I FARI E LE LORO STORIE: La Coruña

I fari lungo le coste di tutto il mondo sono tantissimi, un numero infinito e, anche se la loro utilità viene oggi messa in discussione, per secoli hanno aiutato i naviganti ad evitare i pericoli rappresentati da scogli affioranti e secche di sabbia, portandoli sani e salvi alla meta. Tutti questi fari hanno una loro storia, sono più o meno antichi, ma ce n’è uno in particolare, la Torre di Ercole a La Coruña, in Spagna, che ha da raccontare una delle storie più interessanti che si possano immaginare.
La Coruna antico
Questo faro è il più antico esistente al mondo ancora in funzione e in una inimmaginabile contraddizione temporale, un moderno sistema di illuminazione elettrico è in funzione al di sopra di pietre poste sul luogo dai romani. Il faro è diventato il simbolo stesso della città di La Coruña e chiunque lo guardi non può non rendersi conto dell’aura magica che lo circonda.
Molte sono le leggende nate intorno alla costruzione del faro, ma qui voglio raccontarne tre, quelle che ci riportano alla notte dei tempi, alla mitologia, alle guerre tra uomini e Dei ed al valore di questo ultimi e ai Celti, popolo misterioso che un tempo popolò queste terre.
Una prima leggenda racconta che Euristeo, Re di Micene, aveva imposto ad Ercole, suo fratello, le famose dodici fatiche, la decima delle quali consisteva nel rubare i buoi di Gerione, Re di Spagna, perché quest’uomo cattivo nutriva gli animali con carne umana. Gerione era un essere fantastico, aveva tre corpi e tre teste, ma una sola anima, e possedeva un grosso gregge di buoi custodito da Orto, un cane a due teste. Ercole piombò nel bel mezzo del prato dove il gregge pascolava, uccise Orto, il cane mostruoso, e radunò gli animali per far ritorno a Micene.
Non appena Gerione venne a sapere quello che Ercole aveva fatto lo inseguì verso le terre di Nord Ovest per recuperare il suo gregge. I due si incontrarono su una collina vicino al mare e lì combatterono furiosamente per tre giorni, finché Gerione cadde ferito a morte. Ercole tagliò le teste di Gerione e seppellì il corpo nello stesso punto in cui era avvenuto lo scontro. Il vincitore, per mantenere il ricordo della battaglia, decise di fondare in quel posto una città, chiamò gente per abitarla e costruì una grande torre, sul luogo della sepoltura di Gerione, che doveva servire per controllare la costa e difenderla dai nemici.
Tra le prime persone accorse per abitare nella nuova città c’era una donna di nome Crunna, che Ercole sposò e, in suo onore, diede alla città il nome della moglie.
Un’altra leggenda narra che dopo la costruzione delle colonne d’Ercole, fine del Mare Mediterraneo e inizio del mare tenebroso e sconosciuto che tutti temevano, gli abitanti di quella che una volta di chiamava Asperia, la Spagna odierna, venuti a conoscenza dell’abilità di Ercole nel combattere i tiranni e le ingiustizie, gli chiesero di aiutarli a liberarsi dalla tirannia di Gerione Signore delle terre di Asperia.
Volendo accontentare quella brava gente Ercole sfidò Gerione ad una battaglia a due, senza ascoltare i consigli dei suoi amici che gli dicevano di non andare da solo a quell’incontro. Accettata la sfida, fu deciso che lo scontro sarebbe avvenuto nella terra di Galizia dove i due combatterono per tre giorni. Il quarto giorno Ercole uccise Gerione, tagliò la sua testa, costruì una torre in quel luogo a ricordo dello scontro e fondò una città. La gente arrivò nella nuova città da molti posti diversi ed Ercole diede a quel posto il nome di una donna giunta con gli altri : Crunna.
Queste due storie hanno molto in comune, ma ce n’è una terza, che riguarda un’epoca più recente e meno fantastica, sia pure sempre leggendaria.
Secondo il Libro delle Invasioni, una raccolta irlandese del XII secolo di fatti epici, il capo celtico Lord Breogan, fratello di Brath e padre di Lord Ith, fondò la città di Brigantium, in Galizia, e di fronte ad essa costruì quella che veniva chiamata “La Torre di Breogan” di cui si diceva che fosse “una casa deliziosa e confortevole, oltre ad essere un importante punto di avvistamento”.
La leggenda racconta che Ith, il figlio di Breogan, guardando dalla torre vide all’orizzonte una costa sconosciuta e chiese e ottenne da suo padre il permesso di partire con una spedizione verso quella terra, che era l’Irlanda. ma, appena arrivato, Ith fu ucciso dagli abitanti ed il suo corpo fu rimandato a casa in segno di buona volontà, ma Breogan, per vendetta, invase l’Irlanda.
Queste sono le suggestive leggende legate al faro di La Coruña, e che ancora oggi si raccontano, ma in realtà la torre originaria fu costruita al tempo dell’Imperatore Traiano, alla fine del 1mo secolo D.C., da Caio Servio Lupo, un architetto proveniente da Aemium, una città allora situata vicino a quella che oggi è Coimbra, in Portogallo e fu dedicata al Dio Marte, con l’intento di usarla sia come faro che come torre di avvistamento per proteggere il vicino porto di Brigantium.
Alla base della torre è stata rinvenuta una pietra con la seguente iscrizione :

