BLACK SAM

Samuel Bellamy alias “Black Sam” Bellamy (Hittisleigh, 23 febbraio 1689 – Wellfleet, 27 aprile 1717) è stato un pirata britannico.

Per la verità la sua carriera di pirata fu assai breve. Non durò più di un anno; ma nonostante ciò Bellamy e il suo equipaggio riuscirono a catturare più di 50 navi. Morì a soli 29 anni. Chiamato “Black Sam” perché non portava la tipica parrucca incipriata alla moda del settecento, ma lasciava, anzi, in vista i suoi lunghi capelli neri legati solo con un laccio. Bellamy divenne noto per la misericordia e la generosità verso coloro che catturava durante le incursioni; tanto da essere anche detto: “il principe dei pirati,”. La leggenda ufficiale narra che ogni volta che conquistava una nave chiedeva di provarla. Se non la riteneva abbastanza veloce la restituiva al legittimo proprietario e se ne andava per la sua strada.Viaggiava a bordo della nave Whydah Gally.
Nacque nella parrocchia di Hittisleigh nel Devonshire, in Inghilterra. Bellamy era il più giovane di sei fratelli nati da Stephen e Elizabeth Bellamy. Elizabeth morì durante il parto e fu sepolta lo stesso giorno. Tre settimane dopo, il 18 marzo, il bimbo venne battezzato col nome di Samuel. Bellamy divenne marinaio in giovane età (ad otto anni) e si recò a Cape Cod, dove conobbe e visse con una ragazza del posto chiamata Maria Hallet.
Lasciò presto Cape Cod per seguire Maria e il suo amico e amministratore Paul Williams nel tentativo di recuperare i tesori delle navi affondate davanti alle coste della Florida. La spedizione non dette grandi successi. Tra necessità di sopravvivere e voglia di avventura, i due uomini (Bellamy e Williams) entrarono nell’equipaggio della nave pirata Mary Anne (o Marianne) comandata dal famoso Benjamin Hornigold. Maria, sola, restò a terra. Nell’estate del 1716 Hornigold venne deposto dal comando della Mary Anne e a prendere il suo posto fu il giovane Bellamy. Poco dopo catturò una seconda nave, il Sultana. Assegnò, allora, il comando della Mary Anne all’ormai inseparabile Paul Williams e fece del Sultana la sua nave ammiraglia. Cominciò un periodo di grandi abbordaggi e vittorie per Bellamy e per quella che ormai stava diventando una flotta. Ma la più spettacolare cattura avvenne nella primavera del 1717 quando Bellamy e il suo equipaggio intercettarono, abbordarono e ottennero la Whydah Gally. Una nave di 300 tonnellate di stazza che, viaggiando sulla rotta degli schiavi, aveva appena terminato la seconda tappa per il carico di ori e pietre preziose. Fedele alla sua reputazione di pirata generoso Bellamy concesse in dono al capitano e all’equipaggio del Whydah Gally la sua ammiraglia: il Sultana; tenendosi naturalmente per sé l’enorme Whydah Gally, che divenne la sua nuova ammiraglia. Con la nuova nave cominciò a fare rotta verso Nord. Probabilmente Bellamy stava navigando verso le coste del New England, dove si trovava l’amata Maria ad attenderlo, quando, sorpreso da una violentissima tempesta, affondò con la nave e tutto il suo equipaggio.
Il pirata gentile – che pensava, a soli 29 anni, con poco più di un anno di strabiliante carriera corsara alle spalle, un’ immensa fortuna, e l’amore che lo attendeva a terra, di ritirarsi per sempre – fu fermato dai marosi nei pressi di Wellfleet (Massachusetts).

Sopravvissero solo due uomini sui 146 di equipaggio della Whydah e nove in totale su tutta la flotta di Bellamy. Nemmeno una nave si salvò dalla tempesta. Dei nove uomini, due riuscirono a mettersi in salvo e a far perdere le loro tracce, sei furono catturati e giustiziati a Boston e uno fu ridotto in schiavitù.

Leggenda

Nel 1984, dopo circa 300 anni di oblio, la storia di Bellamy tornò ad essere raccontata a seguito del ritrovamento del relitto della Whydah. Al momento dell’affondamento l’ammiraglia di Bellamy era la più grande nave mai catturata. Il suo carico includeva grandi quantitativi di avorio, oro, preziosi e 30.000 sterline. La scoperta del relitto e del relativo tesoro venne resa pubblica nel luglio 1984. L’esplorazione e il recupero furono condotte dall’equipe di Barry Clifford che, successivamente, fondò il museo Samuel Bellamy sulle rive del Provincetown, in Massachusetts: poco distante dal luogo dell’affondamento. Il museo ospita gran parte degli oggetti ritrovati in fondo al mare, compresa la flangia di bordo. Questo oggetto (simbolo di autorità) è stato rintracciato non presso i suoi alloggi, come usavano i pirati “normali”, ma vicino a quelli dell’equipaggio. Questo ha contribuito ad alimentare la leggenda del pirata democratico, anarchico e libertario ante litteram. A Bellamy è attribuita la famosa frase che Fabrizio De André ha riportato in seconda di copertina dell’album Le nuvole: “Io sono un principe libero ed ho altrettanta autorità di fare guerra al mondo intero quanto colui che ha cento navi in mare”. Nel Gennaio del 2007 il National Geographic Channel ha realizzato un documentario di due ore sul ritrovamento ed i tesori della Whydah Gally che include alcune interviste a Barry Clifford.

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