Arte del pescatore in mare: Attrezzi per la pesca e selettività

Arte  del  pescatore in mare

E’ considerata Pesca marittima ogni attività diretta a catturare esemplari di specie il cui ambiente abituale o naturale di vita siano le acque marine o del Demanio marittimo, definite come tali dalla normativa vigente.

In funzione delle dimensioni dei natanti, la Pesca professionale è suddivisa in:

Piccola pesca:  si esercita con barche non superiori alle 10 tonnellate di stazza lorda (TSL), abilitate esclusivamente all’uso dei seguenti attrezzi:  reti da posta, ferrettara, palangari, lenze ed arpioni (art. 19 D.M. 26.07.95 sulle licenze di pesca).

Pesca costiera locale:  si esercita fino ad una distanza dalla costa, con navi fino a 30 TSL. Se la nave è conforme alle prescrizioni di sicurezza per le navi abilitate alla pesca costiera ravvicinata (D.M. 22.06.82) si può richiedere l’autorizzazione all’esercizio dell’attività fino ad una distanza di 12 miglia dalla costa (D.M. 19.04.2000).

Pesca costiera ravvicinata:  si esercita fino ad una distanza di 40 miglia dalla costa, con navi da pesca di categoria non inferiore alla terza (art. 2, comma 1 del D.L. 30.09.94, n. 561, convertito in legge con L. 30.11.94, n. 655.

Pesca mediterranea, o d’altura:  si esercita nelle acque del Mare Mediterraneo, con navi non inferiori alle 30 TSL e con le dotazioni di sicurezza previste.

Pesca oceanica:  si effettua con navi di prima categoria.

La cattura degli organismi marini  può essere effettuata  con qualsiasi attrezzo o apparecchio che non contrasti con le disposizioni di legge. 

Al fine della disciplina della Pesca gli attrezzi consentiti sono:

Reti:  attrezzi costituiti da filati di qualsiasi natura, intrecciati a maglie di varia grandezza, e si suddividono in varie tipologie, a seconda del loro impiego.

Ami:  strumenti ad uncino muniti di esca, trovano una propria definizione in funzione del modo d’impiego.

Strumenti ed apparecchi:  attrezzi non compresi fra le categorie citate, che sono il frutto della capacità inventiva dei pescatori. Alcuni di questi apparecchi trovano largo impiego nella Pesca professionale, in particolare in quella dei molluschi.

Il D.M. del 26.07.95 sulle licenze di Pesca, all’art. 11 elenca tutti i sistemi di Pesca professionale, che sono:

Sistema”circuizione”   Cianciolo, lampara, tonnara volante.                         

       ”       “sciabica”        Sciabica da natante (danese) e sciabica da spiaggia.        

       ”       “traino”             Strascico a divergenti, a bocca fissa, Rapido, Sfogliara, Traino pelagico a divergenti.

       ”       “volante”          Traino pelagico a coppia. Agugliara.

       ”       “traino per molluschi”   Attrezzo di traino per molluschi. Ostreghero.                   

                                                                                 Rampone per molluschi. Sfogliara per molluschi.

       ”       “draga idraulica”   Vongolara, Cannellara, Fasolara.

       ”       “rastrello da natante”   Draga da natante (manuale).

       ”       “attrezzi da posta”   Imbrocco, Tramaglio, Nassa, Cestello, Cogollo, Bertovello,   

                                     Rete circuitante.

       ”       “reti da posta derivanti”   Spadara, Alalungara.

       ”       “ferrettara”   Reti da posta destinate alla cattura di specie pelagiche calate a mezza

                           acqua o con lima da sugheri in superficie (Piccola derivante, Menaide,

                           Sangusara, Alacciara, Bisantonara, Bisara, Bogara, Sgomberara,                  

                           Occhiatara, Palamitara.

       ”       “palangari”    Palangari (ami) fissi. Palangari derivanti.

       ”       “lenze”    Lenze a mano, Lenze a canna, Lenze trainate.

      ”       “arpione”    Arpione, fiocina, Asta, Specchio, Rastrello per ricci.                         

Sistemi di pesca.

Sistema da circuizione.

Le reti da circuizione sono quelle calate in mare al fine di circondare e catturare, con immediata azione di recupero, un banco di pesci localizzato o aggregato artificialmente.

In relazione alla loro costruzione ed impiego, le reti da circuizione si suddividono in Ciancioli, Lampare e Tonnare volanti.

 

  Cianciolo

Si chiama “cianciolo” la rete da circuizione a chiusura meccanica.

I ciancioli per i piccoli pelagici sono confezionati con maglie colorate, generalmente marrone scuro, di piccole dimensioni (apertura di 14 mm) e filato piuttosto sottile; i galleggianti  sono numerosi e di piccole dimensioni, la lima dei piombi è munita di bretelle ed anelli di ferro.

Le barche che effettuano questo tipo di pesca hanno la poppa libera da sovrastrutture e il verricello principale posto in parallelo con la chiglia.

