Lo squalo tissitore, Carcharhinus brevipinna

Lo squalo tissitore (Carcharhinus brevipinna Müller & Henle, 1839) è una specie di squalo del genere Carcharhinus e della famiglia Carcharhinidae. Se ne trovano nelle acque tropicali e temperate calde di tutto il globo, fatta eccezione per la parte orientale dell’Oceano Pacifico. Abitano sia acque sotto costa che al largo, sino a profondità di 100 metri, anche se preferiscono fondali poco profondi. Si potrebbe definire una versione più grande dello squalo orlato (Carcharhinus limbatus) per via del corpo snello del muso allungato e delle pinne segnate da macchie nere sulle punte. Lo distinguiamo tuttavia dallo squalo orlato per la prima pinna dorsale, dalla forma diversa e posta più indietro, ed anche per la punta nera della pinna anale (negli adulti). Al massimo questo squalo raggiunge lunghezze di circa 3 metri.

Si tratta di predatori rapidi e gregari, che si nutrono di una varietà di pesci ossei e cefalopodi. Quando si nutrono in gruppo, passano velocemente attraverso il banco ruotando intorno al proprio asse ed escono parzialmente dall’acqua. A questa abitudine si deve il nome inglese di spinner shark. Al pari degli altri Carcharhinidae la specie è vivipara, e le femmine mettono al mondo da 3 a 20 squaletti ogni anno. I nuovi nati sono allevati in zone appositamente scelte dalla specie vicino alla coste e crescono in modo piuttosto veloce. In genere lo squalo tissitore non rappresenta un pericolo per l’uomo, ma se eccitata dalla presenza di cibo può diventarlo. Il loro valore per la pesca commerciale è piuttosto elevato, sia per la carne che per l’olio del fegato e la pelle. Diviene anche preda di pescatori sportivi in quanto è un combattente eccezionale. La International Union for Conservation of Nature (IUCN) ha stabilito che la specie è prossima alla minaccia in tutto il mondo e vulnerabile al largo degli Stati Uniti sudorientali.
Va premesso che esistono delle incertezze sulla distribuzione della specie in quanto spesso essa viene confusa con il Carcharhinus limbatus. Nell’Oceano Atlantico occidentale comunque ne sono stati avvistati dalla North Carolina sino al Golfo del Messico, incluse le Bahamas e Cuba, e poi dal Brasile meridionale all’Argentina. Nell’Atlantico orientale invece occorre dall’Africa settentrionale alla Namibia. Nell’Oceano Indiano lo troviamo dal Sudafrica e dal Madagascar sino al Mar Rosso ed al Golfo di Aden, sino all’India e le isole circostanti, a Giava ed a Sumatra. Nell’Oceano Pacifico infineI è stato scoperto in Giappone, Vietnam, Australia, e probabilmente anche alle Filippine. Evidenze parassitologiche hanno mostrato come gli esemplari dell’Oceano Indiano abbiano probabilmente attraversato il Canale di Suez sino al Mar Mediterraneo divenendo per questo migratori lessepsiani.
Studi dimostrano come questi squali vivano dalla superficie a profondità massime di 100 metri, anche se prediligono profondità massime di 30 e li dentro occupano tutti gli strati marini. Potreste incontrarne uno dalla costa al mare aperto al di sopra di piattaforme continentali ed insulari. Alcuni giovani entrano nelle baie, ma in genere evitano l’acqua salmastra. La sottopopolazione statunitense è migratrice: in primavera ed in estate li troviamo in acque calde vicino alla costa, mentre nelle altre stagioni si spingono più in profondità.

