce l’unico elemento significativo, dal punto di vista topografico, della piana abissale. Secondo l’interpretazione di Marani, il vulcano sottomarino Marsili è un centro di espansione dilatato del bacino Marsili.

Il Marsili (schema vulcano sottomarino)

Rischi potenziali

vulcano seamount

I fenomeni vulcanici sul monte Marsili sono tuttora attivi e sui fianchi si stanno sviluppando numerosi apparati vulcanici satelliti. I magmidel Marsili sono simili per composizione a quelli rilevati nell’arco Eoliano, la cui attività vulcanica è attribuita alla subduzione di antica crosta Tetidea (subduzione Ionica).Si stima che l’età d’inizio dell’attività vulcanica del Marsili sia inferiore a 200 mila anni. Sono state inoltre rilevate tracce di collassi di materiale dai fianchi di alcuni dei vulcani sottomarini i quali potrebbero aver causato maremoti nelle regioni costiere tirreniche dell’Italia meridionale.

Assieme al Magnaghi, al Vavilov e al Palinuro, il Marsili è inserito fra i vulcani sottomarini pericolosi del Mar Tirreno. Mostra, come già avvenuto per il Vavilov, il rischio di un esteso collasso in un unico evento di un crinale del monte. Inoltre, rilievi idrogeologici fatti in acque profonde indicano l’attività geotermica del Marsili insieme a quella di: Enarete, Eolo, Sisifo, e la Secca del Capo, altre fonti idrotermali profonde del Tirreno meridionale.

Nel febbraio 2010 la nave oceanografica Urania, del CNR, ha iniziato una campagna di studi sul vulcano sommerso. Sono stati rilevati rischi di crolli potenzialmente pericolosi che testimoniano una notevole instabilità. Una regione significativamente grande della sommità del Marsili risulta inoltre costituita da rocce di bassa densità, fortemente indebolite da fenomeni di alterazione idrotermale; cosa che farebbe prevedere un evento di collasso di grandi dimensioni.

Il sismologo Enzo Boschi, presidente dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), ha dichiarato:

« La nostra ultima ricerca mostra che il vulcano non è strutturalmente solido, le sue pareti sono fragili, la camera magmatica è di dimensioni considerevoli. Tutto ciò ci dice che il vulcano è attivo e potrebbe entrare in eruzione in qualsiasi momento. »

« Il cedimento delle pareti muoverebbe milioni di metri cubi di materiale, che sarebbe capace di generare un’onda di grande potenza. Gli indizi raccolti ora sono precisi, ma non si possono fare previsioni. Il rischio è reale e di difficile valutazione. Quello che serve è un sistema continuo di monitoraggio, per garantire attendibilità.»

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COME SI RISVEGLIA UN VULCANO SOTTOMARINO?
Sono stati resi noti i segnali che indicherebbero il risveglio di un vulcano sottomarino: la scoperta, pubblicata sulla rivista Nature Geoscience, si deve a tre studi coordinati da tre ricercatori americani e potrebbe dare un importante contributo per prevedere le eruzioni sottomarine che rappresentano la stragrande maggioranza del vulcanismo della Terra.

I lavori coordinati da Chadwick William, Robert Dziak entrambi della Oregon State University e da David Caress dell’Istituto di Ricerca Monterey Bay Aquarium, si basano sul monitoraggio del vulcano sottomarino Axial Seamount, situato nell’Oceano Pacifico, a largo delle coste degli Stati Uniti, prima e dopo l’eruzione nel mese di aprile 2011. Questa eruzione era stata prevista con successo dagli stessi autori che avevano individuato un arco di tempo durante il quale poteva avvenire e ora i lavori descrivono i segnali precursori del “risveglio” del vulcano. Per monitorare l’Axial Seamount, uno dei vulcani sottomarini piu’ attivi del mondo, i ricercatori hanno usato un robot sommergibile per analizzare il fondale marino, sensori di pressione per misurare l’innalzamento e l’abbassamento del fondale, strumenti per registrare i piccoli terremoti generati dal magma che si muove nella crosta terrestre.

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Come prima cosa, è stato documentato un aumento graduale del fondo del mare di quasi 20 centimetri in un periodo di diversi mesi, seguito da un brusco sollevamento di 7 centimetri avvenuto in meno di un’ora prima della comparsa dell’eruzione.