Dato che in Italia questa pesca si effettua solo di notte, è possibile vedere, a bordo della barca grande, dei battellini più piccoli con le luci per la concentrazione artificiale  dei pesci. La luce gioca un ruolo molto importante nella attrazione dei piccoli pelagici, poiché l’aggregazione “a banco” è una forma di difesa visiva contro i predatori.

Una volta che la barca ha raggiunto il luogo di pesca, di solito a notte inoltrata, si calano in mare due o tre battellini, ad una certa distanza l’uno dall’altro. Sui battellini vengono accese le luci per aggregare il pesce, e quando questo si è accumulato in quantità sufficiente, i marinai a guardia delle luci, remando l’un verso l’altro, riuniscono i battellini in un unico punto. Successivamente si lasciano accese le luci di un solo battellino, per mantenere il pesce in aggregazione, mentre un altro si porta ad una distanza da esso pari al raggio del cerchio che il Comandante deve effettuare per circondare il pesce aggregato.

Il Comandante dirige la barca su quest’ultimo battellino, gli consegna un capo della rete, detto “stazza”, e cala la rete in mare, in cerchio. Alla fine della cala si ritroverà nuovamente sul punto di partenza e riprenderà la “stazza” del battellino, iniziando la chiusura del cianciolo.

A questo punto il battellino che si trova al centro del cerchio con il pesce aggregato, spegnerà le luci e remando si dirigerà all’esterno della rete. Il pesce catturato verrà portato a bordo con grosse volighe o ittiopompe, e stivato in recipienti pieni di acqua ghiacciata (baie) prima di essere cernito e incassettato.

Lampara

 

Sono chiamate lampare le reti da circuizione la cui chiusura non è meccanica, ma a rovesciamento, cioè la raccolta del pesce si ottiene issando a bordo la lima dei piombi, in modo da portare la parte centrale del panno rettangolare, che subisce un rovesciamento, nella posizione opposta alla superficie del mare.

La rete, come confezione, non si discosta molto dal cianciolo, ma a differenza di questo non ha le bretelle con gli anelli.

Questo sistema di pesca, molto in voga negli anni ’50 e ’60, oggi è pressoché in disuso e trova qualche applicazione con barche di dimensioni ridotte.

 

  Tonnara

volante

La tonnara volante si identifica con i ciancioli adibiti alla cattura dei grossi pelagici, tonni e affini.

Sia le reti che le barche sono facilmente riconoscibili per le dimensioni più grandi rispetto a quelle normalmente usate per i Ciancioli, per la cattura di sardine e acciughe.

Le maglie vanno da un minimo di 70 mm ad un massimo di 150 mm, lo spessore del filato è di circa 4 mm e generalmente di colore nero.

I galleggianti sono molto più grandi ed il volume complessivo di tutta la rete, generalmente copre tutta la coperta di bordo, con un peso che, mediamente, non supera le 50 t.

Figura fuori testo:  Copyright by Istituto della Enciclopedia Italiana fondata da G. Treccani S.p.A., 1994.

Sistema sciabica.

Le sciabiche sono reti da pesca  che, calate in mare a semicerchio, catturano il pesce nel loro progressivo avanzamento.

Le sciabiche somigliano molto alle reti a strascico, ma si differenziano sostanzialmente da queste ultime per la lunghezza dei bracci, tant’è che in realtà il corpo si identifica con il sacco di raccolta.

In relazione al loro impiego le sciabiche si suddividono in: sciabiche da natante (danese) e sciabiche da spiaggia.

 

 La sciabica da natante (sciabica danese) è poco diffusa in Italia e la si usa generalmente su quei fondali dove lo strascico, causa le asperità varie, è possibile solo per tratti brevi.

La figura descrive le fasi di pesca con questo sistema. Dalla barca si getta in mare una boa con il capo di un calamento e si inizia a calare in mare la rete a semicerchio.

Alla fine della cala si ritorna sulla boa, si recupera il calamento e con il verricello di bordo si recupera il tutto.

Questa fase assomiglia molto al sistema di pesca con lo strascico.

 

da: FAO – Catalogue small scale fishing gear 1987 (modificato).

  La sciabica da spiaggia

La figura descrive le varie fasi della cala e recupero della rete.


 La sciabica da spiaggia è il tipo più diffuso in Italia. Viene utilizzata nella pesca del novellame destinato all’allevamento (cefali, spigole, orate, ecc.) ed al consumo diretto: bianchetto (clupeiformi) e rossetto (Aphia minuta).

Un capo del calamento (cavo di collegamento tra i bracci della rete ed un punto del traino) viene lasciato sulla spiaggia mentre con una barca, generalmente a remi, si cala in mare la rete a semicerchio attorno a pesce, e quindi si ritorna sulla riva portando con sè il capo dell’altro calamento.Sulla spiaggia si formano due squadre di pescatori che, camminando a ritroso e in modo convergente tirano i due calamenti in modo che, quando la rete è nuovamente sulla spiaggia, risulti chiusa.


Sistema traino

Indica un sistema di reti che vengono trainate e catturano gli organismi marini nel loro progressivo avanzamento.

