Calamaro colossale – Mesonychoteuthis hamiltoni
Calamaro colossale – Mesonychoteuthis hamiltoni
Articolo n. 2 della serie *Calamari giganti* : Calamaro colossale – Mesonychoteuthis hamiltoni
(Articolo n. 6 nella categoria Polpi–Cefalopodi: cercare altri articoli in “Cerca nel Blog” opp. In ”Naviga in Filmati di Mare opp. sulle barre blu in alto)
In questo articolo troverete subito qualche notizia sui calamari in genere. In singoli articoli sono stati trattati dettagliatamente il calamaro gigante, il calamaro colossale, il il calamaro di Humboldt = Jumbo squid, il kraken – il tentacolo terrore degli abissi, Calamaro vampiro – Vampire squid e L’antenato La tusoteutide (Tusotheuthis longa). Alcuni interessanti filmati sono collocati alla fine di ciascun articolo per avere un complemento a ciò che si è appena letto. *Ser*
Il calamaro è un mollusco cefalopode, con corpo fusiforme e allungato. Il mantello cilindrico (torso), che sormonta il capo, contiene gran parte degli organi interni. All’interno del mantello è anche presente una conchiglia cornea (calamo, piuma o gladio) allungata a forma di lancia. Il corpo presenta due evidenti pinne, unite in modo tale da formare, se viste dal dorso, un rombo. Il capo presenta sui lati due occhi coperti da membrana cornea, al centro dei quali è situato un organo di senso olfattorio, o forse tattile.
Il calamaro possiede in tutto 10 braccia: 8 sono più corte e con due file di ventose sferiche, la circonferenza di queste ventose è circondata da anelli di chitina taglienti e finemente dentellati, i due tentacoli sono più lunghi con estremità a forma di clava e con 4 file di ventose. Ogni braccio e tentacolo è suddiviso in tre regioni – carpo («polso»), mano («mano») e dattilo («dito»). La mano, vicina all’estremità del braccio, è più larga ed ha ventose più larghe disposte su due file mediali. Il dattilo costituisce l’estremità. Le basi di tutte le braccia e dei tentacoli sono poste a circolo intorno al singolo becco, dalla forma di quello del pappagallo.
Nei maschi una delle braccia viene utilizzata come organo per la riproduzione. Le braccia ed i tentacoli costituiscono la maggior parte della lunghezza del calamaro.
Speciali cellule del corpo, dette cromatofori, permettono variazioni di colorazione e sono utilizzati dai calamari per la trasmissione di segnali diversi quali, ad esempio, aggressività, corteggiamento, accoppiamento, ecc. La colorazione di base è variabile, con diverse sfumature dal rosso-chiaro al bruno.
Tra la specie è comune il cannibalismo:
Lotte furbonde si innescano continuamente. Per i calamari giganti sono state fatte riprese davvero avvincenti anche a profondità abissali. Squid è generalmente bravo e veloce ed si muove a raffiche: le poche osservazioni sono state fatte sul live show per il calamaro gigante che è un animale potente.
Calamaro colossale
Mesonychoteuthis hamiltoni
Il calamaro colossale (Mesonychoteuthis hamiltoni), talvolta chiamato il calamaro antartico, è il calamaro più grande del mondo in termini di massa. E’ ritenuto l’invertebrato unico rappresentante del genere Mesonychoteuthis. È noto solo in pochi esemplari, in genere immaturi, e le stime correnti danno per questa specie una lunghezza massima di 12-14 m.
Generalmente, pensando al calamaro gigante viene in mente il “classico” Architeuthis Dux, un animale dalle dimensioni eccezionali che pareva, fino a poco tempo fa, essere il più grande invertebrato esistente. Non è da molto che siamo sicuri della esistenza del calamaro colossale, in termini di tempi storici, ed è uno degli animali che ha fatto nascere miti e leggende sulla sua reale esistenza.
Queste meravigliose creature sono state identificate prima nel 1925, quando due braccia calamari colossali sono stati recuperati dallo stomaco di un capodoglio. Da allora, alcuni esemplari sono stati recuperati e c’è ancora molto poco di conosciuto circa questa specie.
Distribuzione e habitat
Vive in acque profonde e fredde , generalmente fino a 2200 m. (zona batipelagica), la qual cosa rende molto difficile per gli scienziati la raccolta di dati su di loro (I giovani si possono incontrare fino a 1000 m. – zona mesopelagica) che finora hanno dovuto dipendere per lo più di esemplari giovani catturati da pescherecci pelagici da traino. Calamari colossali sono stati trovati nelle acque che circondano l’Antartide, soprattutto a sud del 40 ° S.
