XIX secolo: Vascelli D’Epoca Regia Marina e la battaglia di LISSA Regia Fregata Corazzata Re d’Italia

XIX secolo: Vascelli D’Epoca Regia Marina e la battaglia di LISSA Regia Fregata Corazzata Re d’Italia
Parte 1 di 2

 

Nello stemma le 4 Repubbliche Marinare

XIX secolo: Vascelli D’Epoca Regia Marina e la battaglia di LISSA Regia Fregata Corazzata Re d’Italia

Storie di Mare, di navi antiche ed un pò della nostra storia d’Italia nel 1800.  Di * Filmati Di Mare*

Parte 1 di 2

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Nello stemma le 4 Repubbliche Marinare:
1) Repubblica di Venezia
2) Repubblica di Genova (croce rossa in campo bianco)
3) Repubblica di Amalfi (in campo blu )
4) Repubblica di Pisa (croce in campo rosso)

La definizione di repubbliche marinare, nata nel 1800, si riferisce ad alcune città portuali, soprattutto italiane, che nel Medioevo, dopo il X secolo, godettero, grazie alle proprie attività marittime, di autonomia politica e di prosperità economica.

Il “Re d’Italia” in un dipinto dell’epoca
La Regia Fregata Corazzata di I Rango ad elica “RE D’ITALIA”
Classe “Re d’Italia” – 2 unità (Re d’Italia e Re di Portogallo)

XIX secolo: Vascelli D’Epoca Regia Marina – Il “Re d’Italia” in un dipinto dell’epoca

GENERALITA’
Appartenenti al programma di rinnovamento e sviluppo della nuova Marina italiana tracciato a grandi linee dal Cavour, le due fregate corazzate Re d’Italia e Re di Portogallo furono ordinate negli Stati Uniti al cantiere Webb di New York. Il contratto venne stipulato il 7 agosto 1861 e nello stesso mese avvenne l’impostazione delle due unità. I nomi alle due navi vennero fissati con regio decreto del 5 ottobre 1862. Il Ministero della Marina con provvedimento contemporaneo alla stipulazione del contratto, nominò il comandante Delsanto e l’ingegner Pucci sovraintendenti ai lavori di costruzione.

Queste due fregate corazzate appartenevano al tipo derivato dalla Gloire francese: scafo in legno interamente protetto da piastre esterne metalliche (ferro), artiglierie in batteria con tutti i pezzi ad anima rigata tranne i cannoni da 72 libbre ad anima liscia (solo sul Re d’Italia). Dotate di sperone in ferro fuso, avevano la poppa col timone scoperto ed indifeso sia ai colpi di mare che all’offesa nemica. L’apparato motore venne progettato e costruito interamente negli Stati Uniti e rappresentò quanto di meglio l’industria d’oltreoceano di quel tempo riuscisse a produrre.

Il progetto costruttivo di queste unità, quando fu presentato dall’ingegnere Webb, suscitò vasti consensi presso le autorità navali, poiché sembrò che tali navi, una volta ultimate avrebbero soddisfatto le necessità della Marina italiana in fatto di grandi navi corazzate. Questa convinzione trovò poi testimonianza nel periodo di allestimento, quando, a causa degli eventi della guerra di secessione americana, si ebbe timore di una requisizione delle unità da parte della Marina Federale, fatto che avrebbe posto in crisi le possibilità navali italiane.

All’atto pratico le due navi risultarono inferiori alle aspettative, sia perchè avevano gli scafi in legno, sia per la loro scarsa manovrabilità, sia perchè molte apparecchiature interne lasciavano a desiderare. digilander.libero.it

Un disegno del Re d’Italia
La Regia Fregata Corazzata di I Rango ad elica “RE D’ITALIA”

XIX secolo: Vascelli D’Epoca Regia Marina – Un disegno del Re d’Italia

CARATTERISTICHE
Dislocamento: normale 5700 tonn.;
Lunghezza: (fra le perpendicolari): 84,3 m.
Larghezza: 16,6 m.
Immersione: normale 6,7 m.
Velatura: Due alberi a vele quadre ed uno a palo
Appar. Motore: 6 caldaie tubolari e 1 motrice alternativa
Potenza: 800 HP nominali
Velocità: 12 nodi
Armamento: (artiglierie in batteria)
2 cannoni rigati da 200 mm.
30 cannoni rigati da 160 mm.
4 cannoni lisci da 72 libbre
Sperone riportato in ferro fuso
Protezione verticale: (al galleggiamento) in piastre riportate dello spessore massimo di 120 mm
Equipaggio: 550 uomini dei quali 25 ufficiali

ATTIVITA’
Costruita nel Cantiere Webb di New York (U.S.A.), venne impostata nel mese di agosto 1861. Varata il 18 aprile 1863, fu completata il 18 settembre 1863.
Venne presa in consegna dall’equipaggio italiano il 19 settembre 1863. Lasciati gli Stati Uniti l’8 marzo 1864, giunse in Italia il 10 aprile.
Il 15 aprile 1865 alzò l’insegna del Comandante in Capo della Squadra e l’anno seguente fu assegnata all’Armata d’Operazioni per le azioni contro l’Austria in Adriatico nel 1866. Il 7 maggio 1866 l’Ammiraglio Persano s’imbarcò sulla Re d’Italia. L’11 maggio il Capitano di Vascello di 1a. Classe Emilio Faà di Bruno assunse il comando dell’unità.
Il Re d’Italia rimase a Taranto sino al 21 giugno, si trasferì poi con le altre unità ad Ancona dove giunse il 25.