Tutte le reti al traino hanno in comune alcuni particolari come: i bracci, il corpo conico, il sacco di raccolta cilindrico, le pezze di rete trapezoidali, le lime d’ornamento dei galleggianti, i piombi o le catene.

Le reti al traino si differenziano fra loro perchè, sia il sistema di confezione che l’attrezzatura variano in base alle specie che si vogliono catturare.

Le reti al traino si suddividono in: Strascico a divergenti, Strascico a bocca fissa, Traino pelagico a divergenti

 

 

Strascico a divergenti.

A sinistra. Vari tipi di divergenti visti dall’alto e di lato:

                 A. Rettangolare piatto.

                 B. Ovale in ferro, tipo polivalente.

                 C. Pelagico in ferro, tipo Süberkrüb.

A destra.   Schema del traino dell’attrezzo a strascico.

                 Sezioni, da sinistra:  Cavo del traino, divergente, braga, calamento, 

                                                   restone, catena, mazzetta, braccia.

Questo sistema di pesca è il più diffuso in Italia e le barche che lo usano sono facilmente riconoscibili perchè a bordo hanno una serie di strutture ed apparecchiature proprie dello strascico, come il verricello dei cavi d’acciaio, l’arco di potenza e i divergenti.

I divergenti sono componenti essenziali del traino perchè assicurano l’apertura orizzontale di tutta l’attrezzatura.

Nel Mediterraneo lo strascico a divergenti viene effettuato principalmente con due sistemi diversi: il sistema italiano: (Tartana) e il sistema francese (Vigneron). I due sistemi sono abbastanza diversi, in particolare per quanto attiene la confezione della rete e l’attrezzatura per il traino.

La rete italiana è asimmetrica; la parte superiore (cielo) è molto più grande della parte inferiore (tassello), che è anche più lunga del 15 – 20% (imbando). 

La rete francese, invece è simmetrica, e i due pannelli, superiore e inferiore hanno la stessa lunghezza.

Questi due sistemi hanno delle peculiarità intrinseche: nella rete italiana l’imbando del pannello inferiore garantisce un ottimo contatto con il fondo, ma contemporaneamente ne limita l’apertura verticale (1 – 1,5 m); viceversa la rete francese ha uno scarso contatto con il fondo, ma un’apertura verticale maggiore (3-4 m) ed in funzione di ciò anche l’attrezzatura del traino è diversa. Inoltre, la rete italiana, generalmente, è senza nodo, mentre quella francese è con nodo.

In Italia, la quasi totalità delle marinerie usa la Tartana, perchè le specie pregiate da catturare (specie bersaglio) sono demersali o bentoniche, e quindi non è necessaria una grande apertura verticale della rete. Inoltre, più acqua entra nel corpo della rete, maggiore è la resistenza che si riscontra nel traino e spesso ciò non significa una cattura maggiore, ma può tradursi in un aumento dei costi di gestione per unità di prodotto catturato.

 

 

 

  Strascico a bocca fissa.

A.  Sfogliara.

B.  Rapido.

C.  Sistema di pesca.

Rapido:  Figura in alto: Sacco, bocca, braghe, cavo di traino.

              Al centro:  Rete, tavola depressore, braga.

              In basso:  Slitta, particolare slitta e rastrello, rastrello.

 

Tale sistema di pesca, rivolto essenzialmente alle specie bentoniche ed usato in particolare per la pesca delle sogliole, si vale di attrezzi composti da una rete montata su una intelaiatura rigida che ne assicura l’apertura orizzontale e verticale.

Naturalmente, questa rete non ha i bracci e praticamente il corpo ed il sacco di raccolta sono un tutt’uno.

Gli attrezzi più noti sono: la Sfogliara e il Rapido.

La Sfogliara, o Rampone, può definirsi l’antenato della categoria. Attualmente è quasi in disuso, ma in passato ha trovato largo impiego nelle marinerie dell’Alto e Medio Adriatico, per la cattura di sogliole, rombi e passere.

La parte superiore della rete è montata su un telaio formato da un tubo in ferro poggiante, all’estremità, su due slitte; l’altezza della slitta determina l’apertura verticale. La parte inferiore è unita alla struttura con una lima dei piombi a forma di corona, che assicura un forte contatto con il fondo.

Il Rapido può definirsi come un’evoluzione tecnologica della Sfogliara; in effetti rimane la struttura del telaio con le slitte, ma per aumentare la penetrazione nel substrato sono stati introdotti degli accorgimenti: la tavola depressore e il rastrello.

La tavola depressore è fissata sul telaio con un angolo che si può variare per regolare la spinta verso il basso dell’attrezzatura, al variare della velocità del traino.

Questo tipo di pesca generalmente si effettua a una velocità di 6-7 nodi, contro i 3-4 nodi dello strascico a divergenti. [Il termine “nodo”,  significa “un miglio all’ora”].

Il nome “Rapido” trae origine proprio dall’alta velocità del traino. Questo tipo di pesca è ancora molto praticato nelle marinerie dell’Alto e Medio Adriatico e si effettua generalmente di notte in alternativa alla rete a strascico, tanto che alcune barche hanno a bordo entrambe le attrezzature.