In assenza di un numero sufficiente di campioni provenienti da zone diverse (eccetto che per le paralarvae, lo stadio giovane del calamaro, che vivono nella zona antartica), la ripartizione geografica del calamaro deve essere dedotta da fonti indirette. Informazioni circa la distribuzione e gli spostamenti si possono trovare dai resti recuperati dallo stomaco dei suoi predatori, anche se alcuni di essi, come il capodoglio, compiono grandi viaggi negli oceani, mentre gli albatros, un altro predatore del calamaro colossale, possono allontanarsi fino a 1200 km dai nidi.
Anatomia
Contrariamente al calamaro gigante questa specie ha tentacoli dotati di ventose circondate da piccoli uncini taglienti, coperti da una membrana per evitare che il calamaro si ferisca accidentalmente. Il suo corpo è più largo e più lungo ma i tentacoli sono più brevi rispetto all’Architeuthis. Si tratta di un tipico esempio di gigantismo abissale.
Come ogni altro calamaro, è dotato di un robusto becco, il più grande in dotazione alla specie. Il becco è circondato da tessuto muscolare perché possa aprirsi e chiudersi, ed è composto da chitina; la parte inferiore è più grande di quella superiore.
Il calamaro colossale possiede l’occhio più grande mai documentato tra gli animali, tra i 27 e i 40 centimetri di diametro, per poter trovare le prede nel buio abissale e, contrariamente al calamaro gigante, sono posti lateralmente, cosa che gli permette un campo visivo molto ampio ma privo di visione binoculare. (per maggiori info sull’occhio vi rimandiamo all’articolo per suo parente il Calamaro gigante)
Arriva a pesare fino a 450 Kg, e la sua cattura avvenuta al largo della Patagonia, mentre era intento a cacciare merluzzi, ha richiesto oltre due ore.
Per la maggior parte del tempo il calamaro si mantiene in posizione stazionaria con l’aiuto delle pinne laterali e del sifone; quando deve spostarsi muove ondularmente i muscoli e le pinne e, per aiutarsi ulteriormente, espelle dal sifone l’acqua che aveva precedentemente ingurgitato.
Comunicazione e Percezione
Mesonychoteuthis hamiltoni è probabilmente un predatore visivo grazie al suo occhio molto grande che può arrivare fino a circa 30 cm di diametro.(O’Shea e Bolstad, 2000)
- Altre modalità di comunicazione
- feromoni
Calamaro Colossale, che occhi grandi hai
Una nuova ricerca spiega perché gli enormi molluschi hanno occhi grandi come palloni
I calamari giganti e quelli colossali hanno occhi grandi come palloni da basket, ed ora uno studioso della Duke University pensa di aver scoperto perché. “Con ogni probabilità servono a individuare e a sfuggire ai loro predatori, i capodogli”, dice il biologo Sönke Johnsen.
Johnsen ha collaborato con un gruppo di biologi per mettere a punto un modello che riproducesse le condizioni fisiche e biologiche del modo in cui gli enormi molluschi usano l’occhio. Il team ha scoperto che la sua conformazione e le dimensioni consentono al calamaro di individuare il capodoglio in avvicinamento attraverso l’azione di disturbo che provoca nei confronti degli organismi bioluminescenti. Lo studio è pubblicato sulla rivista Current Biology.
Per prima cosa, Johnsen e i suoi colleghi hanno misurato gli occhi dei calamari giganti e colossali attraverso foto o esemplari catturati. Hanno inoltre rilevato dati sulla visibilità in acqua e sulla quantità di luce presente alle profondità in cui vive il calamaro gigante, dai 300 ai 1000 metri circa. In base a queste informazioni, gli studiosi hanno iniziato a calcolare sul modello matematico come avrebbero funzionato gli occhi dell’animale e cosa avrebbero potuto vedere.
I ricercatori hanno scoperto che i grandi occhi del calamaro riescono a catturare più luce rispetto ad altri animali di taglia simile ma con occhi più piccoli. Questa differenza migliora l’abilità del cefalopode nel cogliere piccole differenze di contrasto anche nell’oscurità delle profondità marine. Secondo Johnsen, questa capacità non ha grande importanza per la maggior parte delle creature marine, mentre invece è cruciale per il calamaro gigante perché gli permette di cogliere la bioluminescenza stimolata dal movimento di grandi animali come i capodogli. (per maggiori info sull’occhio vi rimandiamo all’articolo per suo parente il Calamaro gigante)
Luci e suoni
Il team ha notato che i capodogli quando s’immergono e nuotano emettono segnali sonori per individuare il calamaro. I cefalopodi non lo sentono, mentre i movimenti del cetaceo inducono piccoli organismi come quelli del plankton a produrre luce. Grazie alle caratteristiche del suo occhio, il mollusco riesce a cogliere questo debole luccichio a “distanze spaventosamente grandi”, attorno ai 120 metri, dice Johnson.
