Relitti ,Racconti di mare,Emozioni nel profondo Blu

RELITTI

RELITTI  – Articolo della serie *Racconti di mare*

Emozioni nel profondo Blu

Un racconto di mare ed è una storia vissuta qualche anno fa, ma potrebbe essere anche oggi o domani. Le emozioni non cambiano.

E’ un racconto avvincente e pieno d’emozioni che colpiscono inevitalmente il lettore, un racconto molto generico sull’immersione sui rellitti … non è una storia specifica, ma vuole un pò esaltare più le emozioni dell’immersione sul relitto a prescindere dal relitto stesso.

All’autore, che ha vissuto tutto un prima persona, non interessava dire che quale fosse l’immersione specifica e quale fosse il relitto, ma far capire quali possono essere i pensieri ed emozioni e quel che deve essere lo spirito per esplorare un relitto.

Le premesse sono sicuramente motivanti e non ci resta che immedesimarci per vivere una storia che ci sembrerà nostra al punto che guardandoci intorno ci sembrerà di essere nel profondo blu  🙂     *Ser*

RELITTI

Un’ultimo controllo …
Tutto al proprio posto.
Un’ultima occhiata ai manometri: 210 bar. Ok al compagno e giù verso una nuova avventura….
Sono passati tanti anni dalla prima immersione sul relitto del K., eppure la ricordo ancora come fosse ieri.
Come dimenticare la discesa lungo quella cima…
I relitti, per me, hanno sempre avuto un fascino unico, soprattutto la discesa in uno che non conosci dà un’emozione diversa: cominci a visualizzare l’immersione durante la sua programmazione.
In questi casi una maggiore accuratezza è d’obbligo. I relitti, specialmente se profondi, presentano più insidie di una normale immersione.
Per la sua posizione all’ombra della montagna, durante la discesa, l’ambiente si incupisce.
Una leggera torbidità dell’acqua accentua la caduta repentina della luminosità oltre una certa profondità.
Ti avvicini alla quota …. Cominci a intravederne la sagoma …. Sembra molto grande …..
La cima è fissata su un’argano al centro della nave.
E’ ancora in assetto di navigazione, maestosa, come se ancora solcasse il mare in un giorno di bonaccia.
L’ambiente cupo rende il relitto ancora più suggestivo.
Prendiamo la via della poppa, come da programma, lungo il camminamento del ponte di sinistra.
Ci lasciamo a sinistra il ponte di comando. Lo vedremo al ritorno.
Raggiungiamo la poppa e notiamo due bellissime musdee scomparire tra le lamiere e un grosso gronco fare capolino da un foro nel ponte.
Facciamo il giro della poppa per tornare dal camminamento di dritta. Una porta spalancata ci invita ad entrare. Accendiamo le torcie e diamo un’occhiata: è una cabina, forse per l’equipaggio. Entriamo ma perdiamo poco tempo perchè abbiamo ancora tanto da vedere!
Torniamo al ponte di comando. Dentro è tutto troppo concrezionato per potere distinguere gli strumenti del pannello di controllo.
Che bella la ruota del timone …. Qualche minuto e ci dirigiamo verso prua.
Un largo boccaporto ci invita a scendere verso le stive per cercare la sala macchine.
Scendiamo costeggiando scalette che precipitano verticalmente verso il buio. Le nostre grosse torcie fanno il loro dovere: una luce bianchissima illumina l’ingresso della nostra meta.
I passaggi sono stretti ma riusciamo a non alzare sospensione.
Ingranaggi… leve… manopole…Tutto troppo incrostato per riuscire a muovere qualcosa.
Il tempo a nostra disposizione è finito. Dobbiamo risalire.
Fuori dalla nave ci dirigiamo verso la cima utilizzata per la discesa. Ci guiderà verso la superficie.
Risalendo, cronometriamo la velocità di risalita: una delle fasi più delicate di un’immersione profonda.
Effettuate le prime soste, piuttosto brevi, raggiungiamo la quota dell’ultima, la più lunga.
Ho il tempo per riorganizzare le idee, rivedere l’immersione, focalizzare le immagini che percorrono la mia mente: molti lo hanno vissuto sul mare. Per il periodo d’imbarco era il loro mondo.
Entrare nelle cabine, immaginare la gente sulle cuccette, magari con la foto della morosa messa bene in vista: la ama, ma il mare è il suo mondo.
Il comandante alla ruota del timone controlla la rotta, fiero della sua nave ….. Il mare è la sua vita.
Nella sala macchine senti ancora il rombo dei motori che quasi copre il chiaccherio degli uomini che le manovrano. Scherzano per far passare il tempo. Per far finta di non sentire il lezzo di sentina. Mi chiedo se loro lo amano il mare…
Un beep mi strappa dai miei pensieri! Il timer indica che il tempo deco è terminato: con estrema lentezza esco la testa fuori dall’acqua e levo l’erogatore dalla bocca.
Che bello respirare a pelo d’acqua dopo una splendida immersione su un relitto…

Michelangelo Guida “Un anno di Mare” su FB

 “Articolo a scopo didattico-istruttivo, divulgativo, informativo e ricreativo“


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