Ogni barca pesca con due o più rapidi per volta, con la tecnica illustrata nella figura C.

La pesca con il rapido è vietata nei compartimenti da Imperia a Molfetta (D.M. 26.07.95, tranne i casi previsti dal D.M. 04.08.2000.

Schema del traino pelagico a divergenti.

 Il traino pelagico a divergenti include il Sistema volante [già conosciuto nella circuizione], sistema impiegato principalmente per la cattura di pesci come: alici, spratti, aguglie, sgombriformi e cefali.

Didascalie in figura: [da sinistra]:

Cavo traino D 11-13 ; Divergenti Süberkrüb 70-80 Kg ; [in alto] m 40-50 D 7,5 ; [in basso] m 40-50 D 10 ;

[ultima parte, ancora dall’alto]: Galleggianti: 10 3 Kgf ; 10 Kg ; peso 70-80 Kg ; 1,50-2,00m.

Il sistema volante comprende il traino pelagico a coppia e l’agugliara.

 

Schema della volante a coppia

 

Schema dell’Agugliara

 

Traino pelagico a coppia.

La rete è identica a quella descritta nel traino pelagico a divergenti. Si differenzia per il modo con cui si ottiene l’apertura orizzontale, non più con due divergenti, ma con due barche.

La distanza fra le due barche è proporzionale alla lunghezza del cavo filato in mare, per mantenere pressoché costante l’apertura orizzontale.

Per basse profondità, quando la lunghezza del cavo filato è minima (100-150 m) la distanza è controllata da un cavo detto “traversino” che unisce i due pescherecci; per alte profondità, quando il cavo filato è superiore ai 150 m, la distanza è sotto controllo radar.

Questo attrezzo, se incontra un grosso banco di pesce, può fare catture superiori alle 10 t in una sola cala, e la rete non può essere issata a bordo in una sola volta; per supplire a ciò, il sacco è costruito in modo tale (Enca e Strozzatoio)

L’Enca è un panno di rete inserito all’interno e nella parte iniziale del sacco, che funziona da valvola di non ritorno ed è sollevato quando la barca è in movimento, mentre si abbassa quando la barca si ferma.

Lo Strozzatoio è posto verso la fine del sacco e, tirato da una manovra volante di bordo (ghia), divide la saccata nelle quantità volute dal Capopesca.

Agugliara.

Questo attrezzo, poco conosciuto nelle marinerie italiane, ha riscontrato un discreto successo negli anni ’60 – ’70 nel Medio Adriatico. Attualmente il suo uso è molto limitato anche in questa zona, perchè cattura una sola specie (aguglie) e solo in particolari condizioni ambientali (estate e mare completamente calmo). Infatti le aguglie, durante il periodo estivo, si portano in vicinanza della superficie e spesso saltano fuori dall’acqua.

L’agugliara è trainata da una coppia di pescherecci, in modo tale che le mazzette su cui sono montati i bracci sporgano dall’acqua consentendo alla rete di “emergere” e catturare anche i pesci che tentano di saltare fuori dall’acqua.

 Sistema traino per molluschi.

Questo sistema comprende attrezzi che, trainati sul fondo marino, staccano e trattengono i molluschi bivalvi che vivono sul fondo; generalmente, a questi attrezzi non si richiede una forte spinta verso il basso (tranne che per il Rampone). Il traino dei detti attrezzi può avvenire sia in modo rettilineo che circolare.

Il sistema comprende i seguenti attrezzi: Traino per molluschi, Ostreghero, Rampone per molluschi.

Traino per molluschi.

Questi attrezzi da traino a telaio rigido, generalmente sono molto simili tra loro e cambiano il nome da zona a zona, in funzione dell’organismo catturato o del modo d’impiego. Sono molto simili ai “rapidi” [vedi nello “Strascico a bocca fissa” in B], ma ne differiscono in particolari come: larghezza della bocca (ridotta), dimensioni delle maglie della rete del sacco di raccolta (più grandi), assenza del sistema di apertura del sacco nella parte posteriore (la cattura viene rovesciata sul ponte di coperta), lunghezza della rete molto ridotta (tanto da considerarla come fosse solo sacco).

Ostreghero.

Per “Ostreghero” si intende un attrezzo a bocca rigida utilizzato essenzialmente per il prelievo delle ostriche [vedi nello “Strascico a bocca fissa” in A (Sfogliara)].

L’Ostreghero è munito di un sacco di raccolta in rete sintetica o metallica. La bocca rigida è formata da un’asta trasversale in ferro, senza slitte agli estremi: nella parte inferiore è montata una lima da piombi, spesso in catena.

Rampone.

Il rampone per molluschi è un attrezzo  che trova impiego particolarmente in alcune marinerie del Basso Adriatico (Manfredonia) per la cattura di cozze pelose (Modiolus barbatus), canestrelli (Proteopecten glaber), e mussoli (Arca noae).

La struttura del telaio è molto simile a quella del rapido, ma ha dimensioni ridotte e i denti del rastrello , sempre in tondino ricurvo, non sono appiattiti.

