RENATO “SONNY” LEVI

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Renato “Sonny” Levi nasce a Karachi,in India, nel 1926 e trascorre i suoi primi anni a Bombay. Dopo aver studiato in Francia a Cannes,alla fine degli anni trenta torna in India e con lo scoppio della guerra si arruola nella RAF tornando così in Europa. La passione per il volo fa si che nel primo dopoguerra studia ingegneria aereonautica ma poi il padre gli chiede aiuto come progettista per il nuovo cantiere navale che ha aperto in India e “Sonny” accetta l’esperienza. Per lui è un ritorno alla passione d’infanzia quando progettava barche a vela.
Iniziò così a progettare imbarcazioni veloci da pattugliamento costiero per il governo indiano e fu subito un successo. Grazie a queste commissioni,Levi potè anche sperimentare le sue idee fino ad arrivare a varare nel 1956 il suo primo cabinato  di 38′ per diporto. Lo “Speranza Mia” ,così si chiamava la barca, diveniva il suo primo V profondo di una lunga e divenuta celebre linea di barche veloci per la nautica.
Alla fine degli anni ’50 Levi incontra il Comandante Attilio Petroni,veterano della guerra nella Marina Militare,anch’esso conoscente dell’oriente dove aveva operato(Cina) con la nave “Eritrea”.
Petroni aveva da poco creato un cantiere navale,la Navaltecnica di Anzio,specializzato in barche da diporto e quando necessario,aveva costruito anche navi per Cinecittà nell’epoca d’oro dei film “colossal” americani.
Levi si trasferisce in Italia e con Petroni realizza appositamente per competere alla neonata gara offshore Cowes-Torquay,”A Speranziella” un prototipo per le competizioni ma che servirà da linea guida per la realizzazione di imbarcazioni simili per il diporto,con motorizzazioni più “tranquille”.
Il debutto nella gara inglese è positivo. La barca,costruita in legno lamellare,regge il confronto con il top di allora nell’offshore,il Bertram 31′ “Glass Moppie” dei veterani Dick Bertram e Sam Griffith che poi vinceranno la gara. Petroni e Levi affiancati dal maccanico Gargano arriveranno sesti a causa di problemi ai motori ma la barca raggiunge facilmente i 40 nodi,una velocità di tutto rispetto per quei tempi.
Si arriva così al debutto della prima gara offshore italiana e del Mediterraneo ,la Viareggio-Bastia-Viareggio e naturalmente “A Speranziella” è presente sempre con Petroni e Levi a bordo.
Il 14-15 luglio sulle acque ostiche che caratterizzeranno la VBV negli anni,faranno del resto dei partecipanti un sol boccone.
Questo successo fa si che molti clienti commissionano le ormai celebri barche della Navaltecnica. Fra questi  Gianni Agnelli,grande appassionato di nautica,che commissionò i protipi “Ultima Dea” e poi “Ultima Volta” con le quali partecipò per qualche stagione alla Cowes-Torquay e al Dauphin D’Or in Costa Azzurra.
Nel frattempo arriva il trionfo internazionale alla terza edizione della già celebre Cowes-Torquay del 1963,con lo stesso “A Speranziella” che aveva vinto alla prima Viareggio-Bastia-Viareggio dell’anno prima e con lo stesso equipaggio formato da Levi stesso e Petroni.
Gara dura contro concorrenti di livello come il Bertram 31′ “Blue Moppie” dell’inglese Schellenberg,secondo classificato e il grande e potente “Tramontana II”,terzo,versione migliorata di quella che vinse la Cowes-Torquay dell’anno prima.
L’eco di questa vittoria portò il nome di Levi alla ribalta internazionale.