Il contrasto è minimo perché l’acqua assorbe e disperde la luce che viaggia dal plankton bioluminescente all’occhio del calamaro. Occhi più grandi implicano una capacità maggiore di cogliere una luce anche debole e prevedere l’arrivo del predatore. Il sistema di localizzazione del capodoglio probabilmente riesce a individuare il calamaro prima che questo vede la luce, dice Johnson; il che fa pensare che quegli occhi così grandi non servano necessariamente a non entrare nel raggio del calamaro, quanto piuttosto a programmare una fuga tempestiva.
“È la predazione da parte dei grandi odontoceti che ha innescato l’evoluzione del gigantismo nell’apparato visivo di questi cefalopodi”, conclude Johnsen.
Comportamento alimentare – Biologia
Poco si sa del modo di vita di questo animale. Si crede che si cibi di organismi planctonici e nectonici come chetognati, pesci anche grandi tra cui austromerluzzo (aka branzino cileno) catturati in palangari posti dai pescatori, altri cefalopodi, etc. Il basso tasso metabolico consente al calamaro colossale di poter sopravvivere con solo 30 g di cibo al giorno. Le femmine sembrano raggiungere le dimensioni maggiori. I maschi non posseggono l’ectocotile (tentacolo modificato per la copula) presente in quasi tutti gli altri cefalopodi. Questa specie è predata da vari cetacei e costituisce una delle prede principali del capodoglio nei mari antartici, andando a formare fino al 7% della biomassa consumata
Per la nuova ricerca, il biologo marino Rui Rosa e colleghi hanno osservato la fisiologia e il comportamento di altre specie più piccole che vivono anch’esse in acque fredde.
Riportando le osservazioni raccolte su scala più ampia, i ricercatori sono giunti alla conclusione che il calamaro gigante abbia un tasso metabolico relativamente basso, ovvero che impieghi molto tempo per trasformare in energia i nutrienti contenuti nel cibo.
Questo risultato – associato al fatto che il calamaro colossale è un animale a sangue freddo che vive in un ambiente freddo e privo di luce – implica che questi molluschi si muovano molto lentamente e consumino poco cibo.
Un predatore “pigro”, lo descrivono gli studiosi, che afferra la preda che gli passa sono il naso o che sta fermo in agguato. Secondo le stime dei ricercatori, un tipico pasto del calamaro colossale – un pesce dei ghiacci attorno ai cinque chili – può consentirgli di sopravvivere per 200 giorni.
Il generale, il suo fabbisogno energetico è circa 300 o 600 volte inferiore di quello delle balene, i principali predatori antartici. E poiché il calamaro non caccia in maniera attiva, aggiunge Rosa, è probabile che i suoi grandi occhi siano un adattamento per sfuggire a predatori come squali o capodogli.
Catture e avvistamenti
- 1925 – Viene scoperto all’interno dello stomaco di un capodoglio il primo esemplare della specie di cui restavano solo 2 tentacoli.
- 1981 – Un peschereccio russo nel Mare di Ross, al largo della costa dell’Antartide, catturò un calamaro di grandi dimensioni con una lunghezza totale di 4 metri (13 piedi), che è stato successivamente identificato come una femmina immatura di Mesonychoteuthis hamiltoni.
- 2003 – Un esemplare completo di femmina subadulta è stato trovato vicino alla superficie, con una lunghezza totale di 6 m (20 piedi) e il mantello lungo 2,5 m (8 piedi).
- 2005 – Un esemplare è stato catturato ad una profondità di 1625 m. Anche se non è stato portato a bordo dell’imbarcazione, la lunghezza del mantello è stata stimata di oltre 2,5 metri, mentre i tentacoli misuravano 230 cm. Il peso è stato stimato tra i 150 ei 200 kg.
- 2007 – Il più grande esemplare è stato catturato da una barca da pesca al largo della Nuova Zelanda, vicino all’Antartide. Il corpo è stato inizialmente stimato di 10 m (33 piedi) di lunghezza per un peso di 450 kg. Il calamaro è stato donato per gli studi scientifici. Uno studio sul campione in seguito ha dimostrato che il suo peso reale era 495 kg, ma che la misura era di solo 4,2 metri (14 piedi) di lunghezza totale come risultato del restringimento dei tentacoli post mortem.
Riproduzione
La riproduzione si pensa essere simile ad una specie correlata, Teuthowenia pellucida , ma in realtà non è noto per Mesonychoteuthis hamiltoni in quanto nessun maschio e nessuna femmina maturi sono stati ancora catturati od osservati.