MARTI / AUG. SACR. / C. SEVIVS LUPUS

ARCHITECTUS / AEMINIENSIS

LUSITANUS EX.VO

Che tradotta significa : ” Consacrato a Marte. Gaio Sevio Lupo, architetto di Aemium, in Lusitania, a compimento di una promessa”

La torre fu costruita su una pianta quadrata, con i lati di 18 metri ed un’altezza di 36 metri, aveva tre piani a su ogni piano si affacciavano quattro stanze comunicanti tra loro. In alto terminava con un pinnacolo cilindrico di circa 4 metri ed intorno ad esso erano collocati i contenitori per il fuoco. La scala si trovava all’esterno e saliva tutto intorno alla torre.
La storia e le vicissitudini di questo faro si snodano attraverso i secoli, le prime tracce si trovano in un trattato di Paolo Orosio scritto tra il 415 e il 417 nel quale, per la prima volta, la torre viene chiamata “Faro”. L’uso delle torre per questo scopo venne in seguito associato alla città ed all’intera regione, tanto che nel 572 venne dato il nome di “Faro” ad una delle divisioni territoriali donata al Vescovato di Iria e nell’830 la regione viene chiamata “Contea del Faro” . Anche quando la popolazione costiera fu costretta a fuggire all’interno a seguito dell’invasione Normanna, a partire dall’846, la città fondata dai rifugiati fu chiamata “Burgo de Faro”. Nell’870 San Sebastiano, nelle sua cronache, racconta che i Normanni arrivarono “fino ad un posto conosciuto come Faro di Brigantium”. Nel 915 la proprietà della città di “Farum Brigantium” passò all’arcivescovado di Santiago di Compostela. Negli anni seguenti i territori limitrofi vengono sempre identificati con il nome del Faro mentre passano di proprietà di vari monasteri e chiese, finché nel 991 il Re Bermudo II dona “la Contea del Faro” alla Chiesa di Santiago. Durante il Medio Evo un Re, Alfonso V, conferma la donazione della Contea alla chiesa, con l’esclusione della torre, che viene però contesa tra vari nobili, a causa della sua posizione e della solidità della sua costruzione, infatti veniva usata anche come fortezza. Passò di nuovo nelle mani della corona, e ancora all’arcivescovado di Santiago di Compostela, ma tutti questi cambiamenti portarono solamente alla rovina della torre che, a causa della mancanza di un’adeguata manutenzione, cominciava ad andare in rovina.
Alla fine del XII Secolo la città di Brigantium prende il nome di “Las Cruña” (dal latino “ad columnam” cioè vicino alle colonne) e nel secolo seguente divenne la città principale della regione. Intanto la torre continuava a decadere, la rampa delle scale esterne fu demolita e le sue pietre vennero usate per costruire una fortezza all’interno della città. A partire dal XVI Secolo la torre divenne proprietà della città, ma il fatto che mancava la scala per raggiungere i piani superiori la rese inservibile e così la sua rovina aumentò e nel 1589, durante l’assedio degli inglesi, fu definita “un nido per uccelli”. Fu solo nel 1682 che furono iniziati dei lavori per riattivarla come faro e per accedere alla cima furono creati dei passaggi nelle volte delle stanze, fu costruita una scala interna e in cima, sul lato Nord, furono costruite due piccole torri per contenere due lanterne. Le spese per la riparazione, la riattivazione e la manutenzione del faro furono pagate per 10 anni dai Consoli di Inghilterra, Olanda e Fiandra che erano interessati alla sicurezza per la navigazione commerciale tra i loro paesi. In seguito questo onere passò alle Autorità Cittadine, ma ancora una volta la torre venne trascurata e questo provocò l’inizio di un altro declino con la caduta di una delle piccole torri e danni alla scala interna.