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La copertina che la rivista “Nautica” dedicò alla vittoria nella Cowes-Torquay del 1963.
Fu il primo e uno dei rari casi in cui una rivista italiana dedicò la copertina ad uno scafo offshore.
Anche un giovane e minuto avvocato romano che però di professione era costruttore edile e già presente al via della prima VBV del 1962 con un motoryacht della serie “Giannutri” di Picchiotti,si unì alla Navaltecnica per sfogare la sua voglia di correre in offshore.
Balestrieri riuscì a trionfare nel 1964 con uno Speranziella di serie ma con motori americani Daytona preparati appositamente per le competizioni. Questo creò polemiche perchè il vero vincitore in mare,per somma dei tempi dei due tratti fù in realtà Bertram che però si vide passare in classifica finale a causa di un regolamento impreciso e assurdo che penalizzava i prototipi.
Balestrieri ebbe poi modo di guidare un altro prodotto di Levi,il “Delta Blu” costruito però dai cantieri Delta e che fu protagonista del circuito offshore nel 1966 e 1967.
Ma chi veramente ha tratto il meglio dalle idee di Levi furono due fratelli inglesi,Charles e Jimmy Gardner  che con il loro magnifico “Surfury”,un progetto di 36′ costruito da Souter in Inghilterra in composito e motorizzato con una coppia di Daytona a benzina,che iniziava l’era dei disegni Delta di Levi.
Con questa barca i Gardner si tolsero grandi soddisfazioni e elogi da tutti per l’eleganza delle sue linee e le prestazioni ottenute,la più celebre delle quali fu il trionfo alla Cowes-Torquay-Cowes del 1967.
I Gardner ebbero un’altra efficace barca di Levi,il “Delta”,un 28′ “flat deck” (senza tuga per la cabina di sotto coperta) con cui vinsero a tempo di record la VBV del 1967,svoltasi con mare insolitamente piatto.
Negli anni sessanta vi furono decine di altre barche di Levi che ebbero prestazioni alterne;da citare per esempio i “Settimo Velo” e “Settimo Velo S” sia in versione di serie con cui corse a Viareggio Jim Wynne che in versione “flat deck” per le belle ed eccentriche americane Gale e Renè Jacoby madre e figlia che univano al fascino femminile la capacità di saper andare per mare in modo veloce,allora prerogativa maschile.
Anche il “Delta Synthesis” del napoletano Gargiulo, poi divenuto “Partenocraft 40″ per Lattaro fu una barca interessante seppur in pratica era un progetto di 36′ come l'”Ultima Volta” di Agnelli o il “Delta Blu” di Balestrieri e allungato a 40′,ma l’eleganza di questa barca non contrastava affatto con la maggiore dimensione,anzi il profilo del progetto Delta diveniva ancor più affilato.
Anche il forte americano Merrik Lewis,neo-proprietario dei cantieri Thunderbird,si fece progettare una barca da Levi, per la Bahamas ‘500’ del ’67  dopo che aveva visto i suoi Delta quando venne a correre in Europa l’anno prima.
Un altro Delta famoso fu il “Merry Go-Round” dell’editore Sir Max Aitken,patron della Cowes-Torquay,anch’esso un Souter in legno come il “Surfury” ma di 38′ con due Cummins diesel da 550 hp ciascuno che alla guida di Don Shead,registrò il record mondiale di velocità per barche con i diesel,con 60,2 mph nel 1966. Quella stessa barca l’anno dopo,passata in altre mani e con il nome di “Thunderfish III” ,bruciò e scomparve nelle acque del Solent durante la Cowes-Torquay.
Le barche firmate da Levi uscirono di scena nelle competizioni offshore verso la fine degli anni ’60 e i primi anni ’70,ma la sua attività nel campo della nautica continuò ad essere di grande livello.
Nel 1973 Renato Levi tornò in offshore con due progetti molto rivoluzionari per la classe due, in forte espansione in quegli anni. Il primo era il “Dart-Vega  ” un vero e proprio dardo navigante con una coppia di Alfa Romeo di 4000cc ciascuno collegato ad un elica di superficie o meglio “Step Drive” anch’esse di progettazione Levi. La barca doveva debuttare alla VBV di quell’anno ma proprio durante delle prove il giorno prima della gara subì  danni alla struttura in un “infilata” in un onda e il pilota-proprietario Buriassi  rinunciò a portare avanti il progetto.
Nell’idea di Levi per il “Dart” c’era l’intento di far navigare l’imbarcazione affrontando le onde “bucandole” parte a parte per non perdere l’assetto e di conseguenza l’inclinazione dell’elica e quindi non perdere velocità. Idea interessante ma purtroppo poco praticabile in una competizione offshore in mare aperto.
L’altro progetto invece ebbe poi degli sviluppi che portarono al successo. Levi disegnò un trimarano detto a “triciclo rovesciato”,riprendendo un progetto degli inglesi Campbell e Stevens per Lady Arran una nobile a tutta manetta famosa per pilotare barche quasi sempre fuori dal comune. Il termine “triciclo rovesciato”,senza entrare nel dettaglio, significava che i due scarponi laterali non erano posteriori ma anteriori allo scafo centrale.
Il protipo realizzato in compensato marino costruito dai cantieri Acquaviva di Bellaria su commissione di Giorgio Tognelli,un tipo che amava sperimentare soluzioni che venivano scartate da tutti,montava un BPM da soli 400 hp ed elica di superficie “step drive” e debuttò nel 1973 con lo stesso Tognelli e il giornalista-“offshorista” Antonio Soccol e nonostante gli scarsi risultati dimostrò che lavorandoci su si potevano ottenere prestazioni di rilievo.
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Il prototipo “Arcidiavolo” del 1973,aveva innovazioni per l’offshore,come la carena a tre punti e la prima elica di superficie.
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Nello stesso 1973 Levi intraprese un altra difficile via di sperimentazione con il “Dart-Vega” ,un verio e proprio dardo per bucare le onde. Ma al contrario di “Arcidiavolo” questo progetto fu subito abbandonato.
E le prestazioni arriveranno nel 1976 quando il nuovo “Arcidiavolo” costruito in coppia con lo “Shot” ,due barche di 34′ costruite, la prima da Acquaviva in compensato e la seconda dai cantieri piemontesi Stain in alluminio. Entrambe montavano un Kiekhaefer da 600 hp ex del Team Martini di Bonomi sempre collegati agli “step drive”.
L'”Arcidiavolo” di Tognelli e Soccol fu quello più efficace ottenendo quell’anno, fra l’altro, il record assoluto di velocità per la classe 2 sul miglio lanciato a 67,7 nodi(125,437 km/h) a dimostrazione della validità del progetto quando la potenza e l’affidabilità ci sono.
Fu questa l’ultima presenza di una barca di Levi in una gara offshore. Il geniale progettista preferì continuare a soddisfare le molteplici richieste che gli venivano dal mondo della nautica da diporto rinunciando così alla comunque impegnativa sperimentazione in campo agonistico,ma la validità dei suoi progetti ancor oggi sono testimoniati dal fatto che uno dei progettisti di maggior successo,il giovane Brunello Acampora,di recente ha voluto ricreare in chiave moderna l’ Arcidiavolo per la nautica ad alte prestazioni.MB
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Il secondo “Arcidiavolo” trionfa in classe 2 a Bellaria,nel “Trofeo Nastro Azzurro dell’Adriatico” del 1975. Anche nel 1976 la barca ottenne risultati positivi anche maggiori. Fu l’ultima fatica di Levi per le competizioni offshore.

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