Archive for Pesca e Pesca illegale

Un Mondo senza SQUALI

Il ruolo degli squali nelle acque di tutto il mondo è piuttosto evidente, ma i punti oscuri e che necessitano di chiarimenti sono ancora molti.Relativamente ad alcune specie di squali che si trovano all’apice della catena alimentare, quello che è certo è che questi ultimi giocano un ruolo fondamentale nel mantenimento degli equilibri dell’ecosistema marino e rappresentano dei veri e propri marcatori dello stato di salute degli oceani. E’ indubbio che la scomparsa degli squali determinerebbe un’inevitabile rottura dei delicati equilibri del mondo sommerso, con conseguenze difficilmente pronosticabili sull’intero sistema.

Uno dei ruoli degli squali ha una diretta ricaduta sulle loro prede abituali: gli esemplari più deboli o malati vengono predati con » Read more..

Scaletta Zanclea ,comune dove la pesca illegale diventa scoop da pubblicizzare

squalo a Scaletta Zanclea

Scaletta Zanclea è un comune italiano di 2.272 abitanti della provincia di Messina in Sicilia.

Il comune ha assunto l’estensione attuale nel 1928 con l’unione a Scaletta Zanglea, poi Scaletta Zanclea, del comune di Guidomandri. Esistono quattro frazioni abitate: Scaletta Marina e Guidomandri Marina, che si estendono lungo la costa ionica senza soluzione di continuità tra Capo Scaletta a nord e l’abitato di Itala Marina a sud, Guidomandri Superiore e Scaletta Superiore, nell’entroterra.

Scaletta era feudo dei Principi Ruffo ed alleati fedeli degli spagnoli. Durante la rivolta antispagnola di » Read more..

Cavallucci marini: pericolo di estinzione

In soli cinque anni alcune popolazioni di cavallucci marini si sono dimezzate. Le cause vanno ricercate principalmente nell’inquinamento marino. Lo sviluppo smodato di infrastrutture costiere ha provocato la contaminazione delle acque, riducendo fortemente le zone di caccia dei cavallucci marini.
All’inquinamento causato dal turismo, si aggiunge poi la pesca di questi animali a scopi terapeutici. E’ questo il caso della Cina, che pesca enormi quantità di questi animali, per usarli come cura. Secondo la medicina tradizionale cinese infatti gli estratti di cavalluccio marino sono dei veri e propri toccasana per combattere malattie come l’asma e l’impotenza  inoltre assieme ai loro parenti pesci ago e pegasidi, sono considerati un tonico dello Yang, con azione positiva contro l’invecchiamento delle ghiandole.

Si calcola che » Read more..

Neurotossine in pinne di squalo collegate a malattie degenerative del cervello

Pinne di squalo ad asciugare al sole prima della trasformazione in Kaohsiung. Il trenta per cento delle specie di squali del mondo sono minacciate o in prossimità minacciate di estinzione. Photo Credit: Heinrichs Shawn per il Gruppo Ambiente Pew.

Neurotossine in pinne di squalo

Gli squali, che sono tra i più minacciati di specie marine, vengono uccisi principalmente per le loro pinne solo per alimentare la crescente domanda di zuppa di pinne di squalo, una prelibatezza asiatica. Ora, un nuovo studio condotto da scienziati dell’Università di Miami negli rivista Marine Drugs ha scoperto che le pinne di squalo contengono alte concentrazioni di BMAA, una neurotossina legata a malattie neurodegenerative negli esseri umani tra cui l’Alzheimer e il morbo di Lou Gehrig (SLA). Lo studio suggerisce che il » Read more..

Arte del pescatore in mare: Attrezzi per la pesca e selettività

Arte  del  pescatore in mare

E’ considerata Pesca marittima ogni attività diretta a catturare esemplari di specie il cui ambiente abituale o naturale di vita siano le acque marine o del Demanio marittimo, definite come tali dalla normativa vigente.

In funzione delle dimensioni dei natanti, la Pesca professionale è suddivisa in:

Piccola pesca:  si esercita con barche non superiori alle 10 tonnellate di stazza lorda (TSL), abilitate esclusivamente all’uso dei seguenti attrezzi:  reti da posta, ferrettara, palangari, lenze ed arpioni (art. 19 D.M. 26.07.95 sulle licenze di pesca).