Dopo la dissezione di un adulto maschio maturo, non sembra esserci nessun hectocotylus, che in calamari tipici è l’organo di conservazione dello sperma e il trasferimento e si trova alla fine di uno dei tentacoli del maschio. Invece, si è ipotizzato che M. hamiltoni maschi hanno il pene (Clarke e Prince, 1976 , O’Shea e Bolstad, 2000 )
Poco si sa circa il comportamento riproduttivo di M. hamiltoni perché gli esemplari non sono stati osservati in tempo reale. In generale, i calamari hanno molti rituali precopulatory, maschi e femmine cogliere con i loro tentacoli prima dell’accoppiamento. La fecondazione è probabile interno. ( Brusca e Brusca, 2003 )
Sviluppo
Non si sa molto sullo sviluppo del M. hamiltoni perché organismi adulti non sono mai stati catturati o osservati.
Conservation Status
Non si sa abbastanza sulle popolazioni calamari colossali per determinare il loro stato di conservazione. A causa del suo habitat remoto, questa specie non è considerata pericolosa per l’uomo.
Super calamaro in Antartide
Un calamaro colossale è stato catturato nelle acque antartiche, il primo Mesonychoteuthis hamiltoni recuperato praticamente intatto dalla superficie del mare.
Il dettaglio, foto del becco sopra, di un calamaro colossale catturato accidentalmente al largo della Nuova Zelanda nel 2007. Assieme a suo “cugino”, il calamaro gigante, questo misterioso invertebrato degli abissi è all’origine di antichissime leggende marinare, come quella del kraken , un mostro che con i tentacoli avviluppava intere navi.
In the handout photo provided by the New Zealand Ministry of Fisheries, the world’s first intact adult male colossal squid (Mesonychoteuthis hamiltoni) is brought on board the New Zealand fishing long-line boat ‘San Aspiring’ February 22, 2007 in the Ross Sea near Antarctica.
Nella foto fornita dal Ministero della Pesca della Nuova Zelanda, il primo calamaro maschio adulto colossale (Mesonychoteuthis hamiltoni) al mondo intatto è issato a bordo del ‘San Aspirando’ il 22 Febbraio 2007 nel Mare di Ross vicino Antartide.
La leggenda del calamaro colossale
di James Owen
In realtà, proprio lo studio dell’esemplare catturato ha dimostrato che il calamaro colossale è tutt’altro che un predatore aggressivo: “Un essere molliccio e gelatinoso” che se ne sta quasi sempre sul fondo marino e consuma pochissima energia.
Provvisto di un becco possente, ventose impressionanti e tentacoli dotati di artigli affilati come lame, il calamaro colossale (nella foto), spesso confuso con il calamaro gigante (suo lontano parente, più piccolo e meno pesante) ha ispirato miti e leggende su terrificanti mostri marini, fra cui quello del terrificante kraken
Ma la temibile reputazione dell’enorme mollusco è destinata a essere smentita grazie a una nuova ricerca che lo descrive non come uno spaventoso predatore, bensì una creatura molliccia e gelatinosa che si lascia trascinare dalla corrente.
Il primo studio condotto sul metabolismo dell’enorme animale indica infatti che la domanda di energia del suo organismo suggerisce uno “stile di vita” molto lento, quasi del tutto inattivo. Una scoperta che coincide con le prime ipotesi avanzate dai ricercatori che analizzarono un esemplare catturato nel 2008.
«Sapevamo già che era un animale molle e gelatinoso», afferma il biologo marino Rui Rosa dell’Università di Lisbona in Portogallo, che ha diretto la ricerca. I nuovi dati indicano «un animale che ha un ritmo vitale molto lento».
I risultati della ricerca sul calamaro colossale sono stati pubblicati sul Journal of the Marine Biological Association in Gran Bretagna.
Lo straordinario calamaro gigante che è stato trovato lavato sulle spiagge della Nuova Zelanda nel 1888. I suoi tentacoli misuravano 12 metri di lunghezza.
Aprile 2003 – Una femmina, cresciuta due terzi, catturata nelle acque antartiche nel mare Ross a una profondità di 2100ft. Pesava 330 £ (pounds) ed era lunga 16 piedi.
Esemplari esposti al pubblico
Un individuo è esposto nel museo della Nuova Zelanda Te Papa Tongarewa dal 13 dicembre 2008. Il sito web ufficiale del museo con immagini e materiale sul calamaro colossale è disponibile.
I video
Ed infine il Film – Molto bello ed interessante
“Articolo a scopo didattico-istruttivo, divulgativo, informativo e ricreativo“
quanto è grande non ci credo:o