Tartarughe in un mare di plastica

L’Oceano, ma anche il mare Mediterraneo, è ormai un luogo insicuro per le tartarughe. Lo dice una relazione presentata in occasione della International Marine Debris Conference di Honolulu che ha evidenziato come la massiccia presenza di materiali plasici nelle acque oceaniche metta seriamente a repentaglio la sopravvivenza delle testuggini marine.
Per rendere ancora più enfatica la relazione, durante la conferenza è stata riportata la storia di una tartaruga che nel 2009 aveva ingerito una tale quantità di plastica da metterci un mese per riuscire a ripulirsi. Palloncini, siringhe, pezzi vari di plastica morbida e dura, un tappeto, delle palle di catrame, questo quanto defecato dal povero animale durante la sua convalescenza.
Ricordiamo che ad oggi l’80% dei rifiuti che si accumula sul pianeta (terra, mare) è costituito da materiale plastico, un dato questo che ci dovrebbe far riflettere.

Mare Monstrum 2011, il report annuale di Legambiente sullo stato di salute delle coste ci restituisce gli scatti amari dell’Italia peggiore, quella che cementifica selvaggiamente il litorale, sostituendo a spiagge libere e sconfinate paesaggi monotoni, porti turistici, campi da golf, parcheggi, ecomostri, erigendo muri divisori tra i lidi che oscurano la visuale e tolgono il respiro persino alla sabbia, deturpata e oltraggiata dagli scempi di un vero e proprio commercio degli elementi. Ma quali sono i dieci principali nemici che minano l’immagine, la conservazione e l’integrità paesaggistica del mare italiano?

Insidie più o meno nascoste che portano alla luce le responsabilità piuttosto evidenti delle istituzioni, Comuni che spesso incoraggiano l’abusivismo edilizio e lo sfruttamento non sostenibile delle risorse costiere. Una top ten degli scempi che ci restituisce un’immagine mostruosa delle nostre acque e delle nostre spiagge.

 

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