Pesca costiera locale:  si esercita fino ad una distanza dalla costa, con navi fino a 30 TSL. Se la nave è conforme alle prescrizioni di sicurezza per le navi abilitate alla pesca costiera ravvicinata (D.M. 22.06.82) si può richiedere l’autorizzazione all’esercizio dell’attività fino ad una distanza di 12 miglia dalla costa (D.M. 19.04.2000).

Pesca costiera ravvicinata:  si esercita fino ad una distanza di 40 miglia dalla costa, con navi da pesca di categoria non inferiore alla terza (art. 2, comma 1 del D.L. 30.09.94, n. 561, convertito in legge con L. 30.11.94, n. 655.

Pesca mediterranea, o d’altura:  si esercita nelle acque del Mare » Read more..

Etica di pesca

Per spiegare quello che non si dovrebbe fare in Italia in termini di gestione e conservazione dell’ambiente marino e delle sue risorse, è difficile trovare un esempio più calzante della pesca del pesce spada. Questo pregiatissimo pesce un tempo era catturato soprattutto con l’arpione, che è il metodo di pesca più selettivo che esista. Quando negli anni ’80 sono venute in auge le cosiddette spadare, reti derivanti di superficie lunghe spesso decine di chilometri dette anche “muri della morte”, sono anche cominciati i problemi, perché queste reti pescano troppo e finiscono per svuotare il mare. In particolare, le spadare pescano troppo in termini di varietà di specie pescate, visto che l’obiettivo della pesca, il pesce spada adulto, rappresenta soltanto un quinto delle catture. Tutto il resto viene rigettato in mare morto o morente: “spadelli” sotto-taglia, squali, mante, pesci luna e altri grandi pesci pelagici, uccelli marini, delfini e perfino capodogli e balene. Le reti spadare dispiegate negli anni ’90 da una flotta italiana forte di oltre 700 imbarcazioni (con una lunghezza totale di rete che probabilmente superava i diecimila chilometri) hanno devastato la » Read more..

Le spadare, incubo del Mediterraneo

Le spadare sono delle reti a maglie larghe, 43-45 cm (la maglia massima consentita è di 18 cm), che si estendono fino a 30 km e sono alte fino a 15 metri, e che vanno alla deriva in alto mare, catturando non solo il pesce spada, come suggerirebbe il nome, ma anche specie in pericolo di estinzione come gli squali, le tartarughe marine e i cetacei…
I capodogli muoiono per sfinimento dopo ore di agonia. I delfini non riescono più a riemergere e soffocano. Si stima che nel solo Mediterraneo queste reti siano arrivate ad uccidere 10 mila cetacei ogni anno. In altri mari rappresentano la prima causa di morte dei cetacei.
E nel mare, si sa, bisogna mantenere un equilibrio altrimenti sono problemi per tutti.
Le spadare alla deriva, infatti, non sono tese, gli animali che nuotano nei loro pressi generano piccole correnti e le attirano restando fatalmente intrappolati, caratteristica per la quale si sono guadagnate l’appellativo di muri della morte.
Per questa ragione 16 anni fa le Nazioni Unite hanno votato per una moratoria contro l’uso di queste reti. La Comunità Europea le ha proibite definitivamente soltanto » Read more..

Il mare lo stiamo uccidendo NOI

L’uso di reti da posta illegali nel Mediterraneo sta causando la morte di centinaia di migliaia di animali ogni anno, tra cui balene, delfini, tartarughe, squali, pesce spada e tonno. Ma quali specie sono più a rischio? Come The Black Fish si prepara per la sua campagna per porre fine all’uso di queste reti distruttive, guardiamo alle vittime di questa attività di pesca criminale. La maggior parte delle reti da posta nel Mar Mediterraneo, sono messe per catturare pesce spada e tonno. Tuttavia, la ricerca indica che fino a 100.000 cetacei (delfini e balene) e fino a 100.000 squali vengono catturati ‘accidentalmente’ nelle reti ogni anno nella regione del Mediterraneo da solo. I numeri mostrano che in » Read more..