Come tutti i Carcharhinidae, anche questo squalo è viviparo. Le femmine adulte sono dotate di un solo ovario funzionale, ma di due uteri. Ciascuno di questi è suddiviso in compartimenti, uno per ciascun embrione. All’inizio i cuccioli sono sostentati da una specie di tuorlo, ma quando lo esauriscono e sono lunghi all’incirca 19 cm la sacca vuota si trasforma in placenta permettendo alla madre di continuare a nutrirli fino al termine della gestazione. Questa specie presenta il più evidente scarto tra le dimensioni dell’ovulo e quelle del nuovo nato all’interno di tutti gli squali vivipari conosciuti. Le femmine partoriscono da 3 a 20 (in genere da 7 ad 11) squaletti ogni anno dopo una gestazione che dura da 11 a 15 mesi. L’accoppiamento avviene in primavera o in estate ed il parto in agosto nei pressi del Nord Africa, da aprile a maggio vicino al Sudafrica e da marzo ad aprile nell’Atlantico nordoccidentale. Il parto avviene in zone vivaio costiere come baie, spiagge e estuari fluviali ad alta salinità, ma sempre al di sotto dei 5 metri di profondità.

La lunghezza dgli squaletti al parto è tra i 66 ed i 77 cm nell’Atlantico nordoccidentale, tra i 61 ed i 69 al largo della Tunisia, e 60 in Sudafrica. La crescita è relativamente veloce: 30 cm all’anno tra i nuovi nati, 25 per chi ha già compiuto un anno, 10 per gli adolescenti a 5 cm all’anno per gli adulti. Nell’Atlantico nordoccidentale il maschio p maturo alla lunghezza di 1.3 metri, la femmina alla lunghezza di 1.5 o 1.6 metri. Queste lunghezze corrispondono ad un’età di 4-5 e 7-8 anni rispettivamente. In Sudafrica invece, alla maturità si stimano lunghezze di 1.8 e 2.1 metri rispettivamente per i maschi e le femmine. In genere la riproduzione può avvenire solamente al compimento del dodicesimo o del quattordicesimo anno d’età e la morte sopraggiunge dopo il quindicesimo o al massimo il ventesimo o poco più.

L’interesse per questa specie è alto sia per quanto riguarda la pesca sportiva che per quella commerciale.

In linea di principio, questi squali non sono pericolosi per l’uomo. Essi stessi non percepiscono i grandi mammiferi come prede in quanto i loro denti sottili sono più adatti ad afferrare che a tagliare. Possono tuttavia entrare in uno stato di eccitazione in presenza di cibo, pertanto è sempre consigliata cautela durante la pesca subacquea. Sino al 2008, l’International Shark Attack File ha preso nota di 16 attacchi non provocati ed uno provocato attribuibili alla specie in questione. Nessuno degli attacchi è risultato fatale.

La carne di questo squalo è considerata di alta qualità e viene venduta fresca o essiccata e sotto sale. In più, le sue pinne possono essere l’ingrediente principale della zuppa di pinne di squalo in Estremo Oriente, l’olio del fegato viene sfruttato per ricavarne vitamine e la pelle viene utilizzata per preparare un particolare cuoio. La pesca di questo animale nell’Atlantico nordoccidentale e nel Golfo del Messico da parte di pescherecci americani è molto consistente. La carne viene venduta con il nome di “blacktip shark” (in italiano squalo orlato o Carcharhinus limbatus) negli USA, visto che i consumatori associano questo nome ad una più alta qualità, ma la carne è assai simile. Alquanto probabile è anche l’ipotesi che questo squalo venga catturato inavvertitamente da altri pescherecci non specializzati, e che il fatto non venga riportato in quanto spesso l’animale è confuso con lo squalo orlato citato più sopra. Questo squalo è inoltre considerato un formidabile lottatore dai pescatori sportivi, che lo hanno spesso osservato saltare oltre la superficie del mare.

L’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN) ha classificato questo animale come prossimo alla minaccia in tutto il mondo e vulnerabile nell’Atlantico nordoccidentale. La specie è inoltre indifesa rispetto allo sfruttamento umano ed al danneggiamento dell’habitat in quanto tende a vivere vicino alle coste. La pesca negli Stati Uniti è regolata dal Fishery Management Plan (FMP) for Atlantic Tunas, Swordfish and Sharks (Piano di Gestione della Pesca per Tonni, Pesci Spada e Squali dell’Atlantico) emesso da parte del National Marine Fisheries Service (NMFS) degli USA nel 1999. Ai fini delle decisioni inerenti alle quote commerciali e le massime quantità pescabili questa specie è classificata come “Large Coastal Shark” (LCS).

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