Il Biorock Project

L’idea di usare l’elettricità per rigenerare la vita sott’acqua ha un che di visionario e apocalittico allo stesso tempo, tanto da poter sembrare un’astrazione degna di Jules Verne. Tuttavia, questo è esattamente il concetto alla base del Biorock Project, un metodo per nulla fantascientifico. Le elucubrazioni e gli esperimenti degli scienziati marini Wolf Hilzberg e Tom Goreau non hanno forse portato alla creazione di una nuova Atlantis, ma, tramite l’applicazione dell’elettrodeposizione, hanno prodotto un’invenzione che permette la tutela e il ripopolamento degli ambienti marini. (di Marcella Segre)
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PREMESSA
Controllare bene quanta acqua consumi la mattina quando ti fai la barba o ti lavi i denti, evitare di produrre troppi rifiuti e differenziarli scrupolosamente (pur sapendo che poi saranno riuniti e bruciati senza che questo peraltro produca nessun tipo di energia), comprare alimenti che non abbiano viaggiato tanto e che siano rigorosamente di stagione, magari biologici, usare il meno possibile la macchina, spegnere tutte le spie a led di casa che ti avvertono inutilmente che il tuo elettrodomestico è spento…mille azioni che speri siano compiute da milioni di persone. Poi ancora di più, cercare di fare il tuo lavoro in modo coscienzioso, pur sapendo che sarebbe meglio avere “un mondo senza edifici” -è una frase che ho visto scritta nel cemento fresco, del pavimento del nuovo Museo Nazionale delle arti del XXI secolo di Zhaha Hadid, da un operaio evidentemente schizofrenico)- in un mondo che ormai ne è ricoperto.
Una battaglia quotidiana giocata sui nervi e sull’attenzione, sicuramente (almeno spero) utile, ma decisamente non risolutiva.
Primo perché le decisioni importanti, quelle che veramente pesano sull’ambiente in modo diretto, si prendono altrove, ossia nei parlamenti e ancor di più nei consigli di amministrazioni delle grandi multinazionali del commercio, piuttosto che davanti allo scarico differenziato della propria tazza del cesso; prodotto tecnologico, lo scarico del cesso intendo, che poi hai trovato sul mercato già bell’è fatto, ossia qualcuno ha deciso che tu potessi comprarlo.
Quindi G8_10_20 etc., le riunioni del World Trade Organization (WTO) che stabilisco di fatto le macro linee di condotta commerciale, il summit Onu di Copenaghen sul clima, dove è stato raggiunto un accordo ‘minimo’ non vincolante per nessuna nazione né a livello politico né legale.
Secondo perché se è vero che l’orientamento dei consumatori può influenzare il mercato e ancor più vero che il mercato stabilisce gli orientamenti dei consumatori e aggiungerei, della politica, dell’informazione, della cultura.
Per cui succede, ad esempio, che malgrado siamo stati attenti a non sprecare acqua per lavarci i denti, subito dopo accendiamo il nostro cellulare, i cui circuiti elettrici sono ottimizzati dal Coltan, minerale causa prima della guerra in Congo che solo negli ultimi 3 anni ha causato 4 milioni di morti. La lotta al contenimento dei consumi, una contraddizione in termini per quella che è definita società dei consumi, non vuol dire esattamente cambiare indirizzo, filosofia di vita.
In definitiva quello che è veramente frustrante è giocare continuamente “al minor male possibile” appunto al contenimento. Vorremo che gli interventi tesi alla salvaguardia degli habitat del nostro pianeta fossero più diretti, attivi, capaci, per una volta, di applicare la stessa intelligenza che abbiamo usato per sfruttare le risorse nel cercare di porre rimedi ai danni fatti.
Per questo vedere realizzato un progetto come Biorock Rocks fa così tanto effetto, si tratta di un azione concreta, diretta, direttamente tesa all’ambiente. Marcella Segre, apolide per curiosità del mondo, impegnata per vocazione naturale, ce ne da felice notizia.
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Il Biorock Project
 ovvero
L’ancora di salvezza del mito tropicale
L’idea di usare l’elettricità per rigenerare la vita sott’acqua ha un che di visionario e apocalittico allo stesso tempo, tanto da poter sembrare un’astrazione degna di Jules Verne. Tuttavia, questo è esattamente il concetto alla base del Biorock Project, un metodo per nulla fantascientifico. Le elucubrazioni e gli esperimenti degli scienziati marini Wolf Hilzberg e Tom Goreau non hanno forse portato alla creazione di una nuova Atlantis, ma, tramite l’applicazione dell’elettrodeposizione, hanno prodotto un’invenzione che permette la tutela e il ripopolamento degli ambienti marini.
Il Biorock Project, progetto ormai consolidato e replicato in più di quindici paesi, prevede l’installazione di strutture alimentate ad energia elettrica a largo di atolli tropicali. La corrente trasmessa a basso voltaggio sui tubi della struttura accelera il processo di accrescimento minerale degli organismi marini: concretamente, pezzi di corallo applicati alla struttura elettrificata si rigenerano rapidamente così da prevenire il decadimento della barriera.