Pesca: la Commissione chiede all’Italia di conformarsi a una sentenza della Corte sull’uso illegale delle reti da posta derivanti nel Mediterraneo

Commissione europea – Comunicato stampa

Pesca: la Commissione chiede all’Italia di conformarsi a una sentenza della Corte sull’uso illegale delle reti da posta derivanti nel Mediterraneo

Bruxelles, 29 settembre 2011 – La Commissione europea invita l’Italia ad adottare opportuni provvedimenti per conformarsi a una sentenza pronunciata nell’ottobre 2009 dalla Corte di giustizia concernente il persistere del ricorso illegale alle reti da posta derivanti da parte dei pescherecci italiani. Secondo la Corte, l’Italia non ha adeguatamente adempiuto ai propri obblighi in materia di controllo e applicazione del divieto dell’UE concernente l’uso di questi attrezzi. La salvaguardia degli stock ittici e l’eradicazione delle pratiche di pesca illegali costituiscono priorità fondamentali per l’UE; per questo motivo la Commissione, e in particolare la commissaria per gli affari marittimi e la pesca Maria Damanaki, deplorano che l’Italia continui a violare il divieto relativo alle reti da posta derivanti, vigente dal 1992. Se non saranno adottati opportuni provvedimenti entro due mesi dal ricevimento della lettera della Commissione, la Commissione potrà nuovamente adire la Corte di giustizia chiedendo che all’Italia siano applicate pesanti sanzioni finanziarie in conformità delle disposizioni del trattato.

L’uso di attrezzi illegali quali le reti da posta derivanti ha un impatto devastante sull’ambiente, in quanto danneggia gli habitat e la fauna marina e mette a repentaglio la sostenibilità delle attività alieutiche. Le pratiche di pesca illegali costituiscono una minaccia per il reddito dei pescatori onesti e delle comunità costiere e per il futuro della pesca in generale. Per questo motivo, nell’interesse di tutti, l’attuazione e il rispetto delle norme sono al centro delle priorità della Commissione.

Nonostante i ripetuti richiami rivolti all’Italia circa la necessità di adempiere correttamente agli obblighi di controllo e di garantire l’applicazione delle norme, recenti ispezioni in loco non hanno rivelato segni di miglioramento significativi rispetto alla situazione esistente prima della sentenza della Corte. Le verifiche effettuate dalla Commissione indicano che l’uso illegale delle reti da posta derivanti è assai diffuso in Italia e che i provvedimenti adottati dalle autorità nazionali non sono sufficienti né abbastanza efficaci per scoraggiare il ricorso a questo metodo di pesca.

Contesto

La controversia risale al 1992, quando l’UE ha vietato l’uso delle reti da posta derivanti di lunghezza superiore a 2,5 km (in risposta a una moratoria dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite del 1991 all’uso di grandi reti da posta derivanti).

Da allora l’Unione europea ha reso via via più rigorose le restrizioni applicabili a questo tipo di attrezzi per far fronte alle crescenti preoccupazioni suscitate da una tecnica di pesca che, essendo assai poco selettiva e comportando quindi ingenti catture accessorie di specie non bersaglio, costituisce una minaccia per la conservazione di numerosi stock ittici e mammiferi marini. Dal gennaio 2002 l’UE ha completamente vietato l’uso di reti da posta derivanti destinate alla cattura di stock ittici quali il tonno bianco, il tonno rosso e il pesce spada, a prescindere dalla loro lunghezza.

Per ulteriori informazioni:

Politica della pesca dell’UE: http://ec.europa.eu/fisheries/index_it.htm

Informazioni aggiornate sui procedimenti d’infrazione relativi a tutti gli Stati membri:

http://ec.europa.eu/eu_law/index_it.htm

Per ulteriori informazioni sule procedure di infrazione, cfr. MEMO/11/646

Pesca nel Mediterraneo, c’è chi punta all’estinzione

Overfishing e reti illegali: «Meno pesci ci sono, più il prezzo sale. E i tonni diventano una miniera d’oro»

MILANO – Pesca incontrollata, regole non rispettate, riscaldamento globale e specie in estinzione. Il Mediterraneo soffre. E con esso gli abitanti dei Paesi che vi si affacciano. Nonostante la Commissione europea vigili ed emetta leggi e regolamenti. Con l’Italia appena finita per l’ennesima volta sul banco degli imputati con l’accusa di overfishing.

