NITROX Specialità d’immersione subacqua

NITROX Specialità d’immersione subacqua

NITROX Specialità d’immersione subacqua

NITROX Specialità d’immersione subacqua

NITROX, alcune notizie al riguardo
A cura di
Sergio Discepolo & Manuela Bonacina

Nonostante il Nitrox venga costantemente pubblicizzato e che insistenti voci provenienti dagli U.S.A., sua patria d’origine, abbiano più volte affermato che esso avrebbe ben presto soppiantato l’aria come miscela di scelta nelle immersioni a carattere ricreativo sia durante i corsi che nelle immersioni quotidiane, in Italia non è che abbia avuto poi tutto questo successo, tant’è che non ci capita di vederlo impiegato con frequenza, anzi, malgrado se ne parli da diversi anni, ci è parso di capire che le idee sull’argomento siano tuttora poco chiare, visto quanto spesso il Nitrox venga ancora confuso o addirittura assimilato ad altri tipi di miscele come il Trimix e l’Heliox.
Sicuramente il Nitrox ha davvero una sua ben precisa e specifica collocazione nel variegato mondo della subacquea, potendo talvolta porsi effettivamente come miscela d’elezione, ma a nostro avviso, soltanto in ben determinate circostanze.

Cos’è il Nitrox (Enriched Air Nitrox)?
Innanzitutto il termine Nitrox andrebbe riferito ad una miscela respiratoria contenente una percentuale di azoto (in inglese Nitrogen) superiore a quella normalmente presente nell’aria (che, com’è noto, è composta da circa il 78% di azoto, 21% di ossigeno, 1% di gas rari e che pertanto viene anche denominata normo-ossica), mentre viceversa per le miscele respiratorie contenenti meno azoto e più ossigeno, come è in realtà ciò di cui stiamo parlando, la definizione più corretta sarebbe quella di “Aria Arricchita”.
Nella pratica, invece, il nome Nitrox viene abitualmente riferito proprio a quest’ultima formula, essendo la dicitura abbreviata del termine Enriched Air Nitrox (EAN) ed è entrato talmente nell’uso comune che anche noi, per semplicità, ci riferiremo ad essa utilizzando indifferentemente entrambi i termini.
Contrariamente poi a quanto comunemente ritenuto in giro, il Nitrox non è una scoperta recente, ma risale al lontano 1943, allorché un medico americano di nome Lambertsen propose l’impiego di miscele contenenti più ossigeno e meno azoto per ridurre gli obblighi decompressivi nelle immersioni poco profonde a carattere commerciale e militare.
Nei primi anni ‘70 il NOAA (National Oceanic and Atmospheric Administration), un importante ed autorevole istituto di ricerca americano, cominciò ad impiegarlo assiduamente nelle proprie immersioni a carattere scientifico e la vasta esperienza accumulata nel corso del tempo ha fatto sì che le metodiche di impiego applicate dal NOAA siano diventate poi gli standard delle linee guida per l’uso del Nitrox sia nelle immersioni di tipo “tecnico” che in quelle ricreative.
Attualmente vengono fondamentalmente impiegati due tipi di Nitrox cosiddetti “standard”:
l’EAN I, contenente il 32% di ossigeno ed il 68% di azoto,
l’EAN II, composto dal 36% di ossigeno e dal 64% di azoto,
sono inoltre già numerosi i computer a disposizione del pubblico in grado di elaborare profili di immersione per l’uso di miscele a percentuali fisse e/o variabili di ossigeno e azoto.

Perchè Nitrox
Ma perché usare il Nitrox e quali sono i vantaggi pratici che se ne ricavano dal suo impiego?
Essendo l’assorbimento ed il successivo accumulo d’azoto nel nostro organismo il responsabile primario della comparsa di sintomi da MDD (Malattia Da Decompressione), appare subito ovvio che respirare una miscela contenente minori percentuali di azoto permette di ridurne l’assorbimento e quindi di aumentare i tempi di fondo consentiti in curva di sicurezza o, a parità di tempi di permanenza, di ridurre il rischio di comparsa di sintomi di MDD.

I vantaggi del Nitrox
Rispetto all’impiego di Aria, l’uso del Nitrox permette quindi immersioni prolungate ed intervalli di superficie minori in caso di ripetitive (oppure ripetitive più lunghe con gli stessi intervalli di superficie).
In alternativa il Nitrox consente di effettuare immersioni con gli stessi tempi di fondo usualmente calcolati con l’impiego di Aria, riducendo però considerevolmente la possibilità di comparsa di sintomi di MDD soprattutto nei soggetti più a rischio a causa di fattori quali età, sesso, obesità, fumo, freddo, disidratazione, assunzione di farmaci etc.
Prerogativa del Nitrox sembra anche essere quella di una minore sensazione di spossatezza e sonnolenza al termine dell’immersione, fenomeno piuttosto comune con l’impiego di Aria, ma che talvolta si manifesta oltre quel normale livello di affaticamento che ci si aspetterebbe dopo una consueta performance psico-fisica.
Questa sensazione, che viene attribuita all’accumulo nei tessuti di micro-bolle silenti, pare manifestarsi meno frequentemente in coloro che impiegano il Nitrox, essendo inferiore la quantità di azoto assorbito.
Analoga riduzione in frequenza ed in intensità è stata riportata inoltre per quel che riguarda l’eventuale comparsa di sintomi di narcosi d’azoto, anche se a ciò può concorrere in misura notevole la minor profondità cui generalmente si è costretti ad operare impiegando questo tipo di miscela.