Durante l’eruzione, durata sei giorni, che ha fatto svuotare il serbatoio di magma, il fondale marino si è poi come “sgonfiato”, abbassandosi di due metri.

Questi movimenti del suolo, sottolineano gli esperti, indicano il riempimento graduale del serbatoio del magma sotto la superficie e il successivo svuotamento.

Nelle due ore prima dell’eruzione, i ricercatori, hanno inoltre registrato uno sciame intenso di terremoti.

La cosa più interessante è che con questi studi, è la prima volta in assoluto che si dimostra la correlazione tra sismicità, deformazione del fondo marino e l’intrusione di magma in un vulcano sottomarino, con un successiva eruzione vulcanica.
Gli strumenti – ha rilevato Dziakhanno registrato i segnali di migliaia di piccoli terremoti in pochi minuti, generati dal magma che sale infiltrandosi nelle crepe della crosta e che ci hanno permesso di tracciare chiaramente la risalita del magma“.

FONTE: meteoweb.eu

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Il progetto Marsili: Marsili Project Eurobuilding

Marsili Project, un progetto tutto italiano, per sviluppare la prima centrale geotermica offshore al mondo

Dopo il tam tam allarmistico dell’estate 2012, che indicava nel vulcano Marsili la causa prossima di uno tsunami in grado di spazzare via gran parte del Sud Italia, oggi la seamont fa di nuovo notizia per il suo potenziale sfruttamento come prima fonte di approvvigionamento di energia geotermica offshore. Un ruolo decisamente più ‘positivo’, sul quale si sono accesi i riflettori grazie al Marsili Project Eurobuilding.

Il progetto Marsili: Marsili Project Eurobuilding

Iniziato nel 2005, il progetto si propone di “realizzare una centrale geotermica a mare sfruttando l’enorme giacimento di fluidi geotermici del vulcano sottomarino Marsili“, attraverso una collaborazione sinergica tra l’azienda leader nel settore delle opere civili, delle infrastrutture e del ripristino dei dissesti idrologici Eurobuilding S.p.A. (Eurobuilding S.p.A. è leader nazionale nell’ambito dell’ingegneria naturalistica, nel settore delle opere civili e delle infrastrutture) e un comitato scientifico composto dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanolgia INGV, dal Centro di Ricerche e Studi Sperimentali per le Geotecnologie dell’Università di Chieti CeRS-GEO, dall’Istituto di Scienze Marine ISMAR del CNR e dall’Università Politecnica di Bari.

Il progetto Marsili: Marsili Project Eurobuilding

Come spiegato infatti dal geologo marino di Bologna Diego Paltrinieri al sito distrettoenergierinnovabili.it, sia il Marsili che gli altri vulcani marini si comportano come “bollitori” con “un coperchio costituito da uno strato sedimentario“, al cui interno l’acqua “è sottoposta a una pressione che supera i 200 bar e a una temperatura ipotizzata di 400-500° C, che corrispondono a “una fase della vita del vulcano matura per sfruttare la geotermia, perché il suo magma ha alta capacità di generare elettricità“. Nello specifico, il vulcano Marsili potrebbe garantire 200 Megawatt di energia (ovvero la stessa quantità prodotta da una centrale nucleare) con soli 4-5 pozzi di sfruttamento.

Diego Paltrinieri geologo marino di Bologna

Rivoluzionario progetto geotermico offshore

La localizzazione dei pozzi pilota è stata effettuata con quella che corrisponde alla fase I del Marsili Project – ovvero l’esplorazione – e dunque ora la palla passa al Ministero dell’Ambiente, cui spetta dare il via libera ai lavori e all’eventuale costruzione di una centrale geotermica. Quanto tempo ci vorrà? A oggi non è possibile dirlo: l’interesse da parte delle istituzioni c’è (due mesi fa è stato approvato un decreto che indica l‘energia geotermica come energia alternativa nazionale) e anche dal punto di vista della sicurezza il progetto di Eurobuilding S.p.A. non presenta punti deboli, dal momento che le piattaforme sarebbero collocate a 80/100 Km dalla costa e che il rischio terremoto (e tsunami) è stato escluso dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia dopo un’accurata analisi dell’intera zona siciliana, calabra e campana.  Fonte: mondoecosostenibile.it

Il Video: SUD ITALIA RISCHIO TSUNAMI DISASTRO POSSIBILE VULCANO MARSILI

“Articolo a scopo didattico-istruttivo, divulgativo, informativo e ricreativo“


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