BARBANERA

Il capitano Teach portava il soprannome di Barba-nera per quei numerosi peli che, come una meteora orrenda, gli ricoprivano l’intera faccia, e spaventava l’America più di qualsiasi cometa che fosse mai apparsa in quel luogo.
La sua barba era nera, e lui la lasciava crescere fino agli occhi; egli soleva legarla con nastri, in piccole code, alla maniera delle nostre parrucche ramilies, che portava dietro le orecchie: durante l’azione portava una cinghia sulle spalle con tre coppie di pistole, che penzolavano nelle fondine come bandoliere; s’infilava micce accese sotto il cappello, che sbucandogli dai lati della faccia, insieme allo sguardo istintivamente feroce e selvaggio, gli conferivano un aspetto più terribile di quanto non si attribuisca ad una furia infernale.
Barbanera divenne una leggenda, anche a causa della sua orrenda morte, e contribuì a creare l’immagine del pirata così tanto popolare ancora oggi.
Tale figura spaventosa non nacque interamente dall’immaginazione di Johnson; Henry Bostock, capitano dello sloop Margaret, fu attaccato da Barbanera all’alba del 5 dicembre 1717. In seguito lo descrisse come un uomo alto e robusto che portava una barba molto nera e lunga.
E il tenente di vascello Maynard, l’ufficiale che condusse la spedizione contro Barbanera e lo sconfisse sul ponte della sua nave, in una lettera ad un collega annotò che il capitano Teach era chiamato Barbanera a causa della lunga barba, legata in nastri neri.
Fra i primissimi ad inalberare la bandiera nera (jolly rogers erano chiamate le bandiere nere con i simboli di morte, teschio e tibie incrociate, e cominciarono ad essere usate verso la fine del ‘600, quando era tramontata la filibusta ed i nuovi pirati, non godendo più dell’appoggio dei sovrani, cominciarono a mettersi in proprio) le cronache ricordano appunto Edward Teach, detto Barbanera, o Blackbeard all’inglese.

Nato nel 1680, forse a Bristol (secondi altri era giamaicano), sprecò la sua giovinezza sul mare di Giamaica al soldo della marina inglese, finché non capì che la sua vocazione era quella del pirata indipendente.
Sulla sua nave, la Revenge, operando con una flottiglia di tre o quattro navi (nel maggio del 1718 il governatore delle Bermude tra i pirati annoverò un certo Teach, Barbanera, e il maggiore Bonnet di Barbados su una nave con trentasei cannoni e trecento uomini, in compagnia di uno sloop con dodici cannoni e centoquindici uomini e di altre due navi), si mise ad incrociare da capo S. Vincenzo alle Bermude, battendo soprattutto la costa della Carolina del Sud, dove possedeva ingenti ricchezze ed anche quattordici mogli (l’ultima pare fosse proprio della zona ed avesse solo 14 anni, e si narrava, come riferisce sempre Johnson, che il pirata, dopo aver trascorso la notte con lei, fosse solito invitare cinque o sei dei suoi brutali compagni ad andare a terra e costringere la sua donna a prostituirsi con tutti, uno dopo l’altro, davanti a lui).
In uno di questi viaggi si associò ad una singolare figura di pirata, l’inglese Stede Bonnet, datosi alla pirateria solo per spirito di avventura; insieme fecero ottimi affari, con le buone e con le cattive, truffando ed imbrogliando, spesso, ovviamente, ricorrendo alla violenza.
La carriera di Barbanera finì bruscamente quando il governatore della Virginia, Alexander Spotswood, che aveva ricevuto delle lamentele da parte dei commercianti della Carolina del Nord riguardò alle sueattività, dopo aver emanato un proclama, il 27 novembre 1718, in cui offriva ricompense per l’arresto o l’uccisione dei pirati (…Per Edward Teach, detto comunemente capitan Teach, o Barbanera, cento sterline…), gli sguinzagliò contro Robert Maynard, un ufficiale esperto e un gentiluomo coraggioso e risoluto, primo ufficiale della Nave di Sua Maestà, Pearl, (al National Marittime Museum di Greenwich è custodito il suo giornale di bordo).

Robert Maynard attaccò la nave di Barbanera con due sole scialuppe, ma riuscì ad avere la meglio.
Così Maynard riferì l’incontro col Barbanera: Al primo saluto brindò alla mia dannazione e a quella dei miei uomini, chiamandoci poppanti codardi, e dicendo che non avrebbe dato né accettato quartiere.

Più colorita la versione di Johnson, basata, sembra, sulle notizie dei quotidiani: “Barbanera lo salutò in tal rude maniera: dannate canaglie, chi siete? E da dove venite? Il tenente gli rispose, come vedete dalla bandiera non siamo pirati. Barbanera gli chiese di mandare la sua barca, in modo da poter vedere chi fosse, ma il signor Maynard rispose così, non userò la mia barca, ma verrò a bordo non appena potrò, col mio sloop. A quelle parole Barbanera prese un bicchiere di liquore e bevve alla sua salute pronunciando le seguenti parole: che la vostra anima sia dannata se vi concedo quartiere, o l’accetto da voi. Il signor Maynard rispose dicendo che non si aspettava quartiere da lui, né gliel’avrebbe concesso.

Nonostante avesse trascorso la notte bevendo con numerosi membri dell’equipaggio, Barbanera, assalito, si difese energicamente ma, tra le fucilate degli attaccanti ed il successivo duello all’arma bianca, riportò ben venticinque ferite, l’ultima gli fu inferta dallo stesso Maynard.

Secondo Maynard, Barbanera cadde con cinque pallottole in corpo e venti spaventosi tagli in numerose parti del corpo; un racconto più dettagliato fu offerto dal “Boston News Letter”: Maynard e Teach iniziarono a duellare con la spada, Maynard effettuò un affondo, ma la punta della sua spada colpì la cassetta delle munizioni di Teach, e si piegò fino all’impugnatura. Teach gli fece abbassare la guardia e ferì Maynard alle dita senza tuttavia mutilarlo, al che egli balzò indietro, gettò la spada e con la pistola ferì Teach. Demelt si mise fra i due con la spada e squarciò il volto di Teach; nel frattempo le due compagnie si affrontarono sullo sloop di Maynard, uno dei suoi uomini, essendo un Highlander (abitante degli altopiani scozzesi), affrontò Teach con la sua spada larga, e lo ferì al collo, al che Teach si congratulò con lui con un “ben fatto ragazzo”; l’Highlander rispose che, se non fosse stato ben fatto, avrebbe rimediato. E con ciò gli assestò un secondo colpo, che gli tagliò la testa e la fece penzolare sulla spalla.

La testa di Barbanera fu appesa, poi, da Maynard al bompresso della Revenge, così come si era soliti fare in un’epoca in cui le teste, o i corpi, dei criminali venivano esposti in luoghi ben visibili in segno di monito per gli altri, e il macabro trofeo vi rimase fino al porto di S. Giacomo, in Virginia, come tragico emblema di vittoria.
La morte di Barbanera costituì un bel colpo nella lotta contro i pirati, ma la sua fama non tramontò, anzi, il feroce pirata divenne una leggenda destinata a tramandarsi nei secoli, ispirando ballate, libri, films ed opere teatrali.

 

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