L’ Indonesia, l’arcipelago più vasto del mondo, è conosciuta per l’incredibile biodiversità della sua flora e fauna marina, ma è anche tristemente famosa per avere un reef danneggiato gravemente dalla dinamite e da altri metodi di pesca devastanti. L’applicazione del Biorock Project in vari atolli del paese sta permettendo di salvaguardare e ricostituire il suo incredibile patrimonio marino. Giusto per chiarire, il corallo ha un’importanza vitale nella vita subacquea e la sua conservazione non è solo una questione di estetica legata al voler mantenere la bellezza mozzafiato di ambienti sottomarini in cui nuotano pesci multicolori e tartarughe giganti. Oltre a prevenire l’erosione delle coste, la barriera ospita infatti più della metà della fauna marina, innumerevoli specie la usano come nido ed è anche una grande scuola di apprendimento per studiosi e appassionati. Tutto quello che c’è sulla barriera corallina e sulle spiagge svolge un ruolo fondamentale per l’ecosistema. Le conchiglie vuote servono ai paguri per la crescita e i coralli morti servono a formare le spiagge. Anche un atto apparentemente innocente come raccogliere pezzi di corallo o conchiglie sulla spiaggia contribuisce a deteriorare l’ambiente.
Una delle zone in Indonesia in cui è stata applicata la metodologia innovativa Biorock è alle isole Gili, a nord ovest di Lombok. L’installazione di più di 30 strutture ne fanno il secondo sito di rigenerazione di corallo più grande in Indonesia dopo Pemuteram a Bali. L’ente dietro l’iniziativa è il Gili Eco Trust, un’associazione ambientale attiva dal 2002 per la protezione delle tre isole che, oltre ad essere coinvolta in una serie di attività di sensibilizzazione ambientale, si occupa in modo specifico della protezione del corallo attraverso varie iniziative. La consapevolezza dello stato di decadimento della barriera dovuto ad attività umane ha portato l’associazione, in collaborazione con i centri di immersione, ad istituire degli incentivi finanziari per persuadere i pescatori locali ad usare metodi meno invasivi e a pescare in zone specifiche, in modo da limitare l’impatto umano sugli ambienti e le specie marine. Con l’avvento del Biorock Project, è ora in atto un vero e proprio programma di ripristino della barriera corallina, arricchito dall’organizzazione regolare di workshop internazionali in cui i partecipanti imparano ad installare le strutture e ricevono il certificato PADI di specialisti Biorock. Si imparano tutte le fasi dell’installazione: lo studio sul luogo in cui collocare la struttura e sulla forma necessaria al sito specifico in funzione del fondale e delle onde, come connettere i vari cavi per far passare la corrente, attaccare il corallo e mantenere la struttura. I workshop sono aperti a scienziati e appassionati di tutto il mondo e vedono la partecipazione attiva degli studenti indonesiani e dei professori dell’Università di Mataram, Lombok, i quali acquisiscono le competenze per garantire la sostenibilità del progetto.
Delphine, responsabile del Gili EcoTrust a Gili Trawangan, si dichiara entusiasta dalla metodologia Biorock, che sembra essere LA soluzione a anni e anni di distruzione indiscriminata di uno dei patrimoni più delicati del pianeta. “E’ una tecnologia dal potenziale enorme; non vedo l’ora che il prototipo che funziona senza cavi elettrici sia disponibile. Sarebbe perfetto per posti come il Parco Nazionale di Komodo, una zona protetta dove non c’è corrente elettrica e dove la barriera corallina è gravemente danneggiata.”
Conseguenze di comportamenti umani, dinamiche economiche e catastrofi ambientali hanno distrutto interi ecosistemi e oggi la realtà non rispecchia assolutamente quello che l’immaginario collettivo associa all’idea di atolli tropicali. Le strutture elettrificate Biorock danno l’opportunità di riparare quello che abbiamo danneggiato con le nostre mani, cosa che non è sempre possibile. Aiutando la barriera corallina a riprendersi e a ricostituirsi, sono una sorta di bastone di sostegno grazie ai quali i paesaggi tropicali potranno sopravvivere e non diventeranno un mito ritrovabile solo nei dipinti di artisti visionari o nelle descrizioni di scrittori di altri tempi. Anche se saranno sempre barriere con le stampelle.
Marcella Segre
Marcella Segre, di formazione interprete e traduttrice, è cresciuta a Torino e ha poi vissuto, studiato, lavorato e viaggiato in altre città e in altri paesi. Le esperienze che l’hanno segnata maggiormente sono state le collaborazioni con i Bagni Pubblici di Via Aglié, il No Panic Project di Chico De Luigi, le associazioni culturali Persefone, Giosef Unito, Pensiero e Azione, Looney Moon, Purple Hexagon Rec. in Italia, le esperienze con varie Ong e associazioni in Belgio (Quinoa e Amnesty International), Armenia (HUJ), Nepal (CWIN), Indonesia (Gili Ecotrust, Temesi Waste Facility) oltre che i viaggi in Europa, Israele, Stati Uniti, India, Cambogia, Vietnam, Singapore etc. 
Scrive commenti, articoli e racconti su diversi argomenti. Società, migrazioni, politica, ambiente, minoranze etniche e sessuali, musica, arte, letteratura, fotografia…
Tematiche diverse, tutte però legate a situazioni realmente vissute e a persone esistenti che hanno stuzzicato la sua curiosità nel corso suoi viaggi. Scrive in tre lingue ma non pensa sia abbastanza. Attualmente risiede nel Sud-Est asiatico, ma è sempre mobile.
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La metodologia Biorock permette di velocizzare l’accrescimento minerale sott’acqua.
Grazie alla trasmissione di corrente a 1.2 volt, sfruttando l’elettrolisi, strutture di metallocollocate in mare permettono il ripristino e il ripopolamento della barriera corallina. Il metodo consiste nell’applicazione di pezzi di corallo alle strutture elettrificate tramite dei cavi collegati a una sorgente elettrica sulla costa. Non si tratta di coralli vivi, ma di coralli già staccati dalla barriera corallina e destinati alla morte che vengono attaccati alle strutture di metallo.
 
La barriera corallina indonesiana è una degli ecosistemi al mondo con la

maggiore biodiversità, ma nel corso degli anni è stata gravemente danneggiata da cause umane e naturali.

 
 
Alcuni coralli ci mettono decenni per crescere di pochi centimetri: stare in piedi o anche semplicemente toccare la barriera può provocare danni irreparabili.
 
 
La pesca con metodi invasivi e l’abbandono di rifiuti sono tra le cause peggiori. Le tartarughe adorano mangiare le meduse e i sacchetti di plastica gli assomigliano molto.
La plastica sparsa nell’oceano arreca danni gravissimi a tutta la flora e la fauna marina perché soffoca, avvelena e uccide i pesci, le tartarughe e il corallo. Un mozzicone di sigaretta inquina 70 litri d’acqua.
Alle isole Gili, Lombok, Indonesia, ogni due anni il Gili EcoTrust coordina l’organizzazione di workshop internazionali in cui i partecipanti collaborano all’installazione di una struttura Biorock, imparando tutte le fasi del processo.
È stato osservato che il corallo, le spugne, i tunicati e i molluschi crescono molto più velocemente quando attaccati a una struttura Biorock.In particolare, il Gili Eco Trust riporta che i coralli crescono 2-6 volte più velocemente e il tasso di sopravvivenza in caso di innalzamento improvviso della temperatura è 16-50 volte più alto che in condizioni normali.
 

Sempre secondo le osservazioni del Gili EcoTrust, il tasso di nascita di nuovo corallo è di migliaia di volte più alto che mai osservato prima.

 

Le strutture Biorock fungono anche da nido per moltissime specie marine e, grazie alla forma, permettono a moltissimi pesci e crostacei di riprodursi al riparo dai predatori.

 

L’installazione di una nuova struttura costa intorno ai 15 millioni di Rupie indonesiane (1080€), l’estensione di una struttura già collocata intorno ai 5 millioni di Rupie (300€) e l’installazione di strutture anti-erosione intorno ai 20 millioni di Rupie (1400€). Le strutture delle isole Gili sono state principalmente finanziate da sponsor locali come i centri di immersione e le strutture ricettive.

A largo delle isole Gili esistono tre tipi di strutture Biorock: le strutture che favoriscono la crescita del corallo, le strutture che oltre a svolgere la funzione di “nido” per pesci e coralli agiscono anche da barriera anti-erosione e le strutture specifiche che si contrappongono alla forza delle onde e permettono la protezione delle coste.

La potenzialità dei materiali di costruzione Biorock è incredibile: “sono gli unici materiali di costruzione sottomarina che nel corso del tempo crescono, si irrobustiscono invece di deteriorarsi e addirittura si auto-riparano, visto che ogni parte danneggiata ricresce.

Non esiste un limite alle dimensioni o alla forma delle strutture Biorock, potrebbero estendersi per migliaia di Km a patto che ci siano abbastanza fondi per finanziare l’operazione.”



 

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