In effetti, questo tipo particolare di pesca non necessita di una velocità elevata, bensì di una forte spinta verso il basso perchè gli organismi da catturare vivono su fondali abbastanza duri. Il sistema di traino non è rettilineo, ma circolare, e la velocità è piuttosto bassa.

Sistema draga idraulica.

Le draghe idrauliche sono attrezzi utilizzati per la pesca dei molluschi bivalvi, in particolare di vongole, cannolicchi e fasolari, che vivono adagiati o affossati nel sedimento.

La draga vera e propria [vedi in seguito] è costituita da una gabbia completamente metallica nel cui interno vengono iniettati getti d’acqua a pressione (draghe turbosoffianti), che agevolano sia la penetrazione dell’attrezzo nel sedimento che la fuoruscita di materiale come sabbia o fango, che possono intasare.

La pompa dell’acqua a pressione è posta quasi sempre a bordo del natante, e l’acqua viene convogliata nella gabbia tramite un tubo di gomma.

Il grigliato  della gabbia è costituito da tondini di ferro la cui distanza varia a seconda dell’organismo da catturare.

Nella parte anteriore in contatto con il fondo, viene bullonata una draga metallica che, sporgendo sotto i pattini laterali di qualche cm (4-6 cm per le vongole e i fasolari e 10-15 cm  per i cannolicchi), consente alla gabbia di scavare fuori dal sedimento gli organismi presenti.

Davanti alla lama e sul grigliato scorrono i tubi metallici con gli ugelli di sfondamento e smaltimento.

Il traino può essere effettuato normalmente tramite il recupero del cavo dell’ancora, o con l’elica a marcia indietro (la draga è sempre posta sulla prua dell’imbarcazione). 

Al termine del traino la gabbia viene issata  a prora tramite il cavo di recupero ed il materiale raccolto viene convogliato in un setaccio [vedi figura qui sotto, a destra], per la selezione delle taglie commerciabili.

A seconda dei molluschi che si vogliono catturare, la draga si differenzia, in base alle caratteristiche costruttive, in: Vongolara, Cannellara e Fasolara.

Draghe idrauliche per la cattura delle vongole, dei cannelli e dei fasolari.

 

Fasi di pesca della draga idraulica 

(da: Froglia, 1989, modificato).

Dall’alto e da sinistra:

Prima figura: Posizione della draga a riposo; boa dell’ancora; zona di raccolta; vaglio; cavo filato; cavo di traino; tubo flessibile (diam. 90-150 mm); ancora; draga.

Seconda figura: VISTA LATERALE; tubo per convogliare l’acqua agli ugelli; cavo di traino.

Terza figura: Ancora; direzione di pesca.

Quarta figura: Lato posteriore apribile; getti di lavaggio; pattino laterale; lama; getti d’acqua prodotti dagli ugelli di sfondamento; direzione di traino.

 

Particolare del setaccio per vongole.

(da: Froglia e Gramitto, 1981).

Setaccio costituito da:

A. Barrette metalliche (selezione della Vongola per spessore in funzione della distanza tra le barrette);

B. Rete metallica elettrosaldata (selezione della Vongola per altezza in funzione della diagonale del quadrato);

C. Lamiera forata (selezione della Vongola per altezza in funzione del diametro dei fori.

Sistema rastrello da natante (draga da natante).

I rastrelli da natante [vedi in basso] sono attrezzi a bocca rigida; la parte superiore della bocca, normalmente, è un semicerchio la cui parte inferiore è il diametro.

Alla bocca è montato un sacco per la raccolta dei molluschi.

A questo sistema di pesca fanno riferimento due attrezzi, il rastrello a denti e il rastrello a lama.

Il rastrello a denti è munito di un manico piuttosto corto (1-2 m), che ha lo scopo di regolare l’inclinazione dei denti. Questi sono molto vicini e piuttosto lunghi (30 cm) e servono a raccogliere le vongole dal fondo e convogliarle nel sacco.

Il rastrello a lama, invece, ha un manico più lungo rispetto all’altro e penetra nel substrato raccogliendo contemporaneamente sedimento e vongole. Durante il recupero un marinaio di tanto in tanto scuote il manico per agevolare la fuoruscita del sedimento.

Il traino avviene tramite recupero dell’ancora con il verricello. Ogni barca traina due attrezzi, con un cavo ciascuno, che agisce sulla bocca del rastrello.

Il salpamento dell’attrezzo è manuale; esso viene issato a bordo senza l’uso di verricello meccanico, o bigo.

Questo tipo di attrezzo, data la sua particolare costruzione (manico di regolazione, ha una profondità di pesca molto limitata.

 

Sistema attrezzi da posta.

In questa categoria sono inseriti tutti gli attrezzi confezionati con rete che vengono lasciati in mare in una postazione fissa o in balìa delle correnti.

Generalmente questi attrezzi vengono definiti “passivi” perchè sono gli organismi marini che nei loro spostamenti vi incappano rimanendo intrappolati.

Il sistema comprende i seguenti attrezzi: Reti da posta (Imbrocco e Tremaglio), Nassa, Cogollo, Rete circuitante. 