Dobbiamo arrivare al 1785, quando la torre passò nella mani del Reale Consolato Marittimo della Galizia, per vedere rinascere questo monumento. In quello stesso anno fu decisa la sua ricostruzione e l’incarico fu affidato a Eustaqui Gianini, un ufficiale di marina ed ingegnere. Il vecchio nucleo della torre fu rivestito con pietre di granito dello spessore di 60 cm., sulla cima fu costruita una volta ottagonale e all’interno una nuova scala, e nello stesso tempo furono effettuati altri lavori di ristrutturazione generale. I lavori finirono nel 1791 e con questo intervento il Faro prese l’aspetto con cui oggi lo conosciamo. La lanterna aveva sette riflettori alimentati ad olio e l’eclisse era ottenuta da lastre d’acciaio mosse da un meccanismo ad orologeria.
A partire dal 1833 molti sono stati i cambiamenti che la lanterna del Faro ha subito e gli avvenimenti che lo hanno accompagnato. Una cosa interessante è che tra il 1849 ed il 1854 fu istituita nel Faro una scuola per Guardiani del Faro che andavano lì per imparare il mestiere. Nel 1921 arrivò l’elettricità e furono quindi abbandonati i vecchi sistemi di illuminazione e nel 1956 sul lato Sud Ovest della base fu costruito un nuovo quartiere per il Guardiano. Infine nel 1974 fu installato il corno da nebbia e nel 1977 il radiofaro.
Oggi la Torre di Ercole è diventata il simbolo della città di La Coruña ed è comune identificare l’una con l’altra. Il Faro per secoli è apparso sugli stemmi della città e attraverso queste rappresentazioni si possono anche vedere i vari cambiamenti a cui la torre è stata sottoposta. Oggi essa continua la sua funzione di Faro, la sua caratteristica sono quattro lampi di luce bianca con un periodo di 20 secondi che possono essere visti ad una distanza di 23 miglia. Ha un radiofaro ed il segnale per la nebbia. La sua posizione geografica è : 43° 23′ 9″ Nord, 8° 24′ 24″ Ovest e la sua altezza sul livello del mare è di 57 metri.
E’ aperta al pubblico fino ai piani superiori, l’unica stanza non visitabile è quella della lanterna. Durante la salita su possono vedere i resti dell’antica costruzione romana ed i segni dei seguenti rimaneggiamenti. Alla base della torre si trova una piccola costruzione che protegge la pietra con l’iscrizione originale latina di cui si è parlato all’inizio.
Tra storia e leggenda si snodano le vicissitudini di questa torre costruita dai Romani per proteggere un porto importante per i loro commerci, un faro che ha vissuto momenti di declino e momenti di gloria, ma che, saldo come una roccia, ha attraversato i secoli, le bufere, gli imperi e gli imperatori. Ha subito molti cambiamenti, ma è rimasto lì, proteso verso l’Oceano Atlantico, come una testimonianza della lunga storia di questi monumenti luminosi che rischiano di andare perduti ancora una volta per l’incuria dell’uomo.

Fonte: Annamaria “Lilla” Mariotti

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