Il 16 luglio tutta la Squadra lasciò Ancona per attaccare le fortezze di Lissa. Il 18 ed il 19 luglio il Re d’Italia bombardò i forti di Porto San Giorgio, mentre il giorno 20 avrebbe dovuto attaccare la batteria Madonna per coprire le operazioni di sbarco.

Schieramenti Regno d’Italia Comandante Carlo Pellion di Persano

Schieramenti Regno d’Italia Comandante Carlo Pellion di Persano

Data: 20 luglio 1866
Luogo: mare Adriatico, nei pressi dell’isola di Lissa
Esito: vittoria austriaca
Terza guerra d’indipendenza -Guerra austro-prussiana
Schieramenti Regno d’Italia: Comandante Carlo Pellion di Persano
Effettivi
12 navi corazzate
10 incrociatori
4 cannoniere
(circa 68.000 tonnellate)
Perdite 2 navi corazzate affondate
620 morti, 40 feriti

Schieramenti Impero austriaco – Comandante Wilhelm von Tegetthoff

Schieramenti Impero austriaco Comandante Wilhelm von Tegetthoff

Data: 20 luglio 1866
Luogo: mare Adriatico, nei pressi dell’isola di Lissa
Esito: vittoria austriaca
Terza guerra d’indipendenza – Guerra austro-prussiana
Schieramenti Impero austriaco – Comandante Wilhelm von Tegetthoff
Effettivi
7 navi corazzate
1 nave di linea a vapore
6 incrociatori
12 cannoniere
(circa 50.000 tonnellate)
52 morti, 135 feriti

Dopo l’avvistamento nelle acque di Lissa della squadra austriaca, comandata dall’Ammiraglio Wilhelm von Tegetthoff e che avanzava in triplice formazione a cuneo, la Re d’Italia tendeva a raggiungere la linea di fila delle corazzate Principe di Carignano, Castelfidardo ed Ancona; ma, l’Ammiraglio Persano, cambiando i suoi piani, ordinò che la fregata prendesse posto nel gruppo centrale della linea delle corazzate, che per prime dovevano sostenere l’attacco nemico.

Poco dopo il Persano, con tutto lo Stato Maggiore, trasbordò sull’Affondatore ed il comando del gruppo navale di cui faceva parte il Re d’Italia, venne assunto dal Comandante Faà di Bruno. Per il ritardo causato dallo sbarco dell’ammiraglio la distanza non poté essere serrata ed il nemico, con la sua formazione a triangolo, penetrò in quella italiana tagliandola fra l’Ancona e la Re d’Italia.

Schema della Battaglia di Lissa

Schema della Battaglia di Lissa

La nave si trovò così a 300 metri dalle corazzate austriache sulle quali aprì un fuoco violento con le artiglierie al quale il nemico rispose con pari vigore. Ma si trovò circondata dalle unità avversarie Ferdinand Max, Salamander, Don Juan e Drak. Una granata nemica produsse un principio d’incendio nell’alloggio ammiraglio, ed un altro colpo troncò gli organi di comunicazione del timone col palco di comando tanto da non poter più governare.

Il Re d’Italia rimase quindi sola a combattere contro il grosso della squadra nemica, poiché le tre corazzate italiane di testa stavano accostando per rientrare nello specchio d’acqua della mischia. In tale posizione Il Re d’Italia aveva sulla dritta le fregate di Tegetthoff e sulla sinistra le corazzate, mentre l’ammiraglia austriaca Ferdinand Max dirigeva a tutta forza per investirla.

Il Comandante Faà di Bruno, benché ferito, continuava a dirigere impassibile la manovra, ma non funzionando il timone e non potendo perciò accostare, arrestò la macchina ed ordinò a tutta forza indietro. L’urto però non poté essere evitato: il Ferdinand Max piombò addosso al Re d’Italia a tutta forza e l’equipaggio venne chiamato in coperta per l’arrembaggio nel caso fosse stato possibile effettuarlo.

Lo sperone del Ferdinand Max penetrò nel fianco del Re d’Italia che si abbattè sulla sinistra; l’austriaco si ritrasse velocemente indietro e l’arrembaggio non fu più possibile. Ma nelle batterie coperte i cannonieri erano rimasti ai loro pezzi ed il comandante italiano ordinò che la fiancata di fuoco partisse sull’avversario.

L’affondamento del Re d’Italia in una stampa tratta da un giornale dell’epoca

L’affondamento del Re d’Italia in una stampa tratta da un giornale dell’epoca

I cannoni del Re D’Italia erano ancora fumanti quando già toccavano l’acqua col fianco squarciato della nave che s’immergeva. Mentre l’alberatura sfiorava il Ferdinand Max, la bandiera venne ammainata per brevi istanti di pochi metri perché non venisse presa dal nemico, ma tornò subito ad alzarsi in cima all’albero per inabissarsi con la nave.

Altre info e tante foto ancora nel prossimo articolo  ……….. (cliccare qui)


“Articolo a scopo didattico-istruttivo, divulgativo, informativo e ricreativo“


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