PIRATI LE PROVVISTE A BORDO
PIRATI LE PROVVISTE A BORDO
Per i pirati affamati, il menù non era molto vario e quando c’era carne fresca di solito si trattava di tartarughe, abbondanti in tutte le isole dei Caraibi, costituivano una delle poche risorse di cibo fresco, agili in mare, questi animali corazzati erano lenti a terra e facili prede, a bordo della nave, il cuoco poteva tenere le tartarughe vive nella stiva, fino a quando arrivava il momento di cucinarle, le loro uova erano poi una ghiottoneria molto apprezzata, si trasportavano pollame vivo, per rifornirsi d’uova e carne fresca, se non si riusciva a catturare tartarughe, e il pesce non abboccava, i pirati sopravvivevano con legumi, patate, spezie ed erbette essiccate e con gallette o carne secca, che innaffiavano con birra o vino, a bordo di una nave la galletta era il cibo principale. Nei lunghi viaggi una dieta povera poteva far ammalare i marinai di scorbuto, causato dalla mancanza di vitamina C, nel 1753 fu scoperto che mangiare frutta fresca, agrumi in particolare, preveniva questa malattia.
I marinai non conoscevano metodi per conservare l’acqua, che divenne ben presto imbevibile: preferivano quindi la birra, tutte le navi ne trasportavano grandi quantità, generalmente in barili e non in bottiglie.
Tutti i pirati dovevano darsi da fare per mandare avanti la vita di bordo, cucina inclusa.
Il Pirata
Il pirata è quella figura che solitamente associamo all’uomo libero dalle costrizioni, avventuriero e ribelle. In parte è vero ma, stando al Capitano inglese Charles Johnson (autore misterioso del libro Storia generale dei pirati del 1724), sulla nave esistevano delle regole ferree per poter vivere e godere della propria porzione di provviste e liquore.
Dal libro sui pirati di Charles Johnsons la vita a bordo di una nave pirata era piena di contrasti. Sulle navi non mancava il lavoro per l’equipaggio impegnato in una costante manutenzione della nave. Le regole che l’equipaggio doveva rispettare erano poche ma molto dure.
La Storia generale dei pirati (A General History of the of the Robberies and Murders of the most notorious Pyrates) del Capitano Charles Johnson, pubblicata per la prima volta a Londra nel 1724, è un’opera che presenta le vite dei pirati più celebri del suo tempo alternando fatti storici e particolari di pura finzione.
L’opera ebbe grandissimo successo e fu subito riproposta in altre tre edizioni. L’ultima di queste fu pubblicata nel 1726, con l’aggiunta di un volume che include le biografie di altri dodici pirati. Il successo dell’opera anche in epoca recente è da attribuire sia al tema trattato, con la presenza delle immagini di pirati e piratesse da poco catturati e giustiziati, che al mistero celato dietro all’autore, per molto tempo creduto uno pseudonimo di Daniel Defoe.
– Nessuno deve giocare a carte o a dadi per denaro.
– I lumi e le candele devono essere spenti alle otto di sera.
– Tenere le proprie armi (moschetto), la pistola, e la spada, pulite e pronte.
– Non è consentito salire a bordo ai ragazzi e alle donne. – Ognuno deve lavare la propria biancheria
– Chi diserta in battaglia è punito con la morte o con l’abbandono in mare aperto.”
Vita da pirata
I pirati prendevano le loro decisioni in maniera collettiva. Non esisteva un leader assoluto; il comandante veniva eletto da tutta la ciurma riunita (dall’ultimo mozzo al timoniere) per effettuare le scelte relative alla conduzione della nave. Il bottino veniva diviso in quote uguali assegnando in certi casi due quote al comandante e una e mezzo al quartiermastro. (Il quartiermastro è un ufficiale con il grado di luogotenente o di capitano. Il suo compito è curare l’alloggiamento, il vettovagliamento, la custodia della cassa e della contabilità di un corpo di esercito.)
Ogni comandante aveva un proprio regolamento (o carta) che modificava in alcuni punti quello base.
I pirati, commettendo attività illecite, si riunivano in basi. La base dei pirati più famosa fu un’isola a forma di tartaruga detta appunto la Tortuga, che si trova nei pressi dell’isola di Hispaniola.
Terminologia
Diversi sono i termini con i quali sono indicati i pirati nel corso del tempo. Bucanieri, filibustieri, corsari, pirati: quali sono le differenze?
Facciamo un pò di chiarezza.
Bucanieri (Caraibi), derivato da Boucan, e filibustieri (associazione di corsari e pirati –Golfo del Messico) derivato dal francese flibustier (in inglese freebooter). Benché spesso accomunati ai pirati, i corsari erano invece combattenti al servizio di un governo che, in cambio di un’autorizzazione a rapinare navi mercantili nemiche (lettera di corsa, da qui corsari), incameravano parte del bottino. La differenza più evidente fra pirati e corsari era che questi ultimi, se catturati, soggiacevano alle norme previste dal diritto bellico marittimo, venendo imprigionati, al pari di un qualsiasi prigioniero di guerra, mentre i pirati catturati erano sommariamente giustiziati, in genere per impiccagione alla varea (estremità, parte terminale) del pennone di un fuso maggiore, al fine di fornire una tangibile prova della potenza della giustizia umana e fungere al contempo da salutare ammonimento per chi fosse tentato d’intraprendere una simile attività.
Con il termine pirata si intende chi ruba e saccheggia non solo in mare, ma anche in fiume e nei porti. Una nave corsara era un vascello armato comandato da un privato che, come abbiamo detto, riceveva una lettera di corsa e rappresaglia che consentiva lui, da parte del sovrano, di attaccare il nemico da cui aveva ricevuto danni e rifarsi economicamente.
I pirati in base nel mediterraneo operavanotra Tunisi, Algeri e Salè e nelle coste dell’Africa meridionale erano autorizzati dai governi mussulmani ad attaccare le navi cristiane.
I bucanieri operavano nei Caraibi e nell’america del sud. In origine erano francesi che vivano nel nuovo mondo ed essiccavano la carne affumicandola da cui il termine francese bucaner, affumicare.
“Articolo a scopo didattico-istruttivo, divulgativo, informativo e ricreativo“
Lascia un commento