 

Reti da posta fisse:

A. Rete in superficie; B. Rete a mezz’acqua; C. rete da fondo;

D. Sistema derivante [vedi in seguito];

E. Tremaglio con relativo sistema di cattura (F);

G. Imbrocco.

Rete da posta.

Le reti da posta sono quelle destinate a recingere o sbarrare spazi acquei allo scopo di imbroccare od ammagliare gli organismi marini che vi incappano.  

Esse si dividono in fisse e derivanti; le prime sono ancorate sul fondale marino, mentre le seconde sono lasciate all’azione delle correnti e dei venti.

Questi attrezzi si compongono di lunghi pannelli rettangolari di rete, armati nella parte superiore alla lima dei galleggianti, e nella parte inferiore alla lima dei piombi (l’effetto combinato assicura l’apertura verticale della rete).

Le reti da posta possono essere calate in mare vicino alla superficie, a mezz’acqua o sul fondo, a seconda delle specie da catturare. Possono essere confezionate in due modi diversi: con un solo pannello di rete (imbrocco) o con tre pannelli (tremaglio) [Vedi in alto, E, F, G].

La rete ad imbrocco è un attrezzo molto selettivo, perchè cattura solo pesci più o meno della stessa taglia, che rimangono incastrati in una data maglia (i più piccoli l’attraversano e i più grandi non vi entrano); per questo motivo la rete ad imbrocco è confezionata con una gamma di apertura di maglia molto vasta (da 40 a 500 mm) in funzione della specie e della taglia che si vuole catturare.

Il tremaglio è una rete formata da tre pezze (pannelli), delle quali le due esterne sono a maglie grandi (maglioni), mentre quella interna è a maglie più piccole. Il pesce viene catturato per ammagliamento  dal pannello interno, dopo avere attraversato il primo pannello. Il tremaglio è confezionato con filato molto sottile e questo agevola l’ammagliamento del pesce al solo contatto con le pinne; per questo motivo tale attrezzo è considerato poco selettivo; generalmente viene ancorato in vicinanza del fondo.

Nassa.

La nassa è fra i più antichi attrezzi da pesca utilizzati dall’uomo e viene costruita nelle forme più disparate, perchè viene impiegata per la cattura di una enorme varietà di pesci, molluschi e crostacei.

Le nasse sono trappole che hanno una caratteristica comune: il sistema di cattura è composto da un’apertura ad imbuto (boccarola) che facilita l’entrata, ed allo stesso tempo impedisce l’uscita degli organismi che vi incappano. Nell’interno della nassa si mettono le esche per attirare le prede.  In figura, una nassa per astici.

 

Il cogollo:  FAO – Catalogue Small Scale Fishing gear. 1987, modificato.

Leggenda: 

a sinistra: Camere piramidali;

a destra: Braccio di sbarramento;

in fondo: il sacco, tenuto da galleggianti ed ancora,

La rete circuitante:  FAO – Catalogue Small Scale Fishing gear, 1987, modificato.

Il cogollo è una grossa trappola che, fatte le dovute proporzioni, ha lo stesso funzionamento della tonnara fissa. Presenta un braccio di sbarramento che convoglia il pesce in una serie di camere coniche o piramidali di dimensioni sempre più ridotte, fino al sacco di raccolta.

Il cogollo viene calato in acque poco profonde, nelle lagune e in vicinanza della riva, e spesso il pannello superiore  è ben visibile in prossimità della superficie.

La rete circuitante è una normale rete ad imbrocco che invece di essere calata in mare in modo rettilineo, è calata in cerchio.

Questo sistema di pesca, generalmente si usa in vicinanza della costa, con barche di piccole dimensioni, per catturare pesci che si trovano addensati in una spazio abbastanza ristretto.

Una volta che il cerchio è chiuso, la barca si pone all’interno dello stesso ed inizia a produrre rumori per spaventare il pesce e indirizzarlo verso le pareti  della rete.

 
 

                                          Il tradizionale rito della mattanza in Sicilia. Foto di Fabio Marino 

Sistema reti da posta derivanti.

Fanno parte di questo sistema di pesca due particolari tipi di rete ad imbrocco: la Spadara e l’ Alalungara.

Questi attrezzi sono abbastanza simili fra loro e si differenziano dalle altre reti ad imbrocco per la grandezza delle maglie e lo spessore del filato, molto più grosso. 

Tali reti vengono usate in superficie; un capo della rete è tenuto dalla barca, mentre l’altro è legato ad una boa galleggiante; il questo modo si spostano con le correnti ed il vento. [Si veda, più in alto, la voce D in “Le reti da posta fisse”].

Sistema di pesca ferrettara. 

In tale sistema di pesca si riconoscono tutte le altre reti da posta del tipo ad imbrocco, che vengono impiegate nella cattura di palamita, lampuga, biso, ricciola, occhiata, sgombro, salpa, boga, costardella, alaccia, sardina ed acciuga. [Si veda in seguito il capitolo: “I pesci marini” di Maria Emilia Gramitto].

Sistema palangari.