LE RETI DA POSTA DERIVANTI – A fine settembre la Commissione europea ha deciso l’invio di una lettera all’Italia in cui le chiede di conformarsi alla vecchia sentenza della corte Ue sull’uso illegale delle reti da posta derivanti (tra cui quelle usate per il pesce spada) nel Mediterraneo. La Corte di giustizia dell’Ue, insieme al commissario alla Pesca Maria Damanaki, ha sottolineato come «l’Italia continui a violare il divieto relativo alle reti derivanti». E non basta. Nel documento si legge anche che «se non saranno adottati opportuni provvedimenti entro due mesi dal ricevimento della lettera, la Commissione potrà punire Roma con pesanti sanzioni». La controversia su questo tipo di reti risale al 1992 quando l’Ue ne ha vietato l’uso per una lunghezza superiore a 2,5 chilometri (in risposta a una moratoria dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite del 1991 all’uso di grandi reti da posta derivanti) fino al divieto generale per la » Read more..

Cagliari: pesca illegale, sequestrate 150 nasse, reti a strascico e reti da posta

Cagliari: Pesca illegale – la guardia di finanza intensifica i controlli nel mare territoriale della sardegna.5 denunciati

Gennaio 2012

 Continua l’incessante attività del Reparto Operativo Aeronavale di Cagliari nel contrasto alla pesca illegale.Già nei primi 20 giorni del mese di gennaio del 2012 i finanzieri, in pattugliamento lungo la costa dell’isola, hanno messo a segno una serie di risultati di servizio che hanno portato alla denuncia di   5 soggetti, al sequestro di 150 nasse, reti a strascico e di reti da posta.Gran parte delle attività illecite sono state rilevate all’interno delle aree portuali e sotto costa, ove i pescatori abusivi, sovente, svolgono la pesca illegale senza l’autorizzazione dell’Autorità competente, con il rischio di arrecare serio pericolo alle imbarcazioni che quotidianamente transitano in entrata ed uscita.Alcuni pescatori, una volta colti sul fatto, tentano addirittura di negare la responsabilità adducendo ad altri la proprietà dei mezzi da pesca calati nello specchio acqueo proibito.

In altre occasioni, invece vengono intercettate le attrezzature da pesca senza la possibilità di risalire al legittimo proprietario. In questo caso i militari della Guardia di Finanza provvedono a salpare il tutto sulla propria motovedetta e a redigere un  verbale di sequestro contro ignoti.L’attività operativa del ROAN continuerà in tutto il mare territoriale della Sardegna con i mezzi navali e con le pattuglie a terra nella corrispondente fascia costiera, allo scopo di preservare l’ecosistema marino, danneggiato dalla pesca a strascico sotto costa, a tutela della salute pubblica e delle attività legate alla pesca professionale.

Fonte: italiah24.it

Tornano le spadare fuorilegge Nascoste nei porti, ogni giorno in mare

Teoricamente, sono state “restituite” e pagate dall’Unione Europea affinché fossero riconvertite in sistemi di pesca meno devastanti per l’ambiente. Ma una parte della nostra flotta continua a usarle. L’ultimatum di Bruxelles. Partono multe e sequestri ed è guerra tra i pescherecci di frodo e la Guardia Costiera. E spunta la criminalità organizzata

Tornano le spadare fuorilegge Nascoste nei porti, ogni giorno in marePALERMO – Qualcuno le ha deposte e consegnate alle autorità, come Colt e Winchester allo sceriffo del villaggio. Altri invece, spinti dal denaro o dalla sopravvivenza, continuano a utilizzarle. Nascoste tra le banchine dei porti tunisini, o esposte in bella mostra nelle acque calabresi, le spadare, le reti killer del mare, bandite nel 2002 dall’Unione Europea, in Italia sono la prima causa di morte di capodogli e delfini che incappano nei suoi muri invisibili, trasformando il Mediterraneo in un gigantesco Far west, dove, dalla parte dei buoni, la posta in gioco è la salvaguardia della biodiversità marina. Per i pescatori pirata, invece, in ballo ci sono un mucchio di quattrini.

L’ultimatum per porre fine alla guerra del mare è arrivato da Bruxelles lo scorso 6 ottobre. L’Italia ha due mesi per voltare pagina. Sessanta giorni per cancellare dieci anni da fuorilegge. Una pazienza costata all’Europa ben 200 milioni di euro, la cifra stanziata dalla Commissione per la riconversione delle spadare verso altri sistemi di pesca meno devastanti per l’ambiente. Intascati gli assegni, i pescherecci italiani hanno tuttavia continuato a calare le reti fantasma. Le sanzioni questa volta però rischiano di far male. Confische e multe difficili da digerire quando chi deve pagare ha le tasche bucate. Già, perché i pescatori, dalla loro, puntano l’indice su fermi biologici, divieti e » Read more..