COME SI NAVIGA SUL MARE (Parte 8)

Un settore di comando della motonave "Giulio Cesare".

COME SI NAVIGA SUL MARE (Parte 8 )

8-Un settore di comando della motonave “Giulio Cesare”.
A sinistra, un bussola “giroscopica” alla quale è collegato
il timone automatico.Rispetto alla bussola magnetica la
girobussola ha il grande vantaggio di non essere influenzata
dalla declinazione magnetica-Foto Cresta-Genova-

IL CALCOLO DELLA LONGITUDINE
Come si è visto,il calcolo della latitudine in mare era cosa relativamente agevole :non così quello della longitudine.Fino alla metà del secolo XVIII l’unico metodo praticamente alla portata dei naviganti era quello delle “distanze lunari”,e comunque era un metodo lungo,complicato,che richiedeva tre operazioni,ed era soggetto a notevoli errori; era però il solo mezzo a disposizione di chi si sentiva abbastanza ferrato da cimentarvisi,ma all’epoca di Colombo,ed anche nel secolo successivo,i risultati che dava erano in genere così poco attendibili che chi lo usava si affrettava a correggere i risultati del calcolo mediante la stima ad occhio della distanza percorsa,(in quei tempi non era stato ancora nventato quello strumento usato per misurare il commino percorso in mare,che si chiama “log” o “solcometro”) :esattamente il contrario di quanto si fa oggi.
In seguito questo metodo fu perfezionato,e furono anche pubblicate speciali Tavole per facilitarne il calcolo.Il problema di come ottenere con facilità la longitudine in mare era sempre così importante
che nel secolo XVIII° il governo inglese istituitì l’ingentissimo premio di 20.000 sterline da devolversi a colui che l’avesse praticamente risolto.
Il premio fu vinto (ma glielo fecero sospirare a lungo) da Giovanni Harrison (m.1776) che costruì il primo “cronometro marino”,il quale è un orologio di precisione,pressocchè insensibile alle oscillazioni ed alle variazioni di temperatura.
Avendo a bordo un cronometro,regolato sull’ora del primo meridiano,si può,da un’osservazione di Sole o di un altro astro,determinare l’ora locale,che,confrontata con l’ora simultanea del primo meridiano data dal cronometro,dà la longitudine espressa in tempo,dalla quale,con una semplice proporzione,si può passare a quella espressa in arco.
Infatti siccome una circonferenza comprende 360°,ed il Sole impiega apparentemente 24 ore a girare intorno alla terra,esso in un’ora percorre 360/24 ossia 15°.
In tal modo il problema del “punto-nave” era risolto,ed il calcolo della latitudine meridiana combinato con quello della longitudine del cronometro,fu il metodo classico usato per un secolo e mezzo su tutti i mari del globo.Fino dall’antichità era noto che la più breve distanza fra due punti su di una sfera è l’arco di cicolo massimo che passa fra due punti.
Ora una nave che navighi con una “rotta costante”,descrive sulla superficie della terra una curva,detta
“lossodromia”,che,tranne qualche caso particolare,non è un arco del circolo massimo.Ciò ha poca importanza sui brevi percorsi,ove la differenza di cammino è trascurabile,ma non è così per i percorsi lunghi (quali, per esempio le traversate oceaniche).Pertanto,fio al secolo XVII° furono studiati sistemi che permettessero di fare lunghi percorsi in mare navigando per quanto possibile per il circolo massimo,seguendo cioè “ortodromia”.In pratica il problema si risolveva determinando col calcolo un certo numero d punti posti sull’arco di ortodromia che bisognava seguire,e navigando poi per lossodromia fra ognuno di questi punti ed il successivo.
Ai giorni nostri la soluzione del problema è stata ulteriormente semplificata con la pubblicazione delle “carte gnomoniche” degli Oceani, carte di speciale costruzione,ottenute immagginando di appoggiare un piano sul globo in punto di tangenza,e facendo avvenire la proiezione dal centro della terra.
Su queste carte gli archi di circolo massimo somùno rappresentati linee rette;e ciò facilita il tracciamento delle ortodromie e la loro rilevazione per punti.
Nel frattempo nuovi ritrovati venivano a facilitare la condotta della navigazione: nel 1731 Hadley rendeva di pubblica ragione l’uso dell’ “ottante”,che divenne poi il “sestante”,in precedenza,per quanto passato inosservato,già inventato da Newton,il quale ebbe il genio di avvalersi,per misurare un angolo,il principio della doppia riflessione (1)

(1)-Se un raggio luminoso viene doppiamente riflesso da due specchi perpendicolari allo stesso piano,l’angolo che fa la primitiva del raggio luminoso con l’ultima è uguale al doppio dell’angolo formato dai due specchi.

Questo presenta il vantaggio che le immagini che si osservano non sono influenzate dai movimenti della nave (fig.6).E’ pure dello stesso secolo XVIII° l’opera di un insigne ufficiale e matematico francese,il capitano di vascello Borda che inventò il ” circolo a riflessione”,e diede agli uomini di mare quella formula trigonometrica che porta il suo nome ed è ancor oggi in uso. Fonte: betasom.it/forum

schermo "radar" nautico

Uno schermo “radar” nautico che dà una visione planimetrica e continuamente dinamica degli “ostacoli” che si trovano a una certa distanza dalla nave (costa,altre navi etc.) :in questo caso un porto del Pacifico-Foto U.S.Navy-

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