La pesca con gli ami è uno dei sistemi più diffusi e antichi del mondo, sia per la facilità di costruzione dell’attrezzo (un pezzo di ferro opportunamente piegato ed appeso a un filo), sia per la semplice manovrabilità ed adattabilità a tutte le condizioni ambientali.

Il palangaro [vedi in basso], è l’attrezzo ad ami più usato a livello professionale; è composto da una serie di lenze (braccioli) appese ad un cavo (letto, trave o madre), lungo diversi chilometri.

Ogni lenza porta un amo con esca e la loro distanza sul trave è pari al doppio della lunghezza della lenza stessa.

Generalmente la pesca con il palangaro si effettua di notte; si cala verso il tramonto e si salpa all’alba: durante il giorno si allestiscono le ceste (coffe) che li contengono. Esistono due tipi principali di palangari: da fondo (fissi), e da superficie (derivanti). Il primo si usa per la cattura di pesci bentonici e demersali: i braccioli sono corti e gli ami piccoli; il secondo si una per la cattura di pesci pelagici di grandi dimensioni, come tonni e pesci spada, per cui gli ami sono più grandi ed i braccioli molto più lunghi.

Sistema lenze.

Le lenze sono costituite da un amo attaccato ad un filo, ed in relazione al loro impiego si dividono in lenze a mano, lenze a canna, lenze al traino.

La caratteristica particolare di questo sistema di cattura sta nella presenza continua dell’uomo, nella fase operativa.

Proprio per questa particolarità le lenze vengono impiegate prevalentemente a livello sportivo, fatta eccezione per le lenze al traino per la cattura dei grandi pelagici.

 

Schema di palangaro:  A. Sul fondo (fisso);  B. a mezz’acqua (fisso)

C. in superficie (derivante).

La selettività degli attrezzi da pesca.

La conoscenza delle caratteristiche di selezione degli attrezzi da pesca sulle diverse specie ittiche riveste un ruolo importante in merito alle scelte necessarie per evitare uno sfruttamento eccessivo delle risorse biologiche marine.

In particolare. la selettività delle reti al traino rappresenta un aspetto di notevole importanza nella gestione delle risorse demersali. Infatti, soprattutto nella pesca al traino vengono catturati grandi quantitativi di individui di piccola taglia, anche se di scarso valore commerciale. Ciò è dovuto alla ridotta dimensione delle maglie dell’attrezzo utilizzato.

La regolamentazione della maglia è quindi una misura indispensabile per salvaguardare le forme giovanili.

Una buona gestione della pesca richiede che gli attrezzi catturino gli individui adulti (grandi) e permettano ai giovani (piccoli) di fuggire. L’attrezzo, quindi, dovrebbe essere in grado di selezionare la cattura in funzione della taglia (lunghezza o circonferenza) ottimale del pesce. E’ infatti la taglia del pesce che determina la possibilità di fuga attraverso le maglie della rete, o nuotando fuori dell’ attrezzo.

La selettività degli attrezzi al traino viene controllata fissando la dimensione minima della magliadella rete, in particolare di quella del sacco.

Teoricamente, per ogni specie, dovrebbe essere garantita la possibilità di fuga agli individui di dimensioni inferiori alla taglia di prima maturità. L’obiettivo principale è ridurre la mortalità dei pesci sotto questa taglia, nelle operazioni di pesca.

La pesca demersale nel Mediterraneo è caratterizzata dalla multispecificità delle catture e dell’ampio intervallo di taglie della maggior parte delle specie catturate, per cui la determinazione della maglia ottimale, spesso è il frutto  di un compromesso che tiene conto di questa pluripresenza.

Le ricerche sulla selettività degli attrezzi da pesca  permettono di conoscere, per ogni specie, le taglie effettivamente catturate dall’attrezzo considerato, in funzione della dimensione di maglia usata.

In seguito a tali studi il legislatore è in grado di fissare la dimensione minima della maglia sulla base delle taglie minime catturabili, che risultano dagli studi biologici sulle diverse specie commerciali.

Più in generale, gli studi sulla selettività degli attrezzi puntano a migliorare le conoscenze anche su altri parametri dell’attrezzo che hanno effetti trascurabili sulla selettività.

Reti al traino,

Le reti al traino hanno un sistema di cattura che viene definito “attivo”, poiché vengono trainate in mare per catturare, nel loro progressivo avanzamento, gli organismi marini.

Selettività delle reti al traino.

Viene definito “processo di selezione” quel processo che porta ad una cattura la cui composizione differisce da quella dell’insieme degli organismi realmente presenti nell’area dove la pesca viene effettuata.

La selettività viene definita come la misura di questo processo di selezione. Essa rappresenta la probabilità che le differenti taglia e specie di pesci hanno di essere catturate dall’attrezzo da pesca.

Il processo di selezione può avvenire il diverse parti dell’attrezzo da pesca utilizzato. Nel caso della pesca con attrezzature a strascico, possono essere individuate tre parti.