Detto questo, sembrerebbe che il Nitrox possa rappresentare la panacea, la soluzione di tutti o quasi quei problemi normalmente connessi con l’uso delle bombole, anche se ovviamente le cose non stanno propriamente così.
A livello clinico è infatti ormai ben noto che l’ossigeno, se respirato in concentrazioni e/o per tempi su
periori ad una certa soglia critica può dare adito ad una sintomatologia tossica a carico soprattutto del Sistema Nervoso Centrale ma anche, sebbene in misura meno grave, a livello dell’apparato polmonare.
Le convulsioni che ne derivano, pur non determinando di per sé la morte del soggetto, ne possono però provocare il decesso per annegamento.
La suscettibilità individuale alla tossicità da ossigeno è alquanto variabile e questa può mutare, anche nello stesso soggetto, in periodi diversi; da ciò scaturisce la limitazione più importante nell’impiego delle miscele iper-ossigenate come il Nitrox, che è quella di non superare in nessun caso la soglia di profondità massima prevista per la specifica miscela utilizzata.
A differenza della narcosi d’azoto, il cui manifestarsi è in genere graduale ed avvertibile per cui un subacqueo esperto è quasi sempre in grado ed ha tutto il tempo di porvi rimedio risalendo lentamente a profondità minori, la tossicità da ossigeno spesso si manifesta repentinamente e le convulsioni possono sopravvenire senza alcun preavviso.
In pratica, se utilizzando l’aria il limite di profondità per l’immersione ricreativa è di 39 mt., questo tetto può però essere considerato abbastanza “flessibile” in quanto, pur aumentando il rischio (di MDD, di narcosi da azoto e di esaurimento dell’aria), se si attuano le dovute precauzioni non si presentano in genere seri pericoli immediati almeno fino ai 56 mt. (e, per i più esperti ed allenati, anche oltre), mentre con il Nitrox i limiti consentiti per le varie percentuali di EAN vanno considerati come assolutamente tassativi.
Oltre a ciò, i maggiori problemi associati all’impiego del Nitrox derivano dalla preparazione della miscela e dalla sua manipolazione; questi procedimenti risultano ancora alquanto macchinosi e più costosi rispetto all’impiego di aria e questo forse è stato il motivo che ne ha maggiormente limitato, finora, la diffusione.
Elevate concentrazioni di ossigeno, com’è noto, comportano un aumentato rischio di incendio o esplosione e le attrezzature con esso utilizzate richiedono particolari standard di sicurezza; in pratica, esse devono risultare ossigeno-compatibili.
Tra le altre cose è infatti necessario rimuovere ogni traccia di grassi e/o di qualsiasi altra sostanza in grado di “reagire” con l’ossigeno ad elevate concentrazioni, infiammandosi o esplodendo, da tutte le attrezzature con le quali la miscela viene a contatto, bombole ed erogatori compresi.
In particolare, le bombole devono essere specificatamente approntate e contrassegnate con la scritta “nitrox” ben in evidenza.
Il controllo del contenuto della bombola, effettuato con appositi analizzatori di ossigeno, deve essere almeno duplice: uno eseguito dall’addetto alla ricarica, l’altro personalmente dall’utilizzatore finale immediatamente prima dell’immersione.

Nitrox: quando e perché
Alla fin fine, valutati tutti i pro ed i contro, può essere conveniente immergersi con il Nitrox?
A questo quesito non c’è una risposta definitiva: il tutto dipende dalla frequenza con la quale ci immergiamo, dal tipo di immersioni in programma e dal tipo di Nitrox prescelto.
In parole povere se il nostro scopo è soltanto quello di prolungare il tempo di fondo, solo in alcune ben determinate circostanze trarremo vantaggi dall’impiego di questa tecnica (e cioè in quelle immersioni “quadre” effettuate su di un fondale piatto o su un relitto a profondità comprese tra i 30 e i 39 mt. a seconda del tipo di EAN utilizzato) poiché a profondità inferiori si finirebbe l’aria molto prima di raggiungere i limiti di non decompressione mentre a profondità maggiori il rischio risulterebbe davvero troppo elevato.
Se invece lo scopo è quello di aumentare la sicurezza in acqua riducendo la possibilità di comparsa di MDD soprattutto in chi ritiene di essere un soggetto a rischio per motivi di età, fumo o sovrappeso o perché è uso effettuare molte immersioni nel corso dell’anno, ripetute e/o riavvicinate nel tempo, come frequentemente avviene nel corso di una vacanza improntata all’attività subacquea, l’idea di partecipare ad un breve e divertente corso per imparare l’uso del Nitrox va presa seriamente in considerazione, in particolare se questo verrà poi usato con le normali tabelle o con computer tarati sull’aria.

Nitrox Analizzatore d’ossigeno portatile

Analizzatore d’ossigeno portatile

Si tratta di uno strumento utilizzato per misurare la percentuale di ossigeno presente in un flusso di gas. È costituito da un sensore elettrochimico d’ossigeno, che genera una tensione elettrica proporzionale alla concentrazione di ossigeno, e un dispositivo che legge questa tensione e la indica su un display sottoforma di percentuale. Il sensore d’ossigeno invecchia rapidamente se non utilizzato e per ottenere misurazioni affidabili deve essere cambiato periodicamente

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