PIRATERIA: ARMATORI TEDESCHI: «SOLDATI SULLE NAVI»

Le compagnie marittime tedesche e il governo sono in trattative per l’impiego di personale militare o della polizia federale a bordo delle navi mercantili dirette nel Golfo di Aden, e bersaglio dei pirati. Solo lo scorso anno, secondo una stima fatta dall’associazione One Earth Future, le bande somale hanno incamerato complessivamente 12 miliardi di dollari in riscatti per navi sequestrate, in media 5,4 milioni di dollari per nave. Secondo gli studi dell’Imb Piarcy Reporting Centre, gli attacchi nel 2010 sono stati complessivamente 1.181, per un totale di 638 marittimi sequestrati.

A confermare trattative con il governo è Niels Stolberg, presidente e amministratore delegato del gruppo Beluga, che negli ultimi tempi ha visto diverse delle sue navi messe sotto tiro dai pirati. «L’ipotesi è quella di dislocare delle navi in varie zone, come ad esempio il Canale di Suez, lo Sri Lanka e le Seychelles. Qui potrebbe rimanere di stanza il personale di sicurezza, destinato poi a salire e accompagnare le navi nelle zone più “calde” dell’Oceano Indiano». Il ministero della Difesa tedesco non ha ancora preso una decisione. Di fatto, tutto è nelle mani del dicastero economico, da dove però fanno trapelare qualche dubbio: «Si tratterebbe di una soluzione molto costosa, sia sotto il profilo organizzativo, sia sotto quello logistico.

Ma la soluzione, sostiene Stolberg, potrebbe anche avere un ritorno economico per le casse del Paese: molti armatori sarebbero infatti incentivati, per la protezione data alle navi da Berlino, a portare sotto bandiera tedesca le proprie unità.«Per ora, sto solo perdendo soldi – conclude l’armatore -. Pago 200 mila dollari in più per ogni viaggio, perché per evitare Suez le mie navi circumnavigano l’intera Africa. E le dotazioni di sicurezza mi costano 10 milioni per ognuna delle unità della mia flotta».

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.