1. Al di fuori della rete: alcune specie o alcune taglie non sono accessibili all’attrezzatura da pesca (esempio: vivono in strati d’acqua più superficiali di quelli campionati dalla rete, vivono in tane, ecc.) o si comportano in modo differente all’arrivo dei divergenti, dei calamenti, della lima da piombi, ecc.: questo processo di selezione viene a volte chiamato “vulnerabilità” o “accessibilità”.

2. All’interno del corpo della rete: dalla punta dei bracci fino alla parte precedente il sacco.

3. All’interno del sacco.

E’ convinzione generale che il processo di selezione avvenga principalmente all’interno del sacco. Diversi studi hanno tuttavia mostrato  che, per alcune specie, una parte anche consistente di selezione può avvenire al di fuori della rete o del corpo della rete stessa, prima che il pesce raggiunga il sacco.

Principali fattori che influenzano la selettività nella pesca al traino.

La selettività degli attrezzi al traino dipende principalmente dall’apertura della maglia del sacco della rete, dalla taglia e dalla forma del pesce, ma molti altri fattori hanno effetto, anche notevole, sulla selettività.

La prossima tabella (fonte ICES) riassume i principali fattori che influenzano i risultati degli studi sulla selettività.

Principali fattori che influenzano la selettività.

ATTREZZO     Apertura della maglia

                      Il tipo di strumento di misura è significativo.

                             Forma della maglia

              A losanga, quadrata, esagonale, ruotata di 90°

                      Diametro del sacco

               Numero di maglie aperte intorno alla circonferenza, rispetto alla gola; determina quanto la maglia

               del sacco rimane aperta durante il traino.

                     

                      Caratteristiche del filato

              Spessore, densità lineare, rigidità, colore, allungamento, elasticità.

                      Dispositivi sul sacco

              Fodera di rinforzo, strozzatoio, foderoni di protezione.

                      Tipo di cover

               Effetto masking (i cover devono essere abbastanza larghi da anelli), cambiamenti nel flusso di acqua

               e nel comportamento del pesce (le maglie piccole creano più resistenza e turbolenza dell’acqua.

                      Attrezzo a monte del sacco

               Determina il diametro della gola; ha effetto sulla fuga del pesce a monte del sacco.

                      Procedura di recupero rete

              Perdita di pesce sulla superficie a causa dell’azione delle onde.

 

PESCE           Taglia del pesce

               La circonferenza è il fattore chiave, ma viene misurata, per comodità, la lunghezza.

                      Forma del pesce

               Ha effetto sulla possibilità di fuga.

                      Popolazione di pesce presente

               Se la popolazione è composta da tutti giovani, o adulti, non si riesce a individuare la selettività.

                      Tasso di accumulo

              Pesce molto pressato può non incontrare maglie aperte.

                      Dimensione della cattura

               Cambiamenti di selettività dovuti a cambiamenti nella forma e tensione del sacco.

AMBIENTE     Temperatura dell’Acqua

               Effetti sull’abilità a nuotare.

                      Livello di luce

                     Condizione del mare

                     Effetti sul movimento dell’attrezzo (sulla dimensione e la forma dell’apertura della bocca della rete).

                     Tipo di fondo

                     Effetti sul movimento dell’attrezzo (fondo ruvido) e sulla visibilità (nuvole di fango).

                     Profondità dell’acqua

                     Effetti sul livello di luce ed anche sul movimento dell’attrezzo (cavi lunghi).

BARCA          Velocità di traino

                      Varia l’apertura delle maglie della rete durante il traino.

                     Movimento

              Può essere trasmesso all’attrezzo e dipende dalla dimensione della barca.

La selettività con il metodo del coprisacco (cover).

Durante l’esperimento di selettività il sacco della rete viene ricoperto con un coprisacco (cover) a maglia molto più piccola [vedi figura]. Il principio si basa sul fatto che il coprisacco dovrebbe trattenere tutto il pesce che fugge dal sacco.

Dal confronto delle distribuzioni di taglia del pesce trattenuto nel sacco e nel cover rispettivamente, si può stimare la possibilità di fuga attraverso il sacco.

La cattura combinata di sacco e cover dà la misura della popolazione totale presente di fronte all’attrezzo.

 

Rappresentazione grafica del metodo del coprisacco.

(da: FAO Fish. Tech. Pap. 306/1 modificato).

Da: “La gestione della Pesca marittima in Italia. Fondamenti tecnico -biologici e normativa vigente” a cura di Maria Emilia Gramitto. Prefazione di Antonio Artegiani, capitolo XI, pp. 239 – 265 e stralcio sinottico dal cap. XII, dalla pg. 267 alla 273.

Autori: Enrico Arneri, Massimo Azzali, Sandro Bolognini, Sandra Ciaramitaro, Nando Cingolani, Sabrina Colella, Giulio Cosimi, Fortunata Donato, Gianna Fabi, Carlo Froglia, Maria Emilia Gramitto, Fabio Grati, Iole Leonori, Gaetano Messina, Vito Palumbo, Antonello Sala, Alberto Santojanni, Raffaella Simoni, Alessandra Spagnolo.


“Articolo a scopo didattico-istruttivo, divulgativo, informativo e ricreativo“


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