IL TRIANGOLO DELLE BERMUDA: DON HENRY

L’esperienza del capitano Don Henry, nel 1966, ci offre una descrizione chiara di un tiro alla fune fra il rimorchiatore e una forza non identificata che tentava, consciamente o inconsciamente, di impossessarsi della chiatta.

Il capitano Henry era il proprietario di una società di ricuperi marittimi di Miami, chiamata la Sea Phantom Exploration Company, aveva una lunga esperienza di capitano e di navigatore, Per la sicurezza del suo racconto e per la sua memoria dei particolari, mi sembra opportuno di lasciare che sia il capitano Henry a riferire l’incidente con le sue stesse parole, che sono state trascritte nel corso di una conversazione con il dottor Manson Valentine (studioso dei fenomeni del Triangolo delle Bermuda) riguardante la chiatta scomparsa. “Ci trovavamo sulla via del ritorno, tra Puerto Rico e Lauderdale. Eravamo stati in mare per tre giorni, rimorchiando una chiatta vuota, che aveva trasportato nitrato di petrolio. Io ero a bordo del Good News, un rimorchiatore di duemila cavalli, lungo quarantanove metri. La chiatta che stavamo rimorchiando pesava duemilacinquecento tonnellate, ed era collegata con un cavo lungo più di 300 metri. Ci trovavamo sulla Tongue of the Ocean, dopo aver oltrepassato le Exumas, su una profondità di circa 600 braccia. Nel pomeriggio, il tempo era buono e il cielo limpido. Io ero andato per qualche minuto nella cabina dietro il ponte, quando sentii un gran vociare.
Uscii dalla cabina e corsi sul ponte, gridando: ‘Che cosa diavolo sta succedendo?’ La prima cosa che guardai fu la bussola, che stava girando in senso orario. Non c’era ragione perché capitasse una cosa simile. Non sapevo che cosa fosse successo, ma certamente si trattava di qualcosa di grosso. Sembrava che l’acqua arrivasse da tutte le direzioni. L’orizzonte era scomparso, non potevamo vederlo, l’acqua, il cielo e l’orizzonte si confondevano insieme. Non riuscivamo a capire dove eravamo. Di qualunque cosa si trattasse, carpì, rubò o prese a prestito tutto dai nostri generatori. Tutte le fonti di elettricità smisero di produrre energia. I generatori continuavano a funzionare, ma noi non riuscivamo a ottenere nessuna energia. Il macchinista cercò di avviare un generatore di emergenza, ma non riuscì a produrre una scintilla. Io ero preoccupato per la chiatta. Era solida, ma non riuscivo a vederla. Sembrava coperta da una nuvola, e intanto le onde sembravano più agitate che negli altri punti. Spinsi le valvole al massimo. Non sapevo dove stavamo andando, ma volevo allontanarmi in tutta fretta da lì. Pareva che qualcosa volesse tirarci indietro, ma non riuscisse a farcela. Allontanarsi da quel punto fu come uscire da un banco di nebbia. Quando uscimmo, il cavo da rimorchio era teso, come nel trucco della fune indiana, ma in fondo al cavo non si vedeva nulla, tutto era avvolto in una nebbia concentrata in quel punto. Balzai sul pontile e cominciai a tirare. La maledetta chiatta uscì dalla nebbia; ma non c’era nebbia in nessun altro posto. Infatti, la visibilità era di dieci miglia. Nell’area nebbiosa, dove si sarebbe dovuto trovare il rimorchio, l’acqua era agitata, sebbene le onde non fossero alte. Non vi è mai successo che due persone vi tirassero per le braccia, in direzioni opposte? Avevo la sensazione che ci trovassimo in un posto o in un punto che qualcuno o qualcosa voleva, e che qualcuno o qualcosa volesse che noi fossimo in un posto diverso da quello in cui stavamo andando”. “C’era una specie di luce verdastra all’orizzonte?” “No, era lattiginosa. E’ tutto quanto posso dire. Non stavo badando ai colori, in quel momento. Dopo aver lasciato quel posto, dovemmo caricare le batterie. Fui costretto a gettar via cinquanta pile per torce elettriche. ” “Le venne in mente il Triangolo delle Bermuda?” “Sì. Era l’unica cosa a cui riuscivo a pensare in quel momento.” “Non ha mai avuto altre esperienze come questa? ” “No. Ho sentito parlare di altre persone che ne hanno avute, e di un rimorchio che andò perduto con uomini a bordo, e il cui cavo fu tagliato. Ma questa è stata l’unica esperienza toccata a me. E una mi